Un fascino unico, quello delle Cinque Terre, nonostante l'assalto dei turisti. «Più stranieri che italiani - dice l'addetto al controllo dei ticket, all'ingresso del sentiero Monterosso-Vernazza. Vengono da tutta Europa, in testa i tedeschi. E, soprattutto, dal Giappone. Unico inconveniente, che ci costringe spesso a rimandarli indietro o multarli fino a mille euro, è che calzano sandali e infradito. Lo ricordiamo e lo ripetiamo: per percorrere sentieri molto stretti, ripidi e scivolosi servono scarpe e attrezzature da trekking».
Le Cinque Terre prese d'assalto dai turisti
Liguria senza tempo, che affascina sempre. Da La Spezia, lungo tutto il crinale e i percorsi che vanno da Riomaggiore a Manarola, Corniglia, Vernazza, Monterosso al Mare e Levanto, è un susseguirsi di paesaggi di una bellezza straordinaria. E vale la pena non perdersi Portovenere. Una perla. Comuni meta di migliaia di visitatori nei ponti del 25 aprile e 1° maggio. «Forse leggermente meno rispetto alle previsioni - sottolinea un vigile addetto al controllo dei rari e introvabili parcheggi di Portovenere - anche se la stagione è entrata nel vivo già con i primi bagni».
Fra le note positive, la messa in sicurezza di gran parte dei sentieri, con l'incognita (causa frana) dei secolari tempi della riapertura del tratto Corniglia-Manarola. Si percorrono tutti con 7,50 euro (gratis il faticoso Levanto-Monterosso); altri 10 euro ci vogliono per la Via dell'Amore. La card giornaliera ferrovie-sentieri costa 40 euro. Non è poco, anche se la comodità di un unico documento permette di viaggiare senza limitazioni.
Ristoranti e trattorie a prezzi abbordabili per i piatti di pesce: mediamente fra i 10 e i 20 euro (a La Spezia è d'obbligo una tappa al ritrovo dei pescatori). Unica nota dolente, l'isola di Palmaria, di fronte all'impagabile spettacolo di Portovenere. Semi abbandonata, scarsissima la manutenzione dell'oasi naturale che potrebbe essere davvero un luogo del cuore. Non a caso qui viene ricordato il XXVI Canto dell'Inferno, con protagonista il peccato di Ulisse - ossia aver trascinato i compagni di viaggio nel suo folle volo:
«[...] ma misi me per l'alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
picciola da la qual non fui diserto.L'un lito e l'altro vidi infin la Spagna,
fin nel Morrocco, e l'isola dei Sardi
e l'altre che quel mare intorno bagna.Io e compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dov'Ercule segnò li suoi riguardi
acciò che l'uomo più oltre non si metta;da la mano destra mi lasciai Sibilia,
da l'altra già m'avea lasciata Setta».
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