Parmigiano Reggiano
torna a crescere
+12% di quotazioni
e +5,8% di export
Forte ripresa dei prezzi all'origine, soprattutto nella seconda parte dell'anno. Produzione in crescita del 5,1%, scorte in calo del 2,2%. Più di 2.300 azioni di vigilanza e 2.500 analisi sul prodotto all'estero
Il bilancio completo dell’annata 2016 del Parmigiano Reggiano (produzioni, consumi, export), i nuovi investimenti del Consorzio con particolare riferimento al piano quadriennale di comunicazione nonché le prospettive di mercato sono state ampiamente trattate nel corso di una conferenza stampa rivolta ai giornalisti ed operatori del settore. Un Consorzio fondato nel 1934 che opera per tutelare e difendere la produzione, la denominazione, il commercio nonché agevolare l’esportazione di questo prodotto Dop che è sempre stato espressione della sua terra d’origine e dell’Italia nel mondo. Origini che risalgono addirittura al Medioevo e la cui zona di produzione comprende le province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna a sinistra del fiume Reno e Mantova a destra del fiume Po.
Dopo un 2015 che sarà ricordato come uno degli anni peggiori dell’ultimo decennio (quotazioni medie a 7,65% euro/kg con un solo precedente peggiore nel 2008 fermo a 7,40), per il Parmigiano Reggiano il 2016 si è chiuso all’insegna di una decisa ripresa che ha concesso un sospiro di sollievo ai produttori. La svolta più marcata è avvenuta nella seconda parte dell’anno nel corso del quale sono balzati da poco più di 8 euro/kg di giugno ai 9,60 di dicembre. Un incremento del 12% rispetto al 2015.
«Una decisa inversione di tendenza - sottolinea il presidente del Consorzio, Alessandro Bezzi - che registra anche in queste prime settimane del 2017 quotazioni vicine ai 10 euro/kg. Lontani - continua Bezzi - dalle quotazioni del 2011 e 2012 (rispettivamente 10,76 e 9,12 euro/kg), gli attuali valori uniti a una buona tenuta dei consumi interni e a un flusso di esportazioni in crescita nonché ai nuovi investimenti proposti con un piano quinquennale del Consorzio creano buone prospettive ai 3mila allevatori e 339 caseifici artigianali che nel 2014 e 2015 hanno pagato il prezzo di una pesante crisi».
I dati forniti dal presidente e dal direttore Riccardo Deserti confortano queste previsioni a partire da un andamento dei consumi interni che ha registrato un incremento dello 0,3% per arrivare poi al +5,8 segnato dai mercati esteri.
In Italia gli effetti positivi delle nuove azioni del Consorzio a sostegno dei consumi si sono avvertiti, tra l’altro, nel dettaglio tradizionale e nelle vendite dirette (anche online) da parte dei caseifici, ma anche all’interno della Gdo con vendite sostanzialmente stabili in presenza di una flessione degli altri formaggi duri Dop e di una crescita dei prodotti similari non Dop del 2%.
Decisamente positivi i dati sull’export che stanno diventando sempre più notevoli con Stati Uniti in testa (primo mercato), Europa e in evidenza nuovi mercati con Australia, SudAfrica, Medio Oriente e Paesi Asiatici. Proprio all’estero sono rivolti i progetti futuri del Consorzio che entro il 2020 si augura d’impiegare in export il 45-50% della produzione totale.
Altri obiettivi saranno conseguiti investendo nel marketing e nei controlli a sostegno dei produttori storici, ma anche delle leve future istituendo l’Università del Parmigiano Reggiano, un corso biennale che forma i futuri allevatori e amministratori di caseifici.
Gino Belli (moderatore), Alessandro Bezzi e Riccardo Deserti
Dopo un 2015 che sarà ricordato come uno degli anni peggiori dell’ultimo decennio (quotazioni medie a 7,65% euro/kg con un solo precedente peggiore nel 2008 fermo a 7,40), per il Parmigiano Reggiano il 2016 si è chiuso all’insegna di una decisa ripresa che ha concesso un sospiro di sollievo ai produttori. La svolta più marcata è avvenuta nella seconda parte dell’anno nel corso del quale sono balzati da poco più di 8 euro/kg di giugno ai 9,60 di dicembre. Un incremento del 12% rispetto al 2015.
«Una decisa inversione di tendenza - sottolinea il presidente del Consorzio, Alessandro Bezzi - che registra anche in queste prime settimane del 2017 quotazioni vicine ai 10 euro/kg. Lontani - continua Bezzi - dalle quotazioni del 2011 e 2012 (rispettivamente 10,76 e 9,12 euro/kg), gli attuali valori uniti a una buona tenuta dei consumi interni e a un flusso di esportazioni in crescita nonché ai nuovi investimenti proposti con un piano quinquennale del Consorzio creano buone prospettive ai 3mila allevatori e 339 caseifici artigianali che nel 2014 e 2015 hanno pagato il prezzo di una pesante crisi».
I dati forniti dal presidente e dal direttore Riccardo Deserti confortano queste previsioni a partire da un andamento dei consumi interni che ha registrato un incremento dello 0,3% per arrivare poi al +5,8 segnato dai mercati esteri.
In Italia gli effetti positivi delle nuove azioni del Consorzio a sostegno dei consumi si sono avvertiti, tra l’altro, nel dettaglio tradizionale e nelle vendite dirette (anche online) da parte dei caseifici, ma anche all’interno della Gdo con vendite sostanzialmente stabili in presenza di una flessione degli altri formaggi duri Dop e di una crescita dei prodotti similari non Dop del 2%.
Decisamente positivi i dati sull’export che stanno diventando sempre più notevoli con Stati Uniti in testa (primo mercato), Europa e in evidenza nuovi mercati con Australia, SudAfrica, Medio Oriente e Paesi Asiatici. Proprio all’estero sono rivolti i progetti futuri del Consorzio che entro il 2020 si augura d’impiegare in export il 45-50% della produzione totale.
Altri obiettivi saranno conseguiti investendo nel marketing e nei controlli a sostegno dei produttori storici, ma anche delle leve future istituendo l’Università del Parmigiano Reggiano, un corso biennale che forma i futuri allevatori e amministratori di caseifici.
Rosanna Ojetti
italiaatavola
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