martedì 20 ottobre 2020

Bar e ristoranti non creano contagi ma solo loro pagano per la movida

 

Bar e ristoranti 

non creano contagi
ma solo loro pagano 

per la movida


La stretta del Governo contro gli assembramenti (per fermare la diffusione del virus) colpisce praticamente solo i pubblici esercizi che lavorano la sera e crea timori giustificati

La stretta sulla movida è fatta ancora una volta a colpi di divieti per i gestori, invece che con disposizioni per fare rispettare le regole di distanziamento e sicurezza che pure c’erano già. I bar verranno di fatto incatenati per almeno un mese (se tutto va bene), senza aver previsto un solo euro di compensazione per attività che nella stragrande maggioranza (dopo le batoste del lockdown) ora rischiano sul serio di dover chiudere. Parliamoci chiaro, evitare gli assembramenti è un dovere. Ed è pure giusto evitare la permanenza di ragazzi, spesso senza mascherina, fuori dai locali. Ma qual è la logica di chiudere alle 21 i bar che non hanno posti a sedere? Forse che possono comunque riempirsi di giorno per le pause caffè o l’aperitivo perché il Covid-19 diventa pericoloso solo dopo il tramonto?

Bar e ristoranti non creano contagima solo loro pagano per la movida


UN ARGINE ALLA MOVIDA

Nel Dpcm di ottobre del premier Conte è comprensibile il tentativo di porre un argine (forse tardivo) al diffondersi di un’epidemia che sta scuotendo l’Europa e che sembrava procedere con più lentezza in Italia. Ciò che non si capisce, però, è perché, dopo avere chiuso le discoteche (che erano state riaperte con decisioni delle Regioni), si vogliano ora indicare come luoghi di contagio i bar e ristoranti, locali che pure hanno investito per cercare di adeguarsi alle norme di sicurezza richieste dalla pandemia, tanto che non ci sono casi di focolai di Covid-19 nei pubblici esercizi. È vero che poi i locali della movida diventano occasione per creare assembramenti, ma allora è sulla dispersione dei gruppi che si dovrebbe agire. Cosa che invece si è voluto di fatto evitare. E infatti alla fine restano aperti gli stadi, le sale giochi e si fanno pure le fiere.

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Ma tant’è, siamo all’ennesimo decreto che crea nuove ansie e paure e non aiuta certo a recuperare il senso di responsabilità che pure gli italiani avevano già dimostrato. Basterebbe pensare all’allarmismo che si crea scoraggiando ad invitare più di 6 conoscenti o parenti nella propria abitazione. Una prescrizione che non ha alcun valore di legge ed è quindi totalmente inutile, ma che getta il seme del dubbio che incontrare non conviventi sia di per sé pericoloso. Il che potrebbe essere anche vero, ma allora sarebbe meglio dirlo con chiarezza. Anche perché con questa logica, se è meglio che in casa mia non entrino troppi amici per una cena, con che spirito posso andare al ristorante con non conviventi, in un luogo che per sua natura è fra l’altro aperto a tutti e dove non so chi ci posso trovare?

ALLA FINE SI SCORAGGIA LA GENTE A USCIRE PER CENA AL RISTORANTE
Speriamo che non sia così, ma questa stupidaggine sembra il cavallo di Troia per creare danni anche ai ristoranti, aziende che il Governo in questa fase fa finta di avere in parte graziato fissando alle 24 l’orario limite di attività. Il che non sarebbe poi neanche così male, considerando che si tratta di un tempo ragionevole per cenare con tranquillità e permettere al personale di andare poi a riposare. Peccato però per il dubbio che si crea con la raccomandazione a non invitare in casa estranei. Ristoranti che in ogni caso rischiano anche per il sostanziale rilancio dello smart working che continuerà a fare mancare milioni di clienti ai pubblici esercizi.

Speriamo davvero di essere smentiti dai fatti.

© Riproduzione riservata

di Alberto Lupini

direttore
Alberto Lupini

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