venerdì 27 maggio 2022

Agriturismi come hotel: in Veneto esplode la rabbia degli albergatori

 

Agriturismi come hotel: in Veneto esplode la rabbia degli albergatori, ma è una guerra tra poveri

Il nocciolo del contendere è la volontà di modificare il Regolamento regionale che disciplina le attività agrituristiche e che ha portato il numero di posti letto negli agriturismi da 30 a 45. Per le associazioni che tutelano gli albergatori ha vinto la lobby degli agricoltori, ma in realtà i numeri non sono dissimili da quelli di altre Regioni come la Lombardia




LRegione Veneto ha avviato l'iter per la modifica della legge che regola le attività degli agriturismi. Di fatto, vorrebbe portare da 45 a 60 i posti letto, un cambiamento che ha scatenato una dura presa di posizione da parte degli albergatori, difesi a spada tratta dalle rispettive associazioni di categoria, che reputano questo provvedimento come concorrenza sleale. Sono volate parole pesanti tanto che il presidente di Confturismo Veneto Marco Michielli ha dichiarato che il risultato è frutto della «lobby degli agricoltori, la più influente in Regione».  A difesa degli agriturismi si sono invece schierati Coldiretti e Confragricoltura. «rappresentiamo il 2% del comparto turistico veneto, un piccola nicchia che non deve continuare a essere una riserva indiana», ha dichiarato il presidente di Agriturist veneto Leonardo Granata.

Il timore è che si sia dato vita a una “guerra tra poveri”. Nella vicina Lombardia la Regione ha portato l’aumento dei posti letto negli agriturismi da 60 a 100 senza scatenare polemiche più accese. E nelle altre Regioni la situazione è simile.

Agriturismi come hotel, in Veneto esplode la rabbia degli albergatori, ma è una guerra tra poveri

Agriturismi come hotel: gli albergatori veneti non ci stanno

La nuova legge quadro in discussione in Regione Veneto, che prevede l’aumento dei posti letto negli agriturismi sta scatenando un vero e proprio vespaio. Da una parte gli agricoltori e dall’altra gli albergatori si sono messi l’elmetto e hanno dato vita a un vero e proprio conflitto.

Nonostante l’opera di mediazione fatta dalla Regione per cercare di venire incontro alle esigenze di tutti, l’aver innalzato il numero di posti letto da 30 a 45 negli agriturismi (che ne chiedevano invece 60), estendendo la possibilità di ospitare i villeggianti anche alle aziende di eno e oleoturismo ha mandato su tutte le furie gli albergatori e tutte le loro associazioni di categoria. A parlare per tutti è stato Marco Michieli, presidente di Confturismo che ha bollato il provvedimento a vantaggio «della Lobby degli agricoltori, la più influente della Regione».  «Così si incentiva un regime di concorrenza tutt’altro che leale tra il mondo del turismo e quello dell’agriturismo, grazie alla fiscalità agevolata di cui godono questi ultimi - ha dichiarato al Corriere del Veneto -  Non possono esserci imprenditori di Serie A e di Serie B».

Gli albergatori contestano inoltre anche la possibilità che la Regione nella sua legge ha previsto che gli agriturismi possano distribuire anche cibi d’asporto e  somministrare i cibi nelle sagre e nelle fiere come dei veri e propri catering.

Gli alberghi propongono di modificare la legge

Federalberghi e Fipe Veneto in una nota hanno dichiarato in una nota pubblicata dal Corriere del Veneto di trovare «intempestivo e  decontestualizzato dall’attuale stato in cui versa il settore turistico l’aumento della ricettività degli agriturismi. La mediazione di portare i posti letto a 45 può essere ricevibile, ma solo se vincolata al recupero degli edifici esistenti».

In loro supporto si è schierata anche Faita-Federcamping che chiede per gli agriturismi l’identico trattamento fiscale. «Oggi gli Agri-campeggi hanno un tetto di 30 ospiti e vogliono innalzarlo a 60 – ha dichiarato il presidente Alberto Granzotto in una nota – Chiedono di innalzare il numero di piazzole e di edificare bagni o aree benessere, senza dovere mettere mano alla destinazione d’uso dei terreni».

 La replica degli agriturismi  

Il regime che regola il settore degli agriturirsmi in Veneto, a detta degli stessi addetti ai lavori, è uno dei più rigidi della Regione.

La legge regionale del Veneto impone ai proprietari di servire il 50% dei prodotti alimentari provenienti dallo stesso agriturismo.  Si possono inoltre utilizzare il 35% di prodotti regionali provenienti da altre aziende agricole dove si producono soltanto prodotti alimentari. Un provvedimento fatto per promuovere e valorizzare le tipicità locali. Infine, c'è la questione dei posti letto che gli agriturismi volevano portare a da 30 a 60. Ma la cifrà è poi scesa a 45 per evitare di scatenare polemiche che invece non sono mancate.

A difesa degli agricoltori si è schierata Terra Nostra Coldiretti che sulle pagine dell’Arena ha parlato di «incomprensioni» e si è detto disposto a un confronto con la controparte.

E sulla stessa linea d’onda si è speso anche Agiturist Veneto. «Sono quattro anni che lavoriamo a questa legge, in pratica fin dalla precedente legislatura regionanale; abbiamo cominciato parlandone fra di noi e poi estendendo il confronto a tutti i soggetti interessati. La revisione della legge si era necessaria, anche per normare l'offerta turistica per il settore del cicloturismo e di quello ippico o a quello legato alle Ville Venete - ha premesso il presidente di Agriturist Veneto Leonardo Granata - Il nostro intento fin dall'inizio è sempre stato di integrare l'offerta di turismo in Venetonon di prevaricare o di ostacolare lo sviluppo del settore alberghiero.  In Veneto le nostre attività sono 1.450 e 970 sono quelle che offrono ospitalità. Rappresentiamo solo i l2% del comparto turistico veneto, una piccola nicchia che non deve continuare a essere una riserva indiana. Siamo stati noi stessi a proporre di ridurre il tetto massimo di posti letto spostandolo da 60 a 45, mentre l'intenzione iniziale era di dare a ogni singolo gestore la possibilità di farlo a piacimento, garantendo quindi la libertà di impresa. Non vediamo perché se una grande azienda agricola non possa ristrutturare le vecchie cascine, che da noi si chiamano Barchesse (edificio rurale di servizio, tipico dell'architettura della villa veneta, destinato a contenere gli ambienti di lavoro,  ndr), per salvarle dall'abbandono e al tempo stesso ampliare l'offerta turistica».

Sulla vicenda è intervenuto anche Augusto Congionti, presidente nazionale di Agriturist. «Non entro nel merito delle varie leggi regionali che regolano la materia. Di queste polemiche se ne sente parlare spesso in varie parti d'Italia - ha premesso - Però, se il rapporto di connessione tra attività agricola e attività agrituristica è rispettato non vedo perché una grande azienda non debba poter prevedere di ospitare un congruo numero di ospitimagari riqualificando antichi cascinali. Bisogna inoltre considerare che in certe zone d'Italia, in particolare nell'entroterra, gli agriturismi sono spesso le uniche aziende turistiche del territorio, le uniche che valorizzano i prodotti locali e le uniche che alimentano le economie della zona».

Augusto Congionti Agriturismi come hotel: in Veneto esplode la rabbia degli albergatori, ma è una guerra tra poveri

Augusto Congionti

Le Regioni si sono mosse in ordine sparso

È compito delle Regioni disciplinare gli agriturismi, ma basta spostarsi dal Veneto alla vicina Lombardia per capire che i numeri dei posti letto sono anche maggiori rispetto a quelli di cui si sta discutendo in Veneto.

Sono infatti stati aumentati da 60 a 100 dei posti letto col fine di «valorizzare e sviluppare l’ospitalità offerta dalle strutture agricole».

Ecco altri dati sull'ospitalità in varie Regioni riportate dal sito Agriturismo.it. Leggendoli si capisce che viaggiando per l'italia il panorama cambia Regione per Regione. Ecco alcuni esempi:

Emilia Romagna

Secondo quanto riporta il sito Agriturismo.it in Emilia Romagna è previsto un numero massimo di dodici camere (con tre letti in media) e di otto piazzole adeguatamente attrezzate, elevabili a diciotto camere e quindici piazzole nei parchi nazionali, nelle aree protette e nei siti della Rete “Natura 2000” .

Friuli Venezia Giulia

In Friuli, per quanto riguarda l'ospitalità è possibile ospitare fino a 30 persone in massimo 15 stanze da letto. L’ospitalità in spazi aperti può raggiungere al massimo 20 piazzole / unità di sosta.

Piemonte

Numero massimo ospiti: non superiori a 25Per quanto riguarda la somministrazione di pasti, non si possono superare i sessanta coperti (limite che può essere superato solo in caso di scolaresche in visita all’azienda agrituristica). Per quanto riguarda il soggiorno in spazi aperti, non si può superare il massimo di tre tende o caravan.

Valle d'Aosta

Le strutture destinate all’esercizio delle attività agrituristiche devono essere in congrua correlazione con le dimensioni e l’organizzazione dell’azienda agricola e, in ogni caso, rapportate ad un’utenza non superiore a:

16 posti letto, per la locazione di camere con prestazione del servizio di prima colazione, mezza pensione o pensione completa qualora, congiuntamente alla predetta attività, sia svolta anche l’attività di ristorazione;
24 posti letto, per la locazione di camere con prestazione del servizio di mezza pensione o pensione completa;
16 posti letto, per la locazione di alloggi;

Sardegna

Per le aziende aventi superficie minore o uguale a 10 ettari il limite massimo per l’ospitalità presso l’abitazione dell’imprenditore agricolo e in altri fabbricati situati nell’azienda agricola è di 6 camere e 10 posti letto. Per lo stesso tipo di azienda il limite massimo per l’ospitalità è di 5 piazzole e 15 campeggiatori.

Per le aziende di dimensioni superiori è stabilito un incremento di un posto letto e di un campeggiatore per ogni ettaro oltre i 10, con il limite massimo di 12 camere e 20 posti letto e di 10 piazzole e 30 campeggiatori. IAT

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