LATERZA (ANARB): LA SFIDA È PRODURRE 
LATTE E FORMAGGI DI QUALITÀ
L’ASSOCIAZIONE HA LA MAPPA GENETICA 
DEI TORI A LIVELLO MONDIALE
Fieragricola, rassegna internazionale dedicata all’agricoltura in programma a Verona da mercoledì 3 a sabato 6 febbraio 2016 (www.fieragricola.it)
 lo ha intervistato, incassando immediatamente il riconoscimento del 
proprio ruolo di leadership da parte del numero uno degli allevatori di 
razza Bruna. «Fieragricola è 
per noi la manifestazione di riferimento, lo è stata negli ultimi 40 
anni e oltre ed è sentita dagli allevatori di Bruna in modo incredibile – afferma Laterza –. Stiamo
 già lavorando per un ulteriore rilancio della manifestazione, in 
collaborazione con Veronafiere. Quella in programma il prossimo febbraio
 sarà di un’edizione rinnovata, con una spinta verso la valorizzazione 
della genetica italiana, ma anche con iniziative internazionali di 
grande respiro. Insomma, sin d’ora una manifestazione da segnare sul 
calendario e alla quale nessun brunista o in generale appassionato di 
vacche da latte può mancare».
Presidente Pietro Laterza, quali saranno le priorità del suo quarto mandato?
«Sarà
 un mandato impegnativo. Ci troviamo di fronte la necessità di 
ristrutturare la struttura, di valorizzare alcune iniziative di stampo 
economico e di seguire con attenzione il processo di riposizionamento 
dell’intero sistema allevatori nei confronti della pubblica 
amministrazione. Insomma i problemi non mancano ma, ne sono sicuro, 
anche le opportunità andranno colte».
A cosa si riferisce, in particolare?
«La
 valorizzazione del modello di produzione zootecnica che Anarb propone 
da anni, basato sulla qualità delle produzioni, sulla longevità degli 
animali e sull'integrazione con la filiera produttiva, è un modello che 
oggi è molto più attuale anche per l’impostazione politica comunitaria 
che spinge in tale direzione. Ma a parte le dichiarazioni di intenti, il
 mandato che gli allevatori di Bruna sentono con particolare impegno è 
quello di valorizzare in pratica le differenze, di uscire dalla logica 
delle quantità produttive ad ogni costo di riportare il latte ed i suoi 
derivati ad un ruolo più nobile».
Quali
 sono le emergenze del comparto e come è possibile risolverle? Cosa 
possono fare gli allevatori, la filiera, le istituzioni?
«Il
 prezzo del latte è insoddisfacente e questa non è una novità. È 
necessario uno sforzo congiunto di tutta la filiera produttiva, 
superando le divisioni tra allevatori, industriali, trasformatori. Se 
uno solo degli anelli della catena viene meno, l’intera filiera rischia 
di chiudere».
Cosa possono fare gli allevatori?
 «Il
 ruolo degli allevatori certo non può essere quello di produttori di 
materia prima di basso livello che faccia concorrenza sul prezzo alla 
materia prima internazionale. Produrre in Italia ha costi superiori 
rispetto ad altre aree d’Europa o del mondo. Se vogliamo latte italiano 
di qualità per prodotti alimentari di livello superiore, allora gli 
allevatori non possono essere lasciati soli ad affrontare la volatilità 
del mercato».
«Il
 ruolo degli allevatori certo non può essere quello di produttori di 
materia prima di basso livello che faccia concorrenza sul prezzo alla 
materia prima internazionale. Produrre in Italia ha costi superiori 
rispetto ad altre aree d’Europa o del mondo. Se vogliamo latte italiano 
di qualità per prodotti alimentari di livello superiore, allora gli 
allevatori non possono essere lasciati soli ad affrontare la volatilità 
del mercato».
Quanto si sta diffondendo la genomica e quali potranno essere gli sviluppi a medio termine?
«La
 genomica ormai è permeata profondamente nell’intero processo selettivo 
della razza. Ha permesso di accelerare il progresso genetico, ha di 
fatto azzerato i rischi per gli allevatori che usano tori giovani, ha 
permesso di rendere più efficiente l’intero processo selettivo. Oggi è 
uno strumento di routine, senza il quale sarebbe impensabile lavorare».
È vero che avete un archivio mondiale con tutti i tori di razza Bruna?
«Sì.
 Sul lato maschile il gioco è fatto. Abbiamo testato tutti i tori della 
storia della razza, abbiamo accorpato tutti i genotipi di tutto il mondo
 in un unico archivio condiviso, abbiamo a disposizione strumenti di 
valutazione genomica all’avanguardia. Adesso la sfida è sulle femmine. 
Gli allevatori che testano di routine tutte le vitelle nate in azienda 
stanno aumentando. Presto, ne sono convinto, complice anche una 
prevedibile riduzione dei costi nel medio termine, testare le femmine 
sarà routine».
Con quali opportunità?
«Sarà
 possibile creare servizi innovativi ancora oggi impensabili, che 
andranno nella direzione di ridurre i costi di produzione in azienda e 
di avere animali sempre più adatti alle specifiche condizioni produttive
 di ogni azienda».
 
 
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