«Molto buono con punte di eccellenza»
Giudizi positivi sull’annata 2010 del vino veneto, che sono però
passati in secondo piano rispetto alla questione più centrale della contrapposizione tra Famiglie e Consorzio dell’Amarone sulla modifica del disciplinare
Una vigilia, quella dell’Anteprima Amarone 2010, accompagnata dalle fibrillazioni interne con la Regione Veneto chiamata a comporre il contradditorio tra i 12 produttori associati nelle Famiglie dell’Amarone e il Consorzio per la Tutela dei Vini della Valpolicella. In ballo la modifica del comma 2 dell’articolo 4 del disciplinare relativa all’ampliamento della zona di produzione anche in terreni di pianura o di fondovalle che costituirebbe, di fatto, un aumento del 30% della superficie idonea per la produzione di Amarone.
La questione resta sullo sfondo durante il convegno che ha dato il via all’Anteprima, scandito dagli interventi di Christian Marchesini (presidente del Consorzio di Tutela), Olga Bussinello (direttore) e Daniele Accordini (vicepresidente) con la moderazione, a tratti provocatoria, di Sebastiano Barisoni. Per il presidente l’approvazione delle modifiche al disciplinare potrebbe favorire un’azione di riequilibrio fra Amarone, Valpolicella Superiore e Ripasso, posto che in pochi anni si è passati da 8 a 13,5 milioni di bottiglie di Amarone prodotte senza, peraltro, particolari problemi di invenduto. Rilanciate anche questioni cruciali come quelle dell’ambiente e della sostenibilità, ferma restando la necessità di puntare sempre più sull’estero come mercato di sbocco per vini che fanno già adesso dell’export il punto di forza.
Molto centrate le relazioni di Olga Bussinello e Daniele Accordini, tese a valorizzare l’intensificazione degli sforzi in termini di comunicazione, che passano dalla presentazione del nuovo marchio-logo (una fusione tra la V di Valpolicella e vino, stilizzata a forma di tralcio di vite, la C di Consorzio e cura e la T di territorio) alla descrizione delle caratteristiche della vendemmia 2010 calate sulle singole vallate. La narrazione dei tratti comuni e degli elementi distintivi, la via maestra per definire concretamente un territorio.
Più complicata la percezione nel bicchiere di quello che si presenta come il primo millesimo a marchio Docg. «Molto buono/ottimo con punte di eccellenza», secondo il panel consortile, e certamente sfaccettato nelle risultanze della degustazione partita solo a convegno chiuso. La preponderanza dei campioni di botte suggerisce prudenza. Vini meno sdolcinati e muscolari, più freschi e sostenuti dall’acidità (questa l’impressione generale) potrebbero giovare alla causa di una tipologia capace, nelle migliori espressioni, di una longevità straordinaria.
Italiaatavola
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