lunedì 20 settembre 2021

Nuova ipotesi sull’origine del Covid: salto da più specie animali all’uomo

 

Nuova ipotesi 

sull’origine del Covid: 

salto da più specie 

animali all’uomo


Qual è l’origine del Sars-Cov-2 (il coronavirus che causa il Covid-19) è una delle domande sulla quale si sta discutendo di più dall’inizio della pandemia. 

Tra ipotesi (respinte da Usa e Cina) che possa essere sfuggito a un laboratorio cinese e origini animali, il dibattito è acceso da più di un anno e mezzo. Ora sul tavolo ce ne sarebbe una nuova, come riporta la rivista scientifica Nature, sulla base di uno studio appena pubblicato su Virology.com: il virus, potrebbe essere passato per due volte dagli animali all'uomo e tutto sarebbe accaduto in diversi mercati di Whuan.

Ma, soprattutto, questa tesi starebbe ad escludere definitivamente l'ipotesi del virus creato o comunque sfuggito da un laboratorio cinese. Lo studio deve ancora essere sottoposto a revisione ma tutto sembra portare in questa direzione.


La ricerca si basa sulle prime sequenze virali, prelevate da persone infette alla fine del 2019 e all'inizio del 2020, divise in due linee A e B che presentano differenze genetiche chiave: la linea virale A, diffusa in Cina, include campioni di persone collegate ad altri mercati a Wuhan mentre la linea B, diventato il lignaggio dominante a livello mondiale, include campioni prelevati da persone che hanno visitato il mercato del pesce di Huanan a Wuhan, che vendeva anche animali selvatici.


Insomma, una nuova linea su cui viaggiare alla scoperta del COVID-19. La ricerca, però, non si fermerà qui. A luglio l’Oms ha annunciato la creazione di un comitato per indagini future. Questo gruppo, in corso di formazione, si chiamerà Sago (Scientific advisory group for the origins of novel pathogens) e valuterà più approfonditamente il possibile ruolo dei laboratori nell’origine del virus.


L’istituzione di questo team è una buona notizia, anche se il nuovo processo di studio, specificano gli autori su Nature, rischia di aggiungere mesi di attesa che non favoriscono il raggiungimento dell’obiettivo. Sempre in luglio, inoltre, la Cina ha rifiutato di collaborare con l’Oms per una seconda fase d’indagine. E quindi, studi a parte, tutto è ancora aperto, in alto mare. IAT

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