sabato 25 dicembre 2021

L'export e un Natale domestico fanno volare l'industria alimentare italiana

 

L'export e un Natale 

domestico fanno volare 

l'industria alimentare 

italiana

Come riporta l'Istat, l'industria alimentare cresce del +12,1% a ottobre su base tendenziale. A trainare l'aumento, la domanda estera (caviale a +146%) e la prospettiva di pranzi e cenoni in casa (spesa media: 113 euro)


Per il quinto mese consecutivo, prosegue la crescita congiunturale (ossia calcolata mese su mese) del fatturato dell'industria. E vola il giro d'affari legato all'alimentare. Secondo i dati Istat relativi al mese di ottobre, il fatturato dell'industria - al netto dei fattori stagionali - segna un aumento del +2,8% grazie alla crescita della domanda interna (+3,4%) e quella estera (+1,4%). A livello tendenziale (quindi relativamente all'intero anno) la crescita rispetto al 2020 è pari al +16,9%. 

A ottobre l'industria alimentare italiana cresce del +12% su base tendenziale L'export e un Natale domestico fanno volare l'industria alimentare italiana

A ottobre l'industria alimentare italiana cresce del +12% su base tendenziale

 

Vola l'industria alimentare

A spiccare è la crescita tendenziale del fatturato dell'industria alimentare che mette a segno un +12,1% spinto dalla preoccupazione per la risalita dei contagi. Una situazione che porta i consumatori italiani (e pure quelli stranieri) a spendere di più per fare festa a tavola in vista di un Natale pressoché domestico. Niente fenomeni di accaparramento o panico da mancanza di lievito per la panificazione (fortunatamente lontani ricordi del lockdown della primavera 2020). Ma una moderata tendenza a rifornirsi giusto in tempo per i tradizionali pranzi e cenoni.

L'export traina le eccellenze Made in Italy

Una domanda che traina quindi il giro d'affari dell'industria alimentare. Soprattutto all'estero dove il Made in Italy del cibo è stimato toccare quota 4,4 miliardi di euro grazie alle performance di vini, spumanti, grappe, liquori, panettoni, formaggi, salumi e pure il caviale tricolore. «Ad aumentare a doppia cifra - sottolinea la Coldiretti - è il valore delle esportazioni di tutti i prodotti più tipici del Natale, dallo spumante (+29%) ai panettoni (+25%), ma ad essere richiesti sono anche il caviale Made in Italy, che fa segnare una crescita boom sui mercati internazionali con un +146%, e sempre più gettonate sono anche le paste farcite tradizionali del periodo freddo, come i tortellini (+4%). In salita pure la domanda di formaggi italiani che fanno registrare un aumento in valore delle esportazioni del +12%, così come quella di prosciutti, cotechini e salumi (+12%)». 

In Italia un Natale prudente spinge le spese alimentari a 113 euro a famiglia

In Italia la prospettiva di un Natale più “prudente” con l’ingresso di diverse regioni in zona gialla e le limitazioni per gli eventi in piazza favorisce una tendenza a programmare le feste in casa, magari con parenti e amici stretti, meglio se vaccinati, visto che quasi 8 italiani su 10 (78%) non inviteranno a casa o faranno visita a no-vax. Il risultato è un aumento della spesa in prodotti alimentari, che sale a 113 euro a famiglia, secondo Coldiretti/Ixè, anche come consolazione per chi ha dovuto rinunciare alle vacanze programmate, soprattutto, all’estero. L’avanzare dei contagi con i limiti alle frontiere decisi da molti Paesi ha, infatti, rovinato le ferie di almeno 2,1 milioni di italiani che prima della pandemia avevano varcato i confini nazionali per le festività di Natale e Capodanno. 

«L’agroalimentare con regali enogastronomici, pranzi e cenoni si conferma dunque - precisa la Coldiretti - la voce più pesante del budget che le famiglie italiane destinano alle feste di fine anno. La spesa alimentare è anche uno speciale indicatore dello stato dell’economia nazionale poiché l’agroalimentare, dai campi fino a negozi e ristoranti, è la prima filiera estesa dell’Italia con un fatturato di 575 miliardi di euro. I risultati positivi ottenuti sul piano industriale devono però trasferirsi alle imprese agricole con una adeguata remunerazione dei prodotti che in molti casi si trovano tuttora al di sotto dei costi di produzione, in molti casi “strozzate” anche dalle offerte sottocosto». Italiaatavola

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