lunedì 28 novembre 2016

Storia di un falegname danese col pallino dei giocattoli

 Storia di un falegname danese 
col pallino dei giocattoli

 Storia di un falegname danese col pallino dei giocattoli che fonda
un impero internazionale: dal legno ai videogiochi LEGO: 100 anni  dei mattoncini sempre più digitali.
Le ultime generazioni non possono non aver giocato almeno una volta con i mattoncini Lego: si inizia a due-tre anni con i pezzi più grandi e mano a mano i mattoncini si rimpicciolivano e si aggiungevano - nella grande scatola del Lego presente in ogni famiglia dagli anni ‘60 in poi - le ruote per le automobiline o le ‘basi’ per costruire le case. I quarantenni di oggi da piccoli giocavano già con gli omini di Lego: indiani e cow boy, astronauti e pirati, pompieri e poliziotti. Insomma un po’ tutti, che siano stati genitori o figli o nipoti, devono festeggiare i 100 anni della fabbrica dei sogni Lego, fondata nel 1916 da Ole Kirk Christiansen che iniziò come falegname ma si fece trasportare dal “pallino” per i giocattoli, cosa che fu la sua fortuna. Ripercorriamo qui le principali tappe dei Lego.
IL NOME - Christiansen coniò per i suoi giocattoli il nome Lego prendendo ispirazione dalla locuzione in lingua danese leg godt (“gioca bene”). Solo in seguito si accorse della similitudine con il verbo latino lego, che può significare anche “metto insieme” (ma è una traduzione piuttosto libera di un verbo di solito tradotto con “raccolgo”, “scelgo”). C’è poi il fatto che in finlandese, legot (forma plurale di lego) è usato come termine gergale per indicare i denti umani, a causa della loro forma rettangolare. CAMIONCINI E MATTONCINI - Il Lego come lo conosciamo noi, ovviamente, per nascere deve aspettare l’invenzione e la diffusione della plastica. Christiansen ne fu entusiasta e la introdusse nella propria produzione inventando il primo giocattolo modulare: un camion scomponibile, formato da diversi elementi assemblati a incastro. In seguito, gli elementi di cui erano composti i giocattoli divennero i mattoncini: nel 1947, Ole Kirk e Godtfred crearono infatti i primissimi esemplari di mattoncini assemblabili in plastica. Nel 1958 fu studiato il mattoncino Lego che tutti conosciamo e i pezzi furono migliorati con l’inserimento di un cilindretto nella cavità inferiore, che aggiungeva supporto alla base permettendo maggiori opzioni di collegamento e stabilità dei pezzi.

LO SBARCO IN ITALIA - Nel 1961 l’azienda diventa globale e vende i suoi prodotti da Singapore al Marocco passando per il Giappone e l’Australia. Ovviamente sbarca anche in Italia.
LE RUOTE - Il 1961 ed il 1962 videro l’introduzione delle prime ruote, un’innovazione che consentì di costruire automobili e altri veicoli con i mattoncini. Sempre in questo periodo, la Lego introdusse una speciale linea di mattoncini più grandi, adatti ai bimbi in età prescolare. Nel 1964 furono per la prima volta inclusi i manuali di istruzione nelle confezioni. Una delle serie di maggior successo fu il sistema “Treno”, prodotto a partire dal 1966: c’era un piccolo motore a 4,5 volt, poi fu introdotto un motore a 12 volt.
LEGOLAND - Nel 1968 a Billund - dove nel frattempo era stato costruito un aeroporto - nasce Legoland, il primo parco a tema dedicato ai mattoncini: solo nel primo giorno venne visitato da tremila persone, che ammiravano modellini di città in miniatura interamente costruiti con i mattoncini Lego. Il parco LEGO di 12.000 metri quadrati ebbe nel primo anno 625.000 visitatori e nei vent’anni successivi crebbe di dimensioni fino a diventare otto volte la grandezza originale, e raggiungere la media di circa un milione di visitatori l’anno. Nel 1968 furono vendute oltre 18 milioni di confezioni di Lego.

GLI OMINI - Negli anni ‘70 l’azienda conobbe un boom di vendite ma anche un rifiorire creativo: nacquero gli omini di “Lego family”, che all’inizio erano “giganti” nelle casette di Lego e non entravano dalle porte. In seguito divennero più piccoli e con braccia e gambe mobili. Intorno alla fine del decennio nacquero i “Technic”, che consentono di creare macchine complesse sfruttando ingranaggi, leve e piccoli motori.
LA RIVOLUZIONE DIGITALE - Negli anni ‘80 esce la serie “Light & Sound” che aggiunge luci e suoni ai mattoncini ‘”comandati” dal Technic Control Center, mini-computer che consente di programmare e gestire le azioni dei vari motori. Nel 1996 l’azienda apre il suo sito web, l’anno successivo introduce il primo CD-Rom all’interno di un set e sempre nel 1997 esce “Lego Island”, il primo vero videogioco Lego.
IL PRESENTE: NEXO - Nel 2016 i bambini vivono le loro avventure in due dimensioni, quella reale e quella virtuale e così anche Lego si è evoluta e i suoi creativi hanno inventato “Nexo Knights”, un set con cui creare castelