La Cina celebra
l'anno del Gallo
Ma il Chianti ne vieta
l'uso in etichetta
Alcuni produttori del Chianti Gallo Nero hanno proposto al Consorzio un'operazione di marketing per valorizzare il simbolo anche in etichetta e "conquistare" i cinesi nell'anno del Gallo. Ma il Consorzio ha detto di no
Da venerdì 27 in Cina si apre l'anno del Gallo di fuoco. Un'occasione straordinaria di promozione dei vini del Consorzio del Chianti Classico che nel logo riportano tradizionalmente il gallo nero. È quanto hanno pensato alcuni produttori della rinomata area vinicola toscana che hanno chiesto al Consorzio di tutela di poter riprodurre anche in etichetta il gallo consortile per spingere le vendite nel mercato cinese.
Ma il Consiglio ha vietato un libero utilizzo del gallo nero per non svilire un marchio che ha appena celebrato i suoi primi trecento anni di storia. Lo rende noto il presidente del consorzio del Chianti Classico Sergio Zingarelli, a Roma per una presentazione delle iniziative dell'azienda vinicola di famiglia. «La Cina - ha osservato il presidente del Consorzio Zingarelli - ha finora rappresentato un mercato di nicchia per i vini del Gallo nero, e la piazza di Hong Kong, con una quota del 3% delle vendite all'estero, pesa quanto l'intero Paese della Grande Muraglia».
Prioritari per il Chianti Classico restano gli Stati Uniti che si confermano il primo mercato assorbendo circa il 31% delle vendite totali, seguiti dall'Italia al 20%, dalla Germania con il 12%, dal Canada con il 10%, da Regno Unito con il 5%, dai Paesi Scandinavi, Svizzera e Giappone al 4%. «Un successo global soddisfacente che - ha concluso Zingarelli - ha trovato una nuova accelerazione grazie al rilancio della denominazione svolto negli ultimi anni e culminato con l'introduzione nel 2014 della Gran selezione, che oggi rappresenta circa il 4% delle vendite dei vini del Gallo Nero. Abbiamo avuto il coraggio di puntare sulla Gran Selezione e di portare quindi l'affinamento a 30 mesi, sei mesi in più della Riserva col vincolo di dimostrare l'autoproduzione delle uve. La prima volta hanno seguito questa idea 24 aziende consociate, ora sono più di 100. E questo grande vino ha qualificato ulteriormente la nostra denominazione e in breve tempo si è posizionato nella sfera delle eccellenze enologiche mondiali, secondo il giudizio della critica internazionale».
Ma il Consiglio ha vietato un libero utilizzo del gallo nero per non svilire un marchio che ha appena celebrato i suoi primi trecento anni di storia. Lo rende noto il presidente del consorzio del Chianti Classico Sergio Zingarelli, a Roma per una presentazione delle iniziative dell'azienda vinicola di famiglia. «La Cina - ha osservato il presidente del Consorzio Zingarelli - ha finora rappresentato un mercato di nicchia per i vini del Gallo nero, e la piazza di Hong Kong, con una quota del 3% delle vendite all'estero, pesa quanto l'intero Paese della Grande Muraglia».
Prioritari per il Chianti Classico restano gli Stati Uniti che si confermano il primo mercato assorbendo circa il 31% delle vendite totali, seguiti dall'Italia al 20%, dalla Germania con il 12%, dal Canada con il 10%, da Regno Unito con il 5%, dai Paesi Scandinavi, Svizzera e Giappone al 4%. «Un successo global soddisfacente che - ha concluso Zingarelli - ha trovato una nuova accelerazione grazie al rilancio della denominazione svolto negli ultimi anni e culminato con l'introduzione nel 2014 della Gran selezione, che oggi rappresenta circa il 4% delle vendite dei vini del Gallo Nero. Abbiamo avuto il coraggio di puntare sulla Gran Selezione e di portare quindi l'affinamento a 30 mesi, sei mesi in più della Riserva col vincolo di dimostrare l'autoproduzione delle uve. La prima volta hanno seguito questa idea 24 aziende consociate, ora sono più di 100. E questo grande vino ha qualificato ulteriormente la nostra denominazione e in breve tempo si è posizionato nella sfera delle eccellenze enologiche mondiali, secondo il giudizio della critica internazionale».
italiaatavola
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