giovedì 1 settembre 2022

Siccità e maltempo, in Emilia Romagna gravi danni alla produzione di pere

 

Siccità e maltempo, 

in Emilia Romagna 

gravi danni 


alla produzione di pere

26 agosto 2022 | 16:58

Siccitàcaldo torrido e bombe d'acqua infliggono un altro duro colpo al comparto pere, in Emilia-Romagna, dove tra le province di Ferrara, Modena, Bologna e Ravenna si concentra oltre il 70% della produzione italiana: i frutti raccolti sono più piccoli del passato, cotti dal sole o comunque non commerciabili a causa di spaccature e altre anomalie.

Confagricoltura Emilia-Romagna, attraverso un'indagine ha stimato un calo della produzione pari al 10% rispetto al 2020 (mentre nel 2021, il raccolto generale era stato fortemente compromesso dalle gelate).

Soprattutto cadono a picco i ricavi delle aziende produttrici, con una flessione pari al 30% e anche oltre per alcune varietà medio tardive - tra cui Williams che è molto diffusa - visto l'andamento commerciale che va via via peggiorando.

Dall'indagine di Confagricoltura Emilia-Romagna, che ha chiesto con altre organizzazioni un tavolo alla Regione, si denota  che il 55% delle pere Carmen consegnate è di piccolo calibro, +55/65 (nel 2020 era il 44%), come pure il 50% delle pere Santa Maria (nel 2020 era il 31%). Lo "scartato" - quella parte di prodotto non adatta alla vendita diretta perché non perfetta, quindi destinata all'industria di trasformazione - è notevolmente superiore ai quantitativi delle annate precedenti, tale da raggiungere il 25% del totale conferito (nel 2020 era solo il 15%).

«Il costo del gasolio agricolo è raddoppiato; il costo della risorsa idrica e dell'irrigazione è cresciuto di sei volte tanto», spiega Confagricoltura con il presidente dei frutticoltori dell'Emilia-Romagna, Marco Piccinini. Non solo, si allarga la forbice tra i prezzi al campo e quelli sui banchi del supermercato.

«Oggi il consumatore compra a prezzi dieci volte superiori rispetto a quanto riconosciuto all'agricoltore. Negli altri settori il produttore stabilisce il prezzo di vendita, ma in agricoltura no: commercianti e Gdo dettano le leggi del mercato e fissano il prezzo da pagare al coltivatore. È una legge del 'taglione' ma nessuno ne parla, neanche alla vigilia delle elezioni politiche».

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