giovedì 21 luglio 2016

A MILANO GLI SCONTI SU THEFORK?

Su TheFork sconti 

e prezzi stracciati 
nei... “migliori” 

ristoranti di Milano

Quanto può essere affidabile un portale
che offre sconti del 50% nei “migliori” ristoranti del capoluogo lombardo? È quanto accade su TheFork, il sito di proprietà di TripAdvisor dedicato alle prenotazioni, che dimostra di non avere rispetto né per il consumatore né per chi offre una cucina e un servizio di qualità

Dall’inganno delle false recensioni su TripAdvisor, all’inganno di locali spacciati da TheFork come i “migliori” di Milano... Prosegue senza sosta la truffa a danno dei consumatori da parte del portale americano di recensioni online e della sua “costola” TheFork, sito per le prenotazioni di ristoranti acquisito da TripAdvisor nel maggio del 2014 per la modica cifra di 140 milioni di dollari. Nell’ultima newsletter inviata, TheFork presenta una “speciale offerta” per la stagione estiva, che prevede uno sconto del «50% nei migliori ristoranti» di Milano.

Quali sono questi locali? Si va dallo spagnolo PicaPinchos al giapponese Arigato Fusion Restaurant, dalla cucina emiliana del Pavarotti Milano a quella di pesce del Noi Pesce, fino ai locali con cucina mediterranea Santa Marta e Grill Restaurant. 

Pur con tutto il beneficio del dubbio possibile, sembra davvero l’elenco dei locali meno raccomandabili di Milano! Perché proporre un menu scontato del 50% se il locale è già descritto come uno dei “migliori” della città? Non ha abbastanza clientela? Allora forse qualche dubbio sulla qualità della cucina o del servizio è lecito... Con il 50% di fatturato in meno il gestore non può che essere in perdita! Scrivere poi che sarebbero i migliori locali di Milano vuol dire non avere alcun rispetto per chi fa cucina di qualità.



Inoltre, al di là dell’immagine che si dà del ristorante, cosa dovrebbe pensare il cliente? Se prenotando con TheFork paga la metà, normalmente allora viene “spennato”? Se la cucina e il servizio sono di qualità, è giusto che ci sia un riconoscimento economico adeguato. Iniziare a lanciare offerte a metà prezzo squalifica inevitabilmente la reputazione del locale. Questa strategia di marketing dovrebbe servire a far conoscere il locale e sperare che il cliente torni? Ma perché dovrebbe tornare se poi normalmente spenderà il doppio? Se poi si aggiunge che il gestore del locale deve anche pagare un portale come TripAdvisor per fare questa figuraccia... è peggio che avere dei “non mi piace” o dei commenti negativi!

Ci sono poi delle altre considerazioni che si possono fare alla luce della newsletter in questione. Nonostante la potenza a livello globale di TripAdvisor, il portale TheFork non decolla. Lo dimostra il fatto che deve ricorrere a politiche commerciali di questo tipo, con sconti, super-offerte e prezzi stracciati. Neanche fossimo al discount... Ma c’è dell’altro.

Il messaggio che fa passare implicitamente TheFork è che iscrivendosi a questo portale, con un costo totale di circa 1.000 euro l’anno (tra il costo di attivazione di 299 euro e la tassa per ogni cliente arrivato grazie alla piattaforma, da 1,50 a 4 euro in base alla tipologia del ristorante), si potrebbe essere al riparo dal “far west” delle false recensioni e delle classifiche taroccate di TripAdvisor. Come dire che basta pagare un “pizzo” sul sito collegato per essere protetti dalle false recensioni e allo stesso tempo avere sempre il locale pieno e guadagni garantiti, grazie alle offerte “civetta” e alla politica commerciale “aggressiva” di TheFork.

Inoltre, le recensioni su TheFork sono controllate, al contrario di quanto avviene su TripAdvisor: è possibile inserirne una solo dopo avere effettivamente consumato il pranzo o la cena. Si riceve un link con un invito, ma se il cliente non si presenta, il gestore lo comunica al portale e l’invito non arriva. Molto semplice. Ma allora ci chiediamo perché anche TripAdvisor non adotti questo stesso sistema (meglio ancora sarebbe pubblicare la ricevuta) per impedire che vengano inserite false recensioni (positive o negative che siano), che non fanno altro che danneggiare i gestori onesti e truffare i consumatori. 

Forse la logica che c’è dietro è che TripAdvisor, nascondendosi dietro la tutela della “libertà di espressione” e garantendo il completo anonimato degli utenti recensori, rimesta nel torbido e incentiva la pratica delle recensioni “selvagge” e senza controllo, per poi offrire ai ristoratori - che spesso finiscono per ritrovarsi il locale svuotato a causa di commenti infamanti - una via di salvezza grazie ai guadagni “assicurati” di TheFork (il sito promette dai 20 ai 40mila euro in più di fatturato al mese).
ITALIAATAVOLA

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