martedì 6 novembre 2018

Il futuro della pesca è la sostenibilità Nasce un progetto di filiera virtuosa

Il futuro della pesca 

è la sostenibilità
Nasce un progetto 

di filiera virtuosa



BluFish è un progetto nato per accompagnare i pescatori italiani in un cammino verso la sostenibilità ittica pensato dall'organizzazione internazionale no-profit Marine stewardship council. 

Un’economia in ascesa grazie ai mutati stili di vita dei consumatori che preferiscono sempre più questo alimento sulla tavola. Basti pensare che il comparto, secondo l'ultimo rapporto di Unioncamere, conta 200mila imprese, pari al 3,1% del totale nazionale per un valore di 43 milioni di euro, pari al 3% dell’economia italiana ed 800mila persone occupate, quasi il 3,5% dell’occupazione complessiva italiana.

(Il futuro della pesca è la sostenibilità Nasce un progetto di filiera virtuosa)

«Il nostro obiettivo è avere tutti gli attori di questa filiera seduti allo stesso tavolo - dichiara Ilaria Vielmini, fisheries manager di Msc - sia i player in ambito locale che quelli di profilo nazionale. Già possiamo vantare tra gli operatori coinvolti nomi del calibro di Findus, Rizzoli, Assoittica, Fao. Insieme selezioneremo imprese in un percorso comune verso la sostenibilità, fornendo supporto e strumenti idonei per migliorare le pratiche di pesca.

L'area operativa è il Mediterraneo, un bacino iper sfruttato per l'80-90% delle risorse e che vede a rischio alcune specie. La flotta italiana copre oltre il 30% delle imbarcazioni da pesca che operano in questo mare e generano il 51% dello sbarcato, la produzione della flotta nazionale dipende quasi interamente da questo indotto e si attesta intorno ai 900 milioni di euro annui. Noi vogliamo attivare un cambiamento operando attraverso lo sviluppo della comprensione delle attività di pesca nazionali, la valutazione scientifica della sostenibilità, l'individuazione delle buone pratiche, l'avanzamento della cooperazione tra le diverse realtà produttive, oltre a progressi nella gestione della pesca e alla creazione di valore per l'intero indotto. Ci tengo a precisare che questo progetto non é una certificazione ma un perfezionamento di tutte le pratiche esistenti».

BluFish si articolerà su cinque aree sub geografiche (Tirreno Centrale e Meridionale, Sardegna, Canale di Sicilia, Adriatico Meridionale e Ionio) secondo tre fasi: mappatura, pre-valutazione e piano d'azione.

La prima, attualmente in corso, ha visto censite oltre 2600 attività di pesca, di cui 50 selezionate insieme agli stakeholders per una analisi approfondita e si è focalizzata in particolare sull'Italia Meridionale ed Isole. Il modello adottato offre ad amministrazioni, pescatori, scienziati, operatori del mercato e Ong, la possibilità di trovare il percorso più efficiente per apportare miglioramenti ambientali. Un metodo che è stato applicato con successi ad altre aree del Mediterraneo, oltre che in Australia, Indonesia, Messico, Sud Africa, Giappone e Regno Unito. Dai primi risultati é emerso come molte specie siano in pericolo per sovra sfruttamento.

(Il futuro della pesca è la sostenibilità Nasce un progetto di filiera virtuosa)

Tra queste alcune molto diffuse quali pesce spada, tonno rosso, merluzzo, nasello, sardine. «Le misure di gestione della pesca in atto - spiega Loretta Malvarosa di Nisea - dalle dimensioni minime di sbarco alla grandezza delle maglie impiegate, sia a livello nazionale che regionale non sono sufficienti per ripristinare la situazione degli stock di pesce in una condizione ottimale. Servono misure di gestioni urgenti».

Nella seconda fase (da dicembre 2018 a marzo 2019) il progetto BluFish vedrá una scrematura delle attività di pesca. Le dieci selezionate insieme agli stakeholders saranno sottoposte ad una pre-valutazione sulla base degli standard di sostenibilità Msc, criteri che vedono certificati già più' di trecento pescherecci in oltre 34 Paesi del mondo per nove milioni di tonnellate di pesce all'anno, pari al 12% delle catture mondiali. Infine nel piano d'azione conclusivo (ottobre 2019-marzo 2020) si formuleranno dei piani d'azione per intraprendere i miglioramenti delle imprese coinvolte.

«È un percorso difficile ma ormai obbligato - sostiene Elena Ghezzi di Alleanza Cooperative - bisogna promuovere verso i pescatori pratiche virtuose, le uniche che garantiscono la sostenibilità dei nostri mari. Una strada da percorrere per incentivare tali comportamenti potrebbe essere quella di premiare la responsabilità».

«Ricordo - conclude Vielmini - che questo è un progetto trasversale accessibile a tutti che riguarda qualsiasi tipo di pescato, da un prodotto premium a quello primo prezzo. Unico requisito la sostenibilità».
di Sabino Cirulli
Per informazioni: www.msc.org

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