lunedì 29 maggio 2023

Evviva Roglic, evviva la Slovenia

 Evviva Roglic, 

evviva la Slovenia  


Amarcord personale del nostro Giuseppe Casagrande dopo l'impresa del campione sloveno al Monte Lussari. Il santuario, le trattorie, la simpaticissima serata con Demetrio Volcic

Non me ne vogliano i fans del ciclista britannico Thomas se - lo confesso - ieri ho fatto il tifo per Roglic. E più avanti spiegherò il motivo. Ho tifato per lui ed ho anche tremato quando nel punto più impervio della cronoscalata al Monte Lussari la ruota anteriore dello sloveno è finita in una buca ed è saltata la catena. Quei preziosi secondo potevano costargli il Giro, che ha meritato di vincere. 
Ed ora spiego il perché della mia simpatia per lo sloveno. Ricordando i miei trascorsi sportivi di inizio carriera (50 anni fa, giovane cronista, avevo seguito alcuni Giri d'Italia come inviato del quotidiano "L'Adige") ero portato ad esaltare le imprese definite impossibili. E quella di ieri era un'impresa impossibile o quasi. Roglic ha sovvertito i pronostici della vigilia: ecco perché merita il plauso mio e degli amici sloveni che sono accorsi a migliaia sul Sacro Monte. Simpatia per un Paese di soli 2 milioni di abitanti che vanta fior di campioni mondiali e olimpionici: dal ciclismo (Pogacar, Roglic e altri emergenti) allo sci (maschile e femminile) al basket, al volley, calcio e alla pallamano.

Amarcord personali: dal Santuario 
alla serata con Demetrio Volcic

Ho ricordi bellissimi del Monte Lussari e dell'antico Santuario (fu fondato nel 1.360) meta di pellegrinaggio fin dal Medioevo. L'ho visitato più volte, soprattutto quando ero diretto in Carinzia, a Villach in particolare, o in Slovenia, a Kranyska Gora o al lago di Bled.
Ricordi anche personali: in quel santuario molti anni fa si è sposata mia sorella (il papà del marito era originario di Valbruna-Malborghetto). Ed ero presente nel 1986, inviato dal giornale, all'inaugurazione dell'autostrada Udine-Tarvisio con Craxi premier. Ho poi partecipato a molte manifestazioni ed eventi legati al turismo, all'enogastronomia, agli incontri per l'assegnazione delle Olimpiadi invernali che avrebbero coinvolto le tre Nazioni confinanti (Italia, Austria, Slovenia), progetto poi bocciato dal Cio.

Una gastronomia di confine: 
friulano carnica, carinziana e slovena 


Ho ricordi legati in particolare all'enogastronomia, come redattore e poi direttore della rivista mitteleuropea Papageno. Quante trasferte a Tarvisio in occasione della kermesse "Ein Prosit". E quante serate alla mitica Osteria da Kail a Valbruna e alla Locanda Convento da Jure ai piedi del santuario con pranzi e cene a base di frico della Carnia, cjarsons (una sorta di agnolotti con ripieno di ricotta affumicata, erbe di stagione, cannella, uva sultanina, marmellata, pinoli), salsicce slovene (Suha Klobasa), tortelli carinziani ripieni di patate e ricotta, Kaiser Wurst, strudel e Sachertorte. Piatti tipici delle tre regioni confinanti.
Ricordo una serata simpaticissima con Demetrio Volcic e altri colleghi giornalisti. Demetrio, corrispondente della Rai da Mosca, era in Italia, a Tarvisio, per un evento internazionale, e quella sera si scolò da solo (non esagero) una decina di bottiglie di Prosecco, evidentemente era in crisi di astinenza.
Quante trasferte, incontri, serate 
enogastronomiche con l'amico Boris

Quanto ai legami e all'affetto per la Slovenia, questi sono dovuti alle mie frequentazioni, a partire dalla fine degli anni Sessanta, quando ai tempi della Jugoslavia di Tito oltrepassavo il confine, un tempo ferreo con i "Graniciari" appostati ovunque: da Nova Gorica alla Brda (Collio sloveno) da Vipacco a Lubiana, da Aidussina a Maribor, da Ptuj a Celje, da Lasko (capitale della birra) alle altre località termali slovene.
Giuseppe Casagrande
e Maurizio Potocnik.
Quante trasferte con l'amico Boris Bajzelj, quanti incontri e serate gastronomiche con produttori, sommelier e ristoratori. Ricordo la mitica trattoria "Pri Ljzetu", oggi ristorante stellato, di Tomaz Kavcic.

La solenne investitura nel cenacolo 
culturale della Martinova Bratnja

Negli anni Ottanta, unico italiano all'epoca, ero stato accolto con solenne investitura nel cenacolo culturale della Martinova Bratnja con l'onore di figurare tra i benemeriti (con iscrizione del mio nome in un vigneto della Valle della Vipava) per aver fatto conoscere in Italia i vini sloveni. Legami culturali e affettivi, dunque. Ecco le ragioni per cui mi sento anche un po' sloveno oltrechè cittadino onorario (dal Duemila) di Parenzo-Porec (Croazia) per meriti acquisiti, in questo caso, nel rilancio del turismo e dell'enogastronomia in Istria. Ecco perché dico: evviva Roglic, evviva la Slovenia, evviva gli amici istriani. 
GIUSEPPE CASAGRANDE

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