giovedì 8 ottobre 2020

Main Headline: Lavorare 8 ore di fila è... storia

 Main Headline:

Lavorare 8 ore 

di fila è... storia 


Secondo quanto emerso da uno studio condotto dalla lettone Draugiem Group, che si occupa di media, il ritmo ideale sarebbe staccare per 17 minuti dopo ogni 52 dedicati a svolgere le nostre regolari mansioni. E non saltare mai la pausa pranzo.


Tempo di rientro dalle vacanze estive. Si ritorna a lavorare. Con più slancio e maggiore produttività, magari cercando di recuperare il terreno perso mesi fa, durante il lockdown. Ma anche qui, per evitare il rischio di un burn-out, bisognerà adeguarsi. E invece di lavorare di più, occorrerà iniziare a pensare a lavorare meglio. Perché lavorare senza sosta affatica il cervello, con conseguente calo della concentrazione, meno efficacia e più errori. Quindi i lavoratori più produttivi non sono coloro che lavorano ininterrottamente per 8 ore di fila,

come si potrebbe credere, ma piuttosto coloro che fanno numerose pause tra le varie sessioni

di lavoro. Che non devono essere fatte a casaccio, ma seguire una struttura ben definita.

Ovvero, staccare dopo 52 minuti di lavoro intenso e concentrato, e dedicare i successivi 17

minuti per riposare e recuperare le energie, o semplicemente rilassarsi, divagare e distogliere

la mente dalle proprie mansioni, per poi riprenderle con ancora più energia per altri 52 minuti.

Poi nuovamente break e così fino al termine della giornata. In questo modo tutte le distrazioni

vengono concentrate all’interno delle pause e non disperse durante l’attività.

Lo afferma uno studio condotto dalla società lettone Draugiem Group, che si occupa di media,

che ha misurato quanto tempo spendiamo in determinate mansioni lavorative e lo ha

confrontato con i nostri livelli di produttività. Secondo lo studio in questione, il modo di

organizzare la giornata lavorativa prediletto da molte compagnie, ovvero le famose 8 ore

lavorative, è antiquato in quanto radicato in un’altra epoca, la Rivoluzione industriale. E la

svolta di duecento anni fa, fatta per arrivare a un approccio più umano al lavoro, oggi

possiede per noi scarsa importanza.

Una questione di cervello


Non solo: è anche controproducente perché mina alla radice la produttività dei lavoratori. Ma come si è giunti a queste conclusioni? La risposta l’ha fornita un’applicazione computerizzata chiamata DeskTime, per registrare le abitudini lavorative degli impiegati in tempo reale, sviluppata dalla Draugiem Group. Nello specifico, l’applicazione misurava quanto tempo trascorrevano le persone in vari incarichi e lo paragonava ai loro livelli di produttività. 

Mentre confrontavano le attività delle persone, i ricercatori si sono imbattuti in una scoperta affascinante: la lunghezza della giornata lavorativa non contava molto; a contare era il modo in cui le persone strutturavano le loro giornate. In particolare, coloro che si preoccupavano di prendersi delle brevi pause erano più produttivi 

di quelli che lavoravano più a lungo. Il rapporto ideale pausa/lavoro è di 52 minuti di lavoro,

seguiti da 17 minuti di riposo. Le persone che mantenevano questo schema avevano un livello

di concentrazione unico nel loro lavoro. Per circa un’ora alla volta, si dedicavano al 100%

all’incarico che dovevano portare a termine. Non controllavano Facebook “velocemente”, né

si facevano distrarre dalle e-mail. Quando si sentivano stanche (nuovamente, dopo circa

un’ora), si prendevano delle piccole pause, durante le quali si alienavano completamente dal

loro lavoro. Questo le aiutava a rituffarsi nuovamente in un’altra ora di lavoro produttiva.

Le persone che hanno scoperto questo magico rapporto di produttività schiacciano i loro

avversari perché sfruttano un bisogno fondamentale della mente umana: il cervello funziona a

ondate di elevata energia (circa un’ora), seguite da ondate di bassa energia (15-20 minuti). Per

la maggior parte di noi, questo flusso e riflusso naturale di energia ci fa oscillare tra periodi

concentrati di elevata energia seguiti da periodi meno produttivi, quando siamo stanchi e

cediamo alle distrazioni.

