sabato 9 dicembre 2017

SOCIAL O... ANTI-SOCIAL



SOCIAL  O...  
ANTI-SOCIAL 
il bisogno di disintossicarsi un po’.Viviamo nell’epoca del sovraccarico informativo, vediamo come intraprendere un percorso di digital detox e quali strumenti usare per evitare di perdere tempo sul web.




L’overdose digitale porta all’insorgere di vere e proprie patologie connesse con l’aumento dello stress e del livello di ansia, come pure disturbi alla vista e alla postura.


La tecnologia è utile, permette di cercare e ricevere in poco tempo una quantità di informazioni impensabile fino a pochi anni, tuttavia bisogna ammetterlo: usarla con parsimonia è una vera e propria missione da imparare con molta consapevolezza e alcune regole pratiche, perché spesso staccarsi da tablet e smartphone può essere molto difficile. La prima mossa da fare? Imparare a prestare attenzione a come utilizzate il tempo su internet e iniziare ad osservare le modalità di consumo dei mezzi tecnologici.

Secondo uno studio di GFK (organizzazione internazionale di ricerca) che ha coinvolto oltre 22.000 persone dai 15 anni in su in 17 paesi, oltre un terzo degli intervistati (34%) ha ammesso di avere delle difficoltà a prendersi una pausa dalla tecnologia (da Smartphone, Computer, TV, ecc.), anche quando sa che dovrebbe farlo. 

La Cina ha in assoluto il maggior numero di persone che si definisce incapace a vivere senza tecnologia: la percentuale si ferma al 43%. Seguono poi il Brasile al 42%, l’Argentina al 40% e gli Stati Uniti al 31%. Per quello che riguarda l’Europa, l’Italia è stata definita come il Paese che ha la più alta percentuale di utenti (29%) con la cosiddetta dipendenza dalla tecnologia, ci sono poi Francia e Spagna al 27%, seguiti dalla Gran Bretagna al 23%, dal Belgio al 21%, Germania al 19% e Olanda al 17%. Un altro dato interessante è legato alla classifica delle persone che si dichiarano invece “libere” da ogni tipo di dipendenza da tecnologia: gli italiani si fermano al 20%, i francesi al 22%, gli spagnoli al 21%. Alzano l’asticella i tedeschi che arrivano al 35%.

La cyber dipendenza è un problema riconosciuto che si diffonde soprattutto tra i trentenni (al 37%) e teenager (al 35%). Le persone anziane invece, over 60enni, sono quelle che meno avvertono questa tendenza: per il 18%, su scala internazionale, il mondo della tecnologia non è un problema.

Cos’è la «digital detox»


Visti i dati, considerati in alcuni casi allarmanti, i media e gli esperti hanno proposto iniziative per aiutare le persone a seguire una vera e propria “digital detox”, letteralmente disintossicazione dal digitale che permetta di prendersi una pausa dalla tecnologia. Si tratta di una sorta di dieta, come quella che seguiamo per dimagrire o per cambiare il nostro stile di vita, solo che non riduciamo carboidrati e grassi ma l’uso, in maniera graduale, dei vari dispositivi elettronici, dallo smartphone al computer, passando per tablet ed e-book.

I vantaggi della “digital detox” sono molteplici, sia fisici che mentali. La riduzione nell’uso dei dispositivi elettronici ci permette di avere una maggiore concezione del mondo reale, una soglia di attenzione più alta e soprattutto una maggiore capacità nei rapporti interpersonali. Dal punto di vista fisico un uso meno intensivo degli schermi ci affaticherà meno la vista, evitando l’insorgere di particolari patologie visive, e migliorerà anche la nostra postura, soprattutto legata a spalle e collo.

Il primo passo


Prima di iniziare un percorso di disintossicazione bisogna capire il livello della nostra dipendenza dai dispositivi elettronici. Ammettere di avere bisogno di una “pausa” dal mondo digitale poi è il primo passo da fare. Sottovalutare il fenomeno è già un sintomo. Per capire bene quanto siamo dipendenti possiamo usare diversi software e applicazioni presenti in Rete. Dopo una serie di domanda ci indicheranno il livello della nostra dipendenza. Ovviamente dobbiamo rispondere in maniera veritiera. Oppure per non avere vie di fuga possiamo usare servizi come Rescue Time (su Mac), Moment (per iPhone) e Quality Time (su Android). Calcoleranno da soli il tempo che trascorriamo sui vari dispositivi elettronici per poi fornirci un report totale.

Stabilire delle free zone

Una volta individuato il nostro livello di dipendenza dobbiamo iniziare a stabilire i momenti della giornata dove effettuare lo switch off, ovvero il distacco totale dai dispositivi. Dopo aver ritagliato delle ore senza l’uso degli smartphone, che piano piano dobbiamo provar a incrementare, il secondo passo da fare nel digital detox è quello di stabilire delle free zone. Ovvero dei contesti particolari dove evitare il più possibile l’uso di smartphone o device mobile. Per esempio durante le uscite con il proprio partner oppure le serate con gli amici. Ma anche mentre giochiamo con i nostri figli o andiamo a trovare dei parenti.

Riuscirci può sembrare banale ma se siamo assuefatti da notifiche, messaggi e e-mail all’inizio non sarà per niente semplice. Possiamo usare dei piccoli espedienti per evitare di guardare lo schermo dello smartphone. Usiamo per esempio un orologio digitale e quando sentiamo il bisogno di prendere il telefono guardiamo lo schermo dell’orologio.

Possiamo usare delle tecniche di digital detox anche a lavoro? La risposta è sì. Ovviamente tutto si base sull’organizzazione. Per evitare di essere disturbati da continue email possiamo scegliere solo degli orari a intervalli regolari dove controllare la casella di posta elettronica, nel resto della giornata silenziamo il servizio e continuiamo senza interruzioni le nostre operazioni. In più cerchiamo di evitare di leggere email, rispondere alle chiamate o di non staccare dai dispositivi elettronici una volta finito l’orario di lavoro.

Panorama Edit

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