TripAdvisor Premium,
l'ultimo “ricatto”
1.200 euro
per «influenzare il cliente»
L'ultimo servizio di TripAdvisor dà la possibilità ai ristoratori, con 99,99 euro al mese (circa 1.200 l'anno), di comprarsi visibilità e manovrare l'opinione del cliente mettendo in risalto le opinioni più positive. Le testimonianze di chi non lo sceglie ci sono già: Roberto Peschiera, consulente, parla di una raffica di recensioni negative
TripAdvisor Premium, l'ultima iniziativa di TripAdvisor, l'ultima trovata. Ora il ristoratore non dovrà pagare pacchetti sottobanco per avere buone recensioni, addirittura potrà sceglierle egli stesso, le sue preferite, sponsorizzarle, raccontarsi con esse e con fotografie cercando di influenzare gli utenti: tutto questo alla modica cifra di 99,99 euro al mese. E già ci sono testimonianze di cosa accade se non si dà corda al Gufo: una pioggia di recensioni negative, e una caduta senza controllo, in fondo alla classifica. Una chiara ingiustizia, e mentre i ristoratori si scoprono con le mani legate, i sindacati di settore non muovono un dito.
Si è iniziato con commenti anonimi e false recensioni, raggiungendo l'apice quando i pareri dei recensori compulsivi hanno valutato locali chiusi o addirittura inesistenti. Impossibile per il ristoratore uscire da questo circolo vizioso. TripAdvisor non ha agito, tante parole al vento senza poi fatti concreti per rimediare a questa situazione, anzi... Dopo la “messa in vendita” di gadget con il proprio logo, scontati per i ristoratori che volessero (giustamente o ingiustamente?) scalare le classifiche, ora se ne torna all'attacco con l'ennesima iniziativa che fa storcere il naso: TripAdvisor Premium.
Come se non bastasse, quando già il “pacchetto base” già sapeva di truffa, ora la versione Premium pare promettere per il futuro un'ulteriore separazione tra quei ristoratori fedeli al Gufo e quelli che invece decidono di puntare sulle sole proprie forze. Già, perché se già “auto-estromettersi” dal portale non è possibile, e il ristoratore che non foraggia, viene penalizzato, con la versione Premium il divario si farà ancora più grande.
È tramite una mail personale, inviata ai singoli ristoratori, che Trip segnala questa nuova opportunità: «Per aiutare (il ristoratore in questione) a distinguersi dalla concorrenza su TripAdvisor e influenzare i potenziali clienti su uno dei siti di ristoranti più grandi del mondo, era necessario qualcosa di nuovo, efficace ed entusiasmante. Finalmente ci siamo: ecco a voi TripAdvisor Premium per i Ristoranti».
E passi che il Gufo già non controlli le recensioni che vengono pubblicate, passi anche che il ristoratore che sceglie questo servizio per aumentare la propria visibilità deve pagare a “uno dei siti di ristoranti più grandi del mondo” altri 99,99 euro al mese (per un totale di 1.200 euro l'anno, circa). Ciò che il servizio offre piuttosto è ciò che dovrebbe allarmare, secondo i criteri di veridicità richiesti dal settore.
Fare un'ottima impressione creando una Storyboard, così da essere ancora più visibili su Trip, senza alcun merito se non quello d'aver pagato. Ottenere poi le informazioni dettagliate necessarie a consolidare l'attività con dati sui clienti... ma soprattutto: «Mettete in mostra il vostro ristorante. Influenzate potenziali clienti mettendo in evidenza una delle vostre recensioni preferite: mostrate il meglio del vostro ristorante». Checché se ne voglia, ora si rasenta il fondo dell'ambiguità: TripAdvisor si nasconde tra le sue parole, proprio come i gufi fanno nel buio della notte, e cela dietro al “mettere in evidenza le proprie recensioni preferite”, un: lasciate in disparte quelle che odiate di più, penalizzate le critiche, sia vere che false - non importa -, e soprattutto, non fatelo grazie ai meriti, ma pagando.
Lanciato da poco, e già non mancano le critiche mosse dai ristoratori. Esemplificazione è il post pubblicato su Facebook da Roberto Peschiera, consulenze e formazione Food & beverage presso Total quality project, sulla di lui pagina “Gufo? No grazie!”, che riportiamo, integralmente, di seguito. Insomma, TripAdvisor propone, aiuta i ristoratori... ma lo fai obbligandoli, in un certo senso: se non si accetta, ecco le conseguenze, ecco l'impatto, ed ecco anche le mani alzate del Gufo, alla luce del giorno, che dice: «Io non ne sapevo niente».
E i sindacati, Confesercenti e Fipe in primis, responsabili per norma e definizione della tutela di questa categoria, sembrano le tre scimmie: non vedo, non sento e non parlo.
Si è iniziato con commenti anonimi e false recensioni, raggiungendo l'apice quando i pareri dei recensori compulsivi hanno valutato locali chiusi o addirittura inesistenti. Impossibile per il ristoratore uscire da questo circolo vizioso. TripAdvisor non ha agito, tante parole al vento senza poi fatti concreti per rimediare a questa situazione, anzi... Dopo la “messa in vendita” di gadget con il proprio logo, scontati per i ristoratori che volessero (giustamente o ingiustamente?) scalare le classifiche, ora se ne torna all'attacco con l'ennesima iniziativa che fa storcere il naso: TripAdvisor Premium.
Come se non bastasse, quando già il “pacchetto base” già sapeva di truffa, ora la versione Premium pare promettere per il futuro un'ulteriore separazione tra quei ristoratori fedeli al Gufo e quelli che invece decidono di puntare sulle sole proprie forze. Già, perché se già “auto-estromettersi” dal portale non è possibile, e il ristoratore che non foraggia, viene penalizzato, con la versione Premium il divario si farà ancora più grande.
È tramite una mail personale, inviata ai singoli ristoratori, che Trip segnala questa nuova opportunità: «Per aiutare (il ristoratore in questione) a distinguersi dalla concorrenza su TripAdvisor e influenzare i potenziali clienti su uno dei siti di ristoranti più grandi del mondo, era necessario qualcosa di nuovo, efficace ed entusiasmante. Finalmente ci siamo: ecco a voi TripAdvisor Premium per i Ristoranti».
E passi che il Gufo già non controlli le recensioni che vengono pubblicate, passi anche che il ristoratore che sceglie questo servizio per aumentare la propria visibilità deve pagare a “uno dei siti di ristoranti più grandi del mondo” altri 99,99 euro al mese (per un totale di 1.200 euro l'anno, circa). Ciò che il servizio offre piuttosto è ciò che dovrebbe allarmare, secondo i criteri di veridicità richiesti dal settore.
Fare un'ottima impressione creando una Storyboard, così da essere ancora più visibili su Trip, senza alcun merito se non quello d'aver pagato. Ottenere poi le informazioni dettagliate necessarie a consolidare l'attività con dati sui clienti... ma soprattutto: «Mettete in mostra il vostro ristorante. Influenzate potenziali clienti mettendo in evidenza una delle vostre recensioni preferite: mostrate il meglio del vostro ristorante». Checché se ne voglia, ora si rasenta il fondo dell'ambiguità: TripAdvisor si nasconde tra le sue parole, proprio come i gufi fanno nel buio della notte, e cela dietro al “mettere in evidenza le proprie recensioni preferite”, un: lasciate in disparte quelle che odiate di più, penalizzate le critiche, sia vere che false - non importa -, e soprattutto, non fatelo grazie ai meriti, ma pagando.
Lanciato da poco, e già non mancano le critiche mosse dai ristoratori. Esemplificazione è il post pubblicato su Facebook da Roberto Peschiera, consulenze e formazione Food & beverage presso Total quality project, sulla di lui pagina “Gufo? No grazie!”, che riportiamo, integralmente, di seguito. Insomma, TripAdvisor propone, aiuta i ristoratori... ma lo fai obbligandoli, in un certo senso: se non si accetta, ecco le conseguenze, ecco l'impatto, ed ecco anche le mani alzate del Gufo, alla luce del giorno, che dice: «Io non ne sapevo niente».
E i sindacati, Confesercenti e Fipe in primis, responsabili per norma e definizione della tutela di questa categoria, sembrano le tre scimmie: non vedo, non sento e non parlo.
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