CARPINETO:ATTUALITA’
DEL MONDO DEL VINO
DAZI E NUOVI CONSUMI
Tra le misure per rispondere: “diversificazione dei mercati e supporto ai nostri corrispondenti oltre Oceano, e non solo, e che incontreremo a Verona fin dal primo giorno a Opera Wine”
CARPINETO ha un export pari al 90% del fatturato, del totale (100%) ne esporta circa il 20% in USA.
Qual è la reazione a caldo dopo l’annuncio sui dazi del Presidente Trump?
Come pensa di affrontare questo periodo stretto tra dazi e crisi di consumi, e come pensa di affrontare le sfide del cambiamento l’azienda nata in Chianti Classico nel 1967 e oggi presente con 5 tenute in tutte le più note denominazioni toscane?
Un’azienda modello del miglior made in Italy agroalimentare che le ha valso l’iscrizione nel Registro Nazionale dei Marchi Storici.
Il parere su preoccupazioni e strategie di Antonio Michael Zaccheo, insieme a Caterina Sacchet seconda generazione della proprietà, ed export manager della Carpineto.
“Questo aumento di dazi su un mercato di destinazione extra Ue così importante significa che i prezzi sullo scaffale saliranno, stima mia da confermare con i nostri corrispondenti che ci hanno assicurato la presenza a Vinitaly e che incontreremo fin dal primo giorno a Opera Wine, mediamente di circa il 20% sullo scaffale.
Il vino Italiano rimarrà comunque competitivo ma prevedo che perderà il 20% del fatturato in USA, noi compresi.
Per l’agroalimentare, l’italian sounding che ha un mercato più ‘entry level’ prenderà più piede ma prodotti come Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma e Bufala DOP rimangono insostituibili, come lo rimangono prodotti unici con storia centenaria come il Brunello, Vino Nobile e Chianti Classico.
Sarà una bella occasione per testare la tenuta della domanda dei prodotti del Belpaese. Alla fine per i prodotti di alta qualità, come quelli menzionati sopra, credo questa sia abbastanza ferma. Cioè la domanda ne risentirà di meno.
I prodotti più da prezzo saranno quelli che soffriranno di più, sia vino che agroalimentare.
Australia, Nuova Zelanda, Chile ed Argentina hanno dazi ‘solo’ al 10% …. Saranno loro ad avvantaggiarsi nella fascia vini ‘entry level’.
Fortunatamente in Toscana si producono mediamente prodotti di qualità ma, per noi, con un export forte in USA proprio dei vini premium un -20% sul volume lo prevedo, col Dogajolo tra i nostri vini che soffrirà più del Brunello.
Tra le misure però più strutturali per contrastare e reagire c’è quella per la quale Carpineto è stata pioniera fin dalla fondazione quasi 60 anni fa, e cioè l’apertura di nuovi mercati.
La diversificazione è già praticata da anni con ben 72 Paesi presso i quali l’azienda esporta.
Abbiamo avviato da poco rapporti con l’Uzbekistan, l’Azerbaijan e il Kazakistan e stiamo esplorando questi mercati che hanno un buon potenziale da sviluppare. Così come stiamo approfondendo trasversalmente nei Paesi africani alcune nicchie di mercato.
Tornando al Nord America, nel 2024 rimaniamo il primo fornitore di vino toscano al Canada, ma i dazi indeboliscono molto anche l’economia canadese, per cui una economia in recessione è meno propensa a spendere su beni voluttuari quali il vino. In questo momento quindi bisogna capire come penderà l’ago della bilancia per i vini europei in Canada.
Forse per i vini della fascia più bassa, tipo sotto i $20 dollari, ci potrebbe essere un leggero vantaggio ma nella fascia superiore è certamente un danno perché verrà a mancare la capacità e la propensione di spesa. E la fascia superiore è dove brillano i vini toscani e della Carpineto.
Restano tutti i problemi sui vini premium che per noi appunto come detto sono una fetta importante e rispetto ai quali cerchiamo di supportare i nostri distributori in giro per il mondo.
E’ un momento in cui bisogna ridurre investimenti che non hanno un ritorno immediato, conservare risorse e liquidità ed attrezzarsi per passare la burrasca economica sotto coperta. Nel commerciale però al contempo bisogna muoversi molto, affrontando spese variabili e non fisse, perché è proprio in questi momenti di grande difficoltà che si creano opportunità per i brand più storici e con una presenza ben articolata sul mercato come è Carpineto.”
Caterina Sacchet, produttrice ed enologa, rispetto invece al grande cambiamento dei consumi e all’ascesa di vini a basso tenore alcolico.
“Sto studiando non un NOLO, tutti vini altamente manipolati e di conseguenza con una pessima impronta del carbonio, ma un vino naturalmente basso di gradazione, intorno ai 6 gradi con un leggero residuo zuccherino, ottima impronta del carbonio come tutti i vini Carpineto, ma se ne parlerà alla prossima vendemmia, non prima.
Sarà un LOWine, rosato IGT, mosso. Uno Sparklow Wine.”
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