sabato 24 ottobre 2020

Svizzera, ospedali a rischio Niente cure ad anziani col virus

 

Svizzera, ospedali a rischio
Niente cure 

ad anziani 

col virus


Il protocollo in caso di sovraffollamento delle terapie intensive e risorse limitate parla chiaro. Il presidente dell’Ordine dei Medici del Canton Ticino: «Scelta pesantissima, ma le regole sono queste».

Scegliere chi curare e chi lasciare morire. Gli italiani sono già stati messi di fronte a questa atroce siutazione e ora anche in Svizzera sarà così. Nel Paese, che solo ieri ha registrato ben 6.592 contagi e 10 morti, il virus corre veloce. E il documento elaborato dall’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche e dalla Società Svizzera di Medicina Intensiva, intitolato “Triage dei trattamenti di medicina intensiva in caso di scarsità di risorse”, parla chiaro. Come riporta La Stampa, il protocollo prevede che, in caso di sovraffollamento delle terapie intensive, la rianimazione sarà negata agli anziani malati di coronavirus.

Ospedali a rischio in Svizzera - Svizzera, ospedali a rischio Niente cure ad anziani col virus
Ospedali a rischio in Svizzera

“Al livello B, indisponibilità di letti in terapia intensiva, non andrebbe fatta alcuna rianimazione cardiopolmonare”. A pagina 5 del documento sono indicate le tipologie di pazienti destinati a non essere ricoverati in Terapia Intensiva: “Età superiore a 85 anni. Età superiore a 75 anni accompagnata da almeno uno dei seguenti criteri: cirrosi epatica, insufficienza renale cronica stadio III, insufficienza cardiaca di classe NYHA superiore a 1 e sopravvivenza stimata a meno di 24 mesi”.

Nel caso invece del livello A, ovvero letti in Terapia Intensiva disponibili ma risorse limitate, i criteri per non essere ammessi alla rianimazione sono più gravi. “Tra gli altri: Arresto cardiocircolatorio ricorrente, malattia oncologica con aspettativa di vita inferiore a 12 mesi, demenza grave, insufficienza cardiaca di classe NYHA IV, malattia degenerativa allo stadio finale”.

Franco Denti, il presidente dell’Ordine dei Medici del Canton Ticino, è consapevole della gravità della decisione. «Decidere chi rianimare e chi no è pesante, pesantissimo per qualsiasi medico. Ma questo documento, che è pubblico, è a garanzia dei medici e degli stessi pazienti che potrebbero non aver voglia di essere sottoposti a ulteriori cure».

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