Alcune tecniche

Il modo migliore per combattere la stanchezza e le distrazioni frustranti è porre l’attenzione

sulla vostra giornata lavorativa. Invece di lavorare per un’ora o più e cercare poi di resistere

alle distrazioni e alla stanchezza, quando la vostra produttività inizia a calare, prendete questo

come segnale per ritagliarvi una pausa. Le vere pause sono facili da prendere quando si è

consapevoli del fatto che renderanno la giornata ancora più produttiva. Spesso lasciamo che

sia la fatica a vincere perché continuiamo a lavorare nonostante questa (molto dopo aver perso

energie e concentrazione) e le pause che ci prendiamo non sono vere pause (controllare le e-

mail e guardare video su YouTube non vi ricarica allo stesso modo di una passeggiata). La

giornata lavorativa da otto ore può funzionare per voi se potete suddividere il vostro tempo in

intervalli strategici. Una volta che allineerete la vostra energia naturale con i vostri sforzi, le

cose procederanno molto più speditamente. Ecco quattro consigli che vi aiuteranno ad

adottare il ritmo perfetto.

Suddividete la vostra giornata in intervalli di un’ora. Normalmente pianifichiamo ciò che

dobbiamo portare a termine entro la fine della giornata, della settimana o del mese, ma siamo

più efficienti quando ci concentriamo su ciò che possiamo fare adesso. Oltre a farvi adottare il

giusto ritmo, pianificare la vostra giornata a intervalli di un’ora semplifica gli incarichi

complessi suddividendoli in parti gestibili. Se volete essere precisi, potete pianificare le vostre

giornate ad intervalli di 52 minuti, ma vanno bene anche di un’ora.

La strategia dell’intervallo funziona soltanto perché utilizziamo i nostri livelli di energia

massima per raggiungere un livello di concentrazione estremamente alto per una quantità di

tempo relativamente breve. Quando non rispettate la vostra ora scrivendo messaggi,

controllando le e-mail o dando una veloce occhiata a Facebook, annullate interamente

l’intento dell’approccio. Nello studio del Draugiem, si è scoperto che i dipendenti che

prendevano pause più frequenti rispetto all’orario ottimale erano più produttivi di quelli che

non si riposavano completamente. Allo stesso modo, quelli che si prendevano deliberatamente

delle pause rilassanti rendevano meglio di coloro che, quando si “riposavano”, avevano

difficoltà a staccarsi dal proprio lavoro.

Il metodo pomodoro

Allontanarvi dal vostro computer, telefono e lista delle cose da fare è essenziale per migliorare la produttività. Pause come passeggiate, letture e chiacchierate sono le forme più efficaci per ricaricarvi perché vi portano via dal vostro lavoro. Durante una giornata impegnativa, si potrebbe essere tentati di considerare il controllo delle e-mail o le chiamate al cellulare come delle pause, ma non lo sono, quindi non cedete a questa linea di pensiero.

Non aspettate fino a quando non è il vostro corpo a chiedervi una pausa. Se attenderete fino a che non vi sentirete stanchi per prendervi una pausa, sarà troppo tardi – avrete già perso il picco della produttività. Attenervi al vostro schema vi assicurerà di lavorare quando sarete più produttivi e di riposare durante i periodi in cui altrimenti lo sareste meno. Ricordate, è molto più producente riposare per brevi periodi piuttosto che continuare a lavorare quando si è stanchi e distratti.

Esistono anche altre tecniche per lavorare in modo ottimale: il metodo Pomodoro, che

consiste nell’alternare 25 minuti di lavoro a 5 minuti di pausa e dopo 4 cicli da 25 minuti è

possibile concedersi delle soste più lunghe, di 15-20 minuti; cicli di 90 minuti di lavoro

seguiti da 20 minuti di pausa, un metodo utilizzato da alcuni atleti, musicisti o attori per

migliorare le proprie prestazioni; due pause di 15 minuti al giorno, purché lontano dal

computer.

Fare qualche break, anche breve, durante la giornata, fa bene alla salute soprattutto di chi

lavora davanti al computer. Riduce i dolori alla schiena o alla nuca e salvaguarda la vista

sottoposta a continue sollecitazioni da monitor. Infine, una regola fondamentale: non saltare

mai la pausa pranzo! Approfittate di questo momento per mangiare in tranquillità, scambiare

due chiacchiere con i colleghi o addirittura fare una piccola passeggiata, se possibile.

Idealmente, si consiglia di fare una pausa di almeno 45 minuti.

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