martedì 11 aprile 2023

Certosa Food District, il nuovo quartiere della ristorazione

 

Certosa Food District, come sarà il nuovo quartiere della ristorazione milanese

Saranno circa 20 i ristoranti, caffè e gli spazi per il dopocena che animeranno il progetto di riqualificazione del quartiere Certosa, a nord-ovest di Milano, preso in carico da RealStep Sicaf.
Un distretto dedicato al food e alla ristorazione dinamica, indipendente e di ricerca svelato dal direttore Vincenzo Giannico

di Guido Gabaldi

Milano è la città che non dorme mai, ma questo lo si può dire di tanti luoghi; è la capitale finanziaria, della moda e del mobile, ma questo fraseggiare oscilla anch’esso fra il banale e lo scontato; di più e meglio, Milano appare come la città che cambia pelle. I contesti architettonici trasformati e sbocciati a nuovo negli ultimi anni sono tanti, da Citylife a Porta Nuova, da Palazzo Lombardia al Mind- Milano Innovation District, solo per citare gli arcinoti.  E poi c’è un altro distretto in fase di lancio, che potrebbe far parlare di sé perché insiste su un’area periferica finora piuttosto anonima, ibrida; si presenta come un dedalo di siti industriali abbandonati, caseggiati popolari, case di ringhiera e grandi arterie di traffico urbano; è compresa fra il Cimitero Maggiore, viale Certosa, il Monte Stella e il Parco Verga. Una terra di nessuno, insomma, in cerca di una sua identità. Stiamo parlando del progetto Certosa district, che prevede pure la nascita di un hub della ristorazione nell’ambito della più ampia riqualificazione dell’intero quartiere.

Certosa Food District, l'area che ospiterà Lafa, Crosta e Loste Certosa Food District come sarà il nuovo quartiere della ristorazione milanese

Certosa Food District, l'area che ospiterà Lafa, Crosta e Loste

Grande progetto di rigenerazione urbana

In questa zona RealStep Sicaf (società di investimento a capitale fisso) ha iniziato a investire già da qualche anno, realizzando La Forgiatura a partire da un’area industriale in disuso, oggi campus integrato di 30mila mq rigenerato e locato a multinazionali come Medtronic, Zeiss, VF, UCB Pharma, Sandvik, Schuco, Schaeffler, DesignTech ed Expression Parfumées, che qui hanno trasferito la loro sede italiana. La rigenerazione urbana prevede, in coerenza con gli obiettivi stabiliti dal piano regolatore di Milano, la ristrutturazione di diversi siti industriali, tra cui le due ex proprietà di Sandvik e l’ex quartier generale di Koelliker, per un totale che supera i 40mila mq di stabilimenti industriali dismessi. Il progetto include anche un intervento che interesserà il Pennellificio, edificio di 3mila mq in via Varesina da convertirsi in sede di uffici, negozi e ristoranti, pur mantenendo il retaggio storico del fabbricato. È prevista inoltre la creazione di un’area verde di circa 10mila mq. Iat

Vincenzo Giannico, direttore Generale di RealStep e responsabile del progetto food Certosa Food District come sarà il nuovo quartiere della ristorazione milanese

Vincenzo Giannico, direttore Generale di RealStep e responsabile del progetto food

Cosa succederà in campo food?

Sul nuovo Certosa district ed in particolare sulle nuove proposte in tema di cibo e ristorazione chiediamo qualche dritta a Vincenzo Giannico, direttore Generale di RealStep e responsabile del progetto food.

Giannico, vogliamo parlare del “prima”? Come si caratterizza il tessuto urbano sul quale state costruendo, ormai da qualche anno?
La riqualificazione è cominciata circa dodici anni fa, quando abbiamo iniziato con La Forgiatura. Abbiamo trovato fabbriche abbandonate, abitazioni di ringhiera, cioè siti storici della metropoli, lo scalo ferroviario di Certosa, la via Varesina che va verso Saronno, fino ad arrivare alla grande arteria urbana di viale Certosa. L’area interessata si estende per circa 100mila mq, parte dei lavori eseguiti è stata già consegnata, si prevede di terminare entro il 2026.


Ed ora il “dopo”: come cambia questa parte periferica della città?
Va spiegato che RealStep è specializzata in acquisti di edifici e terreni abbandonati, spesso anche inquinati, che vengono bonificati e trasformati cercando di mantenere l’impronta originaria: non si rade al suolo ma si cerca di conservare, laddove è possibile. Così otteniamo un mix di nuove edificazioni e vecchie strutture rimesse a nuovo, con particolare attenzione all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, alla sostenibilità ambientale e al risparmio energetico. La pianificazione comprende porzioni estese di suolo, da destinarsi a verde pubblico e spazi pedonali. Parco urbano, in altri termini, sia in senso classico sia diffuso, cioè a macchia di leopardo rispetto alla disposizione delle costruzioni: in molti casi ce ne assumeremo anche la manutenzione, in modo da non gravare sui bilanci del Comune. Per riassumere, le destinazioni sono cinque: uffici/laboratori (75% della metratura totale), edifici residenziali, verde urbano e spazi ibridi, vale a dire luoghi aperti al pubblico attrezzati per ospitare esibizioni, mostre, sfilate, piccoli eventi. E poi ci sarà il food district, ovviamente.


Il food district, appunto. Qualche anticipazione?
Anche in questo caso non concentreremo tutte le botteghe e i ristoranti in un posto solo ma faremo più punti di aggregazione. I primi tre apriranno prima dell’estate in via Varesina 204: Crosta, il premiato forno e pizzeria di Simone Lombardi e Giovanni Mineo, Loste Café, bakery nata dall’esperienza di Lorenzo Cioli e Stefano Ferraro, formatisi al Noma di Copenaghen e Lafa, nuovo concetto di cucina araba e medio orientale di Hippolyte Vautrin, già titolare dei rinomati Røst e Kanpai in via Melzo. A livello progettuale, il denominatore comune di tutta l’offerta è il concetto di ristorazione contemporanea, che vuol dire rispetto della stagionalità, sostenibilità, attenzione all’ambiente, qualità del prodotto, innovazione. Non abbiamo niente contro le grandi catene di fast food, ma è chiaro che la nostra idea di offerta gastronomica, in questo particolare contesto urbano, è diversa.


Nuovo concetto di food court

Un nuovo concetto di food court, insomma, non concentrata come accade nei centri commerciali, ma diffusa nell’ambito di questo nuovo distretto urbano, che, come abbiamo visto, è qualcosa di più del solito centro direzionale. A lavori terminati vedremo fianco a fianco uffici con parco, laboratori, case nel verde, aree pedonali, spazi ricreativi, ristoranti e botteghe: un allegro miscuglio, un punto d’incontro tra esigenze lavorative, ricreative e abitative, per una metropoli che continua a cambiar pelle. E a progredire, magari, si può dire con un po’ di ottimismo.

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