Street food, importante rispettare
le norme su igiene e allergie
Nonostante la crescita del settore del “cibo di strada”, spesso c’è il rischio di problemi sanitari. Fondamentali igiene, sicurezza alimentare e corretta informazione ai cittadini in materia di sostanze allergeniche, oltre a efficiente organizzazione del lavoro e formazione-addestramento degli operatori
Lo “street food” - letteralmente cibo di strada o cibo per strada - secondo la definizione della Fao è costituito da cibi e bevande “ready-to-eat”, venduti e spesso anche preparati in strada o in altri luoghi simili (mercatini o fiere) da commercianti ambulanti che utilizzano banchetti provvisori o furgoni. Lo street food è una tendenza che si è sviluppata negli ultimi anni nei gusti degli italiani grazie a centinaia di eventi e di festival organizzati sul territorio nazionale e alla comparsa dei mezzi mobili (food truck, camioncini, furgoni) attrezzati tecnologicamente per la preparazione e l’offerta dei prodotti.
Come è emerso da uno studio condotto da Coldiretti, il 2016 è stato l’anno record dello street food, con una crescita del 13% rispetto all’anno precedente e ben 2.271 imprese impegnate in questo settore. La Lombardia, con 288 realtà e un incremento annuo del 26%, è la regione italiana dove la ristorazione ambulante è sempre più presente, ma sul podio salgono anche la Puglia (271) e il Lazio (237). Una diffusione consistente si ha anche in Sicilia (201), Campania (189), Piemonte (187), Veneto (161) e Toscana (142).
Tra le cause di questa crescita, oltre al fattore economico, contribuisce anche il significativo aumento tra i consumatori della riscoperta del territorio e delle sue tradizioni gastronomiche. Il 60% dei consumatori predilige cibo di strada locale, ovvero prodotti come pizza, piadine, arrosticini, arancini, focacce, pane e panelle, solo il 10% sceglie cibi etnici come il kebab, mentre il 3% è attratto soprattutto da cibi internazionali come hot dog, hamburger e waffels di origine americana.
La crescita di tale fenomeno è però accompagnata da uno scadimento qualitativo con preoccupanti riflessi sul piano sanitario. Le enormi potenzialità di crescita dello street food, viste le specificità del servizio che offre, vanno sviluppate soprattutto per l’igiene e la sicurezza alimentare e la corretta informazione ai cittadini in materia di sostanze allergeniche, nel rispetto delle buone prassi di preparazione e conservazione degli alimenti per la tutela della salute dei consumatori.
Requisiti indispensabili per assicurare successo all’impresa e adeguati ritorni sull’investimento effettuato sono ad esempio l’uso di moderne tecnologie per la preparazione e la conservazione del cibo, unite ad una efficiente organizzazione del lavoro e alla formazione-addestramento degli operatori. La corretta gestione dei processi produttivi di vendita e somministrazione basati sulla scelta di materie prime di qualità e sulla professionalità degli addetti deve essere supportata da specialisti del settore per garantire il rispetto delle norme igienico-sanitarie e commerciali e la salute dei consumatori.
Per informazioni: www.giubilesiassociati.com
Come è emerso da uno studio condotto da Coldiretti, il 2016 è stato l’anno record dello street food, con una crescita del 13% rispetto all’anno precedente e ben 2.271 imprese impegnate in questo settore. La Lombardia, con 288 realtà e un incremento annuo del 26%, è la regione italiana dove la ristorazione ambulante è sempre più presente, ma sul podio salgono anche la Puglia (271) e il Lazio (237). Una diffusione consistente si ha anche in Sicilia (201), Campania (189), Piemonte (187), Veneto (161) e Toscana (142).
Tra le cause di questa crescita, oltre al fattore economico, contribuisce anche il significativo aumento tra i consumatori della riscoperta del territorio e delle sue tradizioni gastronomiche. Il 60% dei consumatori predilige cibo di strada locale, ovvero prodotti come pizza, piadine, arrosticini, arancini, focacce, pane e panelle, solo il 10% sceglie cibi etnici come il kebab, mentre il 3% è attratto soprattutto da cibi internazionali come hot dog, hamburger e waffels di origine americana.
La crescita di tale fenomeno è però accompagnata da uno scadimento qualitativo con preoccupanti riflessi sul piano sanitario. Le enormi potenzialità di crescita dello street food, viste le specificità del servizio che offre, vanno sviluppate soprattutto per l’igiene e la sicurezza alimentare e la corretta informazione ai cittadini in materia di sostanze allergeniche, nel rispetto delle buone prassi di preparazione e conservazione degli alimenti per la tutela della salute dei consumatori.
Requisiti indispensabili per assicurare successo all’impresa e adeguati ritorni sull’investimento effettuato sono ad esempio l’uso di moderne tecnologie per la preparazione e la conservazione del cibo, unite ad una efficiente organizzazione del lavoro e alla formazione-addestramento degli operatori. La corretta gestione dei processi produttivi di vendita e somministrazione basati sulla scelta di materie prime di qualità e sulla professionalità degli addetti deve essere supportata da specialisti del settore per garantire il rispetto delle norme igienico-sanitarie e commerciali e la salute dei consumatori.
Per informazioni: www.giubilesiassociati.com
Benedetta Mainardi e Massimo Artorige Giubilesi (Italiaatavola)
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