Tra incuria
e abusivismo
edilizio,
è tempo
di combattere
la disonestà
Il clima “pazzo” degli ultimi tempi sta mettendo in ginocchio l’Italia tra disastri ambientali e morti. L’imprevedibilità della natura non si può contrastare ma limitare i danni con il rispetto delle leggi è doveroso
Di fronte alla tragedia di famiglie “cancellate” da eventi naturali il silenzio è d’obbligo, per rispetto e per partecipazione al dolore. Quando la natura ha però poche colpe (se non quella di essere imprevedibile) e l’elenco di chi ha responsabilità si fa invece drammaticamente imbarazzante tanto è lungo, non si può tacere. Dimenticando la rabbia che istintivamente sorge spontanea, e andando oltre l’indignazione e la protesta che da anni sentiamo ripetere da tutti i politici - rossi, azzurri, gialli o verdi che siano, poco cambia - è giunto il tempo perché il degrado idrogeologico e l’abusivismo edilizio diventino uno dei primi punti dell’agenda politica del Paese.
Anche alle più efficienti Germania o Francia capita a volte di avere regioni allagate per la furia degli elementi, ma difficilmente alle colpe del clima si sommano quelle dell’incuria o della connivenza delle istituzioni. In Italia esistono generazioni di pubblici amministratori, burocrati e magistrati che andrebbero “bannati” per sempre per gli enormi danni che per incapacità, insipienza o complicità hanno fatto al territorio e alle comunità. Le case abusive costruite nelle aree golenali dei fiumi, o comunque entro i limiti interdetti per sicurezza, sono da sempre mine pronte ad esplodere in qualunque momento. Così come le costruzioni in aree soggette a frane o nelle zone vulcaniche.
Pensiamo alle falde del Vesuvio per non avere dubbi su ciò che potrebbe accadere. Oltre al rischio di morte che questi edifici rappresentano - e costantemente ne abbiamo la prova - ci sono anche gli scempi che ne derivano per il degrado del paesaggio, che è un bene ed una risorsa di cui l’Italia si sta giorno dopo giorno depauperando mettendo a rischio il nostro turismo. Pensiamo alle coste degradate di gran parte del Sud Italia, con villaggi abusivi quasi senza soluzione di continuità.
Ma c’è anche un problema, forse ancora più grave, che attiene strettamente ai rapporti sociali e alla mancanza di senso civico. Il non rispetto delle leggi porta infatti con sé abitudini e atteggiamenti che diventano immorali, prima ancora che illegali, e che sconfinano nella criminalità. Istituzioni che non controllano od altre che impediscono di fare rispettare le norme (e i Tar in questo senso a volte sono forse l’elemento più degradato della catena delle connivenze anche involontarie) fanno da collante ad atteggiamenti diffusi coi quali si vogliono sempre tutelare pretestuosi diritti inesistenti.
Certo demolire tutto e in fretta non sarà facile. Ma questa è una strada obbligata, da cui non si esce certo con qualche condono edilizio che allungherà solo l’elenco di chi domani potrebbe avere le mani sporche di sangue per qualche altra tragedia. Gli abusi edilizi valgono come il furto o la corruzione. Anzi sono una delle tante facce della disonestà a cui l’Italia si è abituata. Anche un certo ambientalismo oltranzista ha la sua colpa, per essersi spesso fermato al sogno di un ambiente che non ha bisogno dell’uomo per essere regolato. E purtroppo se a livello mondiale non si interverrà per fermare la corsa all’aumento della temperatura del pianeta, tragedie come quelle della villetta abusiva di Palermo diventeranno cronaca quotidiana.
di Alberto Lupini
direttore
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