mercoledì 26 giugno 2024

Opificio Italia, racconta la storia del made in Italy

 

Opificio Italia, 

una mostra fotografica 

che racconta la storia 

del made in Italy

La mostra, in scena a Roma fino al 21 agosto, celebra il “saper fare” italiano attraverso 150 scatti che raccontano la storia di aziende manifatturiere, agroalimentari e dell'Horeca

di Mariella Morosi

Il "saper fareitaliano viene celebrato a Roma in una mostra fotografica allestita a Confimi Industria, l'associazione che rappresenta le Pmi (Piccole e medie imprese italiane) guidate da Paolo Agnelli. Le immagini sono tratte dagli archivi storici di oltre 50 aziende manifatturiere nate nel secolo scorso che hanno contribuito a creare prodotti che oggi sono il segno distintivo di un'eccellenza apprezzata in tutto il mondo. È un amarcord in cui ci riconosciamo tutti, attraverso le conquiste dell'industria agroalimentare italiana ma anche della ristorazione e di quello che oggi è conosciuto come settore Horeca. Molte sono tratte dagli album di famiglia perchè sono state principalmente piccole aziende nate inizialmente intorno a un'idea e successivamente realizzate con successo. Molte le aziende dell'industria agroalimentare che hanno condiviso ricettari, manuali, storiche pubblicità, foto di antichi stabilimenti, diplomi, attastati e anche istantanee di vita familiare e professionale. I 150 scatti, divisi in tre tappe, rappresentano un viaggio tra le immagini del progresso e dell'evoluzione del Paese e della nostra storia in cui molti talenti hanno lasciato il segno.

Opificio Italia, una mostra fotografica che racconta la storia del made in Italy

Opificio Italia, la mostra che racconta l'evoluzione del Made in Italy

Opificio Italia, un viaggio fotografico 

nel cuore del "saper fare" italiano

Questo è un possibile itinerario del viaggio: si parte con "Logos Opificio" che racconta la trasformazione del marchio in un logo grafico, quando ancora il prodotto era più importante del brand. In "Interno Opificio" invece le immagini ci fanno entrare negli antichi magazzini, nelle officine, negli stabilimenti, nei ricoveri per i mezzi di trasporto, tra i grembiuli delle donne operaie e le tute da lavoro degli uomini. Mostrano i bambini in posa che abbracciano nuovi macchinari come persone di famiglia, e lavoratori e fondatori si confondono attorno alle macchine perché il lavoro suggerisce lo stesso impegno. In "Esterno Opificio" infine è racchiuso il mostrarsi al mondo, farsi vetrina. I prodotti escono dai capannoni, diventano strumenti per conquistare il mercato. Sono le immagini delle pubblicità, tra bozzetti, claim, slogan e cartoline, gli stampi e i registri, i diplomi e i francobolli, le sponsorizzazioni sportive. Tra le tante immagini, il "Poveri ma belli" di Carrera Jeans, il frame dello spot tv più longevo di Pennelli Cinghiale “per dipingere una parete grande…”, il poster della prima dinamo di Tre spade, i bozzetti per i videogames Atari di Publitrust. 

In "Memorabilia Opificio" tornano ancora i ricordi.  Le imprese diventano prodotto: Baldassare Agnelli è lo spremiagrumi per l'Andrea Doria e la borraccia in alluminio scambiata tra Coppi e Bartali. Le sue pentole in alluminio faranno strada:  già pensate e progettate per cuocere in maniera salubre, come nel caso della pentola a vapore “problem” o per cuocere più pietanze insieme risparmiando gas come vuole la “pentola quadrifoglio” (1925-1935). Belleli è il primo trasporto fluviale per galleggiamento dei manufatti, Cartoni sono le cineprese dei film di Fellini, Rossellini e De Sica, Sgaravatti è i giardini del Vaticano, Titanus è il ciak del Gattopardo, Barzanò e Zanardo è il documento di registrazione del brevetto “L'uomo lavora, il pavesino ristora” della Pavesi.  I macinacaffè di Tre Spade arrivati sul mercato i primi anni del Novecento, insieme al caffè espresso. E ancora, i coltelli di Premana dell'azienda Montana forgiati dal 1925. E i Salumi Fretelli Storti, salumificio nato nel 1900 inizialmente specializzato in insaccati della tradizione mantovana.

Opificio Italia, una mostra fotografica che racconta la storia del made in Italy

Opificio Italia, la mostra fotografica che celebra il "saper fare" italiano

E poi ci sono i claim che raccontano le aziende. Ed ecco “La guerra abbatte gli impianti ma non lo spirito”. Pietro e Luigi Marcati di ritorno dalla Grande Guerra rilevano la storica Farmacia di Veronella. Era il 1919. Partendo dai preparati galenici si specializzano in breve nell'arte della produzione di liquori. C'è poi la storia di Elisa Antonini che ha trasformato la sua attività di apicoltrice in una vera e propria impresa. La prima a produrre biologicamente. Miele sì ma anche marmellate e creme di cacao e nocciola. Capostipite della Rigoni di Asiago che nasce negli anni Venti del secolo scorso, su un altopiano ancor oggi complicato logisticamente per via dell'alta quota. “Dal 1967 conserviamo passione”. È il caso di Fratelli Belotti conserve alimentari che lavorano affinché si possa trovare la tradizione in ogni barattolo: ortaggi, formaggi, funghi, salse e battuti. Ci sono anche le storie di treni presi al volo. Primo Mazzari trasportava frutta, ma la produzione abbondante si scontrava con i limiti dei magazzini locali. Era il 1958 quando ebbe l'idea di raccogliere la merce in esubero con l'intento di produrre sidro da vendere alle distillerie di zona. Nascono così le Distillerie Mazzari.

“Opificio Italia”, organizzata in occasione della prima Giornata nazionale del made in Italy istituita dal ministero delle Imprese e del made in Italy è allestita nella sede nazionale di Confimi Industria, in via Tagliamento 25 ed è visitabile fino al 21 agosto, la Giornata nazionale dell'imprenditore (visite dal lunedì al venerdì dalle 9:30 alle 13)

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