Gli italiani consumano troppo sale: lo dicono i dati raccolti in quindici regioni italiane nei progetti “Minisal-Gircsi” e “Meno sale più salute”, promossi dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm). Secondo la ricerca, gli uomini assumono in media 10,9 grammi di sale al giorno, le donne 8,6: numeri ben al di sopra dei 5 grammi quotidiani raccomandati dall'Organizzazione mondiale della sanità e dai Larn (Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti). Il problema non è da poco, perché un consumo eccessivo di sale può aumentare il rischio di sviluppare patologie come ipertensione arteriosa, che a sua volta può portare a ictus, aneurismi, infarti e insufficienze cardiache.
Ma perché è così importante ridurre l'apporto quotidiano di sale? E, soprattutto, come possiamo farlo senza rinunciare al gusto? Ne abbiamo parlato con gli specialisti dietisti di Humanitas, che ci aiutano a fare chiarezza.
Il sale è ovunque: perché è un problema?
Il sale è da sempre presente nelle nostre cucine: lo utilizziamo per insaporire, conservare, bilanciare. Ma il suo abuso - e parliamo proprio di abuso, perché gli italiani ne assumono il doppio rispetto al limite massimo consigliato - è collegato a una lunga serie di problemi di salute. «Il sale, infatti, figura tra i fattori di rischio delle patologie cardiovascolari e cerebrovascolari, dei tumori, dell'osteoporosi e delle malattie dei reni» spiegano i dietisti di Humanitas.
Quanti grammi di sale dovremmo
assumere ogni giorno?
Nonostante le raccomandazioni internazionali siano chiare - meno di 5 grammi al giorno - i dati dell'Oms confermano che la media giornaliera resta molto più alta, attestandosi tra gli 8 e i 10 grammi per la maggior parte della popolazione. Ecco perché campagne come “Meno sale più salute” non si limitano a sensibilizzare i cittadini, ma puntano anche a coinvolgere le aziende alimentari, chiedendo una riduzione concreta del contenuto di sale nei prodotti industriali. Non è un dettaglio da poco: il 64% del sale che assumiamo arriva proprio dai prodotti preconfezionati che troviamo nei supermercati e nelle rivendite alimentari.
Un altro aspetto importante è capire quanta ne serve davvero, di questa sostanza. Le dosi giornaliere indicate variano in base all'età: si passa da 2,2 grammi per i bambini tra 1 e 3 anni, a 3 grammi tra i 4 e i 6, fino a 3,7 grammi per la fascia 7-10 anni. Sopra i 10 anni si torna alla soglia dei 5 grammi, mentre dai 60 anni in poi il fabbisogno si abbassa leggermente a 4 grammi al giorno. Quantità che spesso copriamo senza accorgercene, semplicemente con gli alimenti che portiamo a tavola ogni giorno.
Come cambiare le abitudini? Partendo dalla spesa. E in cucina...
Il primo passo è a monte: fare attenzione alla spesa. I dietisti consigliano di prediligere prodotti freschi e non confezionati, ma se si acquistano alimenti in scatola, è fondamentale leggere con attenzione l'etichetta nutrizionale e, tra due marche, scegliere quella con il contenuto di sale più basso. È un piccolo gesto che, se ripetuto con costanza, può fare la differenza. Ma anche in cucina le strategie non mancano.
«Per quanto riguarda verdure e legumi in scatola, un'accortezza, facile e veloce, è quella di scolarli e risciacquarli prima dell'utilizzo. Quando, invece, ci troviamo davanti a verdura e frutta fresca dovremmo cercare per quanto possibile di consumarle a crudo o, se le cuociamo o inseriamo in altre preparazioni, cominciare a diminuire gradualmente la quantità di sale con cui condiamo i nostri piatti, in modo da abituare le nostre papille gustative a una ridotta sapidità. Un consiglio che vale per tutti gli alimenti che utilizziamo in cucina, non soltanto per la frutta e la verdura». E se l'idea di ridurre il sale ci fa temere piatti insipidi? Nessun problema, esistono alternative valide e capaci di esaltare i sapori senza compromettere la salute. «Largo alle spezie, alle erbe aromatiche, ad aglio, pepe e peperoncino, ma anche al succo degli agrumi, che contribuiranno a rendere saporite le nostre ricette».
Piccoli gesti quotidiani che fanno la differenza
Infine, non bisogna sottovalutare il potere dei piccoli gesti: togliere il sale e le salse confezionate dalla tavola, evitare di aggiungere condimenti a fine cottura, scegliere spuntini sani al posto di snack salati industriali. «Quando si sente il bisogno di fermarsi per una piccola merenda si può optare per un frutto o uno yogurt». L'idea, insomma, è quella di costruire un'abitudine diversa, senza estremismi ma con consapevolezza. Meno sale non significa meno gusto, ma più attenzione a ciò che mangiamo e a ciò che mettiamo nel carrello. Perché mangiare bene non è solo questione di sapore, ma anche - e soprattutto - di salute.
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