sabato 11 marzo 2023

Balneari, il Consiglio di Stato: «La proroga non va applicata»

 

Balneari, il Consiglio 

di Stato: «La proroga non va applicata»

Niente rinnovo automatico delle concessioni demaniali marittime. Il Consiglio di Stato boccia il governo Meloni sui balneari: non si possono prevedere proroghe le concessioni scadono il 31 dicembre di quest’anno e vanno messe a gara. «Ci sono tutti gli elementi per consentire alle Amministrazioni di bandire gare per il rilascio delle concessioni demaniali»



Le norme che hanno disposto la proroga automatica delle concessioni balneari "sono in contrasto" con l'articolo 12 della direttiva europea e, dunque, "non devono essere applicate". Lo ribadisce il Consiglio di Stato nella sentenza in cui accoglie il ricorso contro la decisione del comune di Manduria di prorogare fino al 2033 le concessioni demaniali marittime.

Per il Consiglio di Stato «Ci sono tutti gli elementi necessari per consentire alle Amministrazioni di bandire gare per il rilascio delle concessioni demaniali», si sottolinea in un altro passaggio. Il nodo della proroga delle concessioni balneari resta sul tavolo del governo. Il Consiglio di Stato già con la sentenza 18/2021 si era pronunciato contro la validità delle concessioni balneari. Ma la decisione della maggioranza e del governo di andare dritti sulla proroga delle concessioni balneari — mentre in un primo momento si era pensato solo a prorogare la legge delega — ha comportato l’irrigidimento di Bruxelles e soprattutto la contrarietà del Quirinale con il presidente Mattarella che ha elencato gravi rilievi, sufficienti a negare la promulgazione del decreto e a rinviare il testo al Parlamento: «Servono a breve correzioni di Parlamento e governo», il richiamo del Colle. Al momento il tavolo interministeriale, annunciato nei giorni scorsi, non è stato convocato. L’esecutivo sta valutando il da farsi e ragionando su come intervenire.

Il governo tenta di inserire le concessioni nel dl sulle direttive Ue

Una delle opzioni sul tavolo del governo sarebbe quella di inserire il capitolo delle concessioni balneari all’interno della legge di delegazione europea, il cui contenuto è limitato alle disposizioni di delega necessarie per il recepimento delle direttive comunitarie. Un altro strumento potrebbe essere quello di un decreto infrazioni che arriverà in Consiglio dei ministri a metà marzo. Meno probabile che si arrivi ad un decreto ad hoc. Per ora resta la proroga a luglio della delega al governo per realizzare la mappatura delle concessioni esistenti ma l’esecutivo punta ad agire in tempi brevi. La spinta delle forze politiche che hanno inserito nel Milleproroghe l’emendamento sulla proroga delle concessioni è quella però di avviare al più presto la mappatura e solo dopo intervenire sulla materia.

I commenti

Il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio (Lega), riguardo alla notizia della nuova sentenza del Consiglio di Stato sulle concessioni balneari - riporta Ansa - commenta: «La sentenza del Consiglio di Stato non ci sorprende. I giudici già nel 2021 avevano preannunciato che qualsiasi proroga successiva alle concessioni balneari sarebbe stata considerata da loro priva di efficacia. Noi però rivendichiamo la norma introdotta con la conversione in legge del 'Milleproroghe' e il diritto del Parlamento a legiferare. A maggior ragione dopo questo pronunciamento, invitiamo il governo ad accelerare sulla mappatura delle coste».

Balneari, questione ancora irrisolta
 

Non si gioca con le direttive europee

Sul tema, interviene anche Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra: «La decisione del Consiglio di Stato ammonisce il governo italiano ricordando che non si gioca con le direttive europee e la Costituzione. Le direttive europee non possono essere disattese e non applicate e le proroghe non possono essere autorizzate dalle singole amministrazioni locali. Questa è una dura sconfitta del governo Meloni che si è battuto in difesa dei privilegi di chi paga allo Stato, come ad esempio nel caso del Twiga, solo 20mila euro a fronte di un fatturato che si aggira intorno ai 4 milioni di euro l'anno

Il deputato prosegue: «Ricordiamo - prosegue - che lo Stato incassa soltanto 107 milioni di euro anno dalle concessioni balneari, mentre il fatturato complessivo è di 7 miliardi di euro, con un tasso di evasione altissimo. Nel corso degli anni troppe spiagge italiane sono state trasformate da 'lungomari' in 'lungomuri', che chiudono la possibilità di poter vedere il mare, per causa della privatizzazione e cementificazione: tra tutti uno dei casi più emblematici è quello di Ostia. È dal 2010 che la Destra tenta di disapplicare la direttiva Bolkestein, ma con la decisione di oggi è una vittoria per un'Italia che non deve essere fondata sui soliti privilegiati».Iat

Nessun commento:

Posta un commento