venerdì 21 aprile 2023

Prosit con i vini Piwi tricolori

 Prosit 

con i vini 

Piwi tricolori



Il prof. Marco Stefanini responsabile Unità
Genetica della Fondazione Edmund Mach
A Vinitaly per promuovere i vitigni resistenti alle malattie fungine è stato presentato  il Gruppo di Lavoro "Piwi Italia". Il ruolo della Fondazione Edmund Mach

Abbiamo parlato più volte del fenomeno Piwi, acronimo della parola tedesca "PilzWiderstandsfähige", parola che indica una numerosa famiglia di vitigni resistenti alle malattie fungine e crittogamiche. Si tratta di coltivazioni che sono state oggetto di studio, ricerca, incroci e selezioni clonali dapprima nei paesi di area tedesca (Austria, Germania e Svizzera) e da qualche tempo anche in Italia (la Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige è uno degli istituti all'avanguardia).

Per promuovere questi vini Piwi ottenuti da vitigni resistenti alle malattie fungine recentemente è stato creato il Gruppo di Lavoro "Piwi Italia", peraltro presente da anni sul territorio nazionale nel contesto più ampio dell'Associazione "Piwi International", un marchio quest’ultimo registrato nel 2015.

In Italia sono 165 le aziende 

che si dedicano a queste produzioni

La nascita di questo Gruppo di Lavoro è stata annunciata nei giorni scorsi a Verona in occasione del 55° Vinitaly per dare un riferimento territoriale alle 165 Aziende italiane che oggi si dedicano a queste produzioni, per agevolarne lo sviluppo e la conoscenza.Un lavoro che fino ad oggi ha prodotto 290 referenze ottenute dalle 36 varietà Piwi selezionate e divise esattamente tra uve bianche (18)  e uve rosse (18), numeri che giustificano la ragione di un impegno focalizzato sulla realtà nazionale.

Dal Trentino Alto Adige all'Abruzzo, 

dal Veneto alle Marche, dal Friuli all'Emilia 

La diffusione sul territorio è già abbastanza ampia, ma è destinata a crescere ancora. A tutt'oggi la realtà del comparto Piwi Italia è presente nelle province autonome di Trento e Bolzano, in Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte e Veneto. Ogni territorio avrà due rappresentanti nel comitato di coordinamento dei lavori.

Gli obiettivi principali saranno quelli di valorizzare i prodotti di questa viticoltura promuovendone i valori e la diffusione sia tra i produttori che tra i consumatori, veicolando tutte le informazioni scientifiche e ogni aspetto anche pratico ed economico legato al mondo di queste varietà resistenti alle principali malattie fungine, per allargare gli orizzonti della viticoltura Piwi anche verso le altre regioni e in chiave di viticoltura sostenibile.

Il prof.Scienza, docente di Viticoltura Università di Milano.
Tra le attività del gruppo anche l’affiancamento e supporto tecnico scientifico dedicato a tutti i viticoltori che sceglieranno di cimentarsi con questi vitigni. Sono già migliaia gli ettari dedicati alla viticoltura Piwi, mentre un numero certo è quello che riguarda gli innesti di queste varietà. Nel 2022 sono stati quasi 4 milioni. 

L'Associazione Piwi International 

è presente in Europa dal 1999

Il gruppo Piwi Italia sposa appieno le finalità della casa madre Piwi International, organizzazione internazionale attiva dal 1999. Tra gli obiettivi c’è lo scambio di conoscenze scientifiche e pratiche nel settore dei vitigni resistenti ai funghi a livello nazionale e internazionale e dare suggerimenti. Non manca l’attività di supporto e incoraggiamento a tutti quei professionisti che scelgono di lavorare con queste varietà. Tutto ciò viene concretizzato attraverso una una rete d’informazione, conferenze o gruppi di lavoro regionali rivolti principalmente alla pratica della viticoltura, enologia con consulenza e ricerca. 

Numerosi vitigni resistenti ai funghi sono stati selezionati e iscritti nei Registri Nazionali e diversi solo su base sperimentale. Vi è una grande necessità da parte degli enologi di ottenere informazioni complete su questi vitigni. Ciò include descrizioni dettagliate delle loro proprietà, istruzioni per una vinificazione ottimale, degustazioni, discussione di domande di marketing e informazioni per i consumatori.

L’impegno di San Michele (FEM) 

per la sviluppare varietà resistenti

La Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige da sempre ha a cuore la ricerca dell’innovazione come strumento da fornire agli agricoltori per affrontare nuove sfide. Oggi la sfida più grande che l’agricoltura deve affrontare è la necessità di rendere sostenibile le coltivazioni da un punto di vista economico, sociale ed ambientale. A tale sfida la FEM sta rispondendo con diversi strumenti, uno dei quali è il miglioramento genetico delle principali coltivazioni presenti nel Trentino: vite, melo e piccoli frutti. 

Il Trentino investe su Solaris, Johanniter, 

Bronner, Souvignier Gris, Sevar

L'attività di ricerca di ricerca e sperimentazione sulle varietà di vite tolleranti della Fondazione Edmund Mach ha portato ad iscrivere del Registro nazionale delle varietà di vite quattro nuove selezioni provenienti dall’attività di miglioramento genetico, grazie alla collaborazione con il  Consorzio Vivaisti Viticoli Trentini: Termantis, Nermantis, Charvir e Valnosia. Queste varietà sono risultate ottimali per la coltivazione in Trentino accanto a Solaris, Souvignier Gris, Bronner, Muscaris, Palma, Johanniter, Pinot Regina, Sevar.

Il secondo da sinistra a destra è il prof. Marco Stefanini, terzo il prof. Attilio Scienza.

Il lavoro di ricerca della Fondazione Edmund Mach è coordinato dal prof. Marco Stefanini, responsabile dell'Unità Genetica e Miglioramento genetico della vite di San Miche le all'Adige. In alto i calici. Prosit. 

GIUSEPPE CASAGRANDE

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