Ben 200mila posizioni di lavoro stagionale e 150mila a tempo indeterminato sparite: è questo il conto che la pandemia ha presentato al sistema alberghiero italiano.

A dirlo è stato Bernabò Bocca (nella foto)durante l’assemblea plenaria di Federalberghi che sabato scorso gli ha rinnovato la fiducia alla testa dell’associazione che rappresenta 27mila albergatori. “Quando cesserà il blocco licenziamenti questa emorragia diventerà uno tsunami che rischia di distruggere persone e imprese”, ha commentato Bocca. Che, durante la sua relazione, si è più volte rivolto direttamente al ministro del Turismo Massimo Garavaglia, presente all’assise,  snocciolando i numeri di una vera e propria “devastazione” del comparto.
Secondo i dati ufficiali (ma ancora provvisori) sono state 233 milioni le presenze perse, con una media nazionale del 53% e punte dell’80% in alcune destinazioni. Risultato: una perdita di fatturato del 55% a livello di sistema. E il 2021 è iniziato persino con un peggioramento: “Nei primi 4 mesi le presenze sono diminuite dell’85% rispetto al 2019, con un calo di italiani del 75% e del 96% di stranieri. La stagione invernale è saltata del tutto e quella primaverile non è ancora partita, ma se non ci sarà un cambio di prospettiva in tempi brevi e i risultati per il 2021 non saranno migliori”.

Le richieste al Governo

Detto questo, Federalberghi riconosce anche gli sforzi profusi dal Governo negli ultimi mesi. E tuttavia, Bocca ha ribadito che quanto fatto non basta, e alcuni interventi vanno prorogati o potenziati: “La crisi è talmente pesante che le misure sono a dir poco irrisorie: chi ha perso tutto ha ottenuto il 5% e la media di copertura è del 2%, ma addirittura inferiore per le imprese più grandi, per cui è previsto un tetto massimo o la totale esclusione per i gruppi oltre i 10 milioni. Questo stride con quanto previsto per altri comparti, che hanno beneficiato di misure più vantaggiose”, ha sottolineato Bocca. Federalberghi chiede dunque al Governo di sostenere le aziende, in primis garantendo i prestiti a lungo termine e con una moratoria sui crediti. Bene l’anticipazione del green pass voluta dall’esecutivo. Su tutto, occorre avere un quadro di riferimento finalmente chiaro e non più ondivago con decisioni e provvedimenti disattesi o rinviati dall’oggi al domani: “Confidiamo che nel 2022 o più probabilmente nel 2023 si possa tornare sui livelli del 2019 ma gli alberghi hanno bisogno di programmazione e dobbiamo sapere le regole di ingaggio perché la concorrenza internazionale sarà ancora più serrata”, ha ripreso il neo confermato presidente. “Mai come ora bisogna lanciare il cuore oltre l’ostacolo con l’auspicio che il movimento turistico in e verso l’Italia sia facilitato dal nostro Governo, con tempistiche e modalità adeguate, sempre tenendo alta la guardia sulle necessarie ed indispensabili cautele contro la diffusione del contagio. In questo scenario, la stagione estiva in arrivo dovrebbe essere il carburante per far ripartire le nostre aziende in sicurezza. Il Paese è pronto per una rinascita che, a nostro avviso, partirà proprio dal turismo se saremo messi nelle condizioni di garantire produttività e occupazione. Il green pass rappresenta senz’altro una giusta leva per far ripartire l’Italia”.

La risposta del ministro

Rispondendo con disponibilità alle sollecitazioni emerse nel corso dell’assemblea, il ministro Garavaglia ha intanto assicurato la massima attenzione del Governo per un comparto fondamentale per l’economia nazionale: nel 2019 valeva infatti il 13% del Pil. Recovery plan, provvedimenti di alleggerimento per il settore dell’ospitalità e incentivo agli investimenti: questi gli impeggni dell’esecutivo a favore delle aziende che operano nel mondo dell’ospitalità. BARTU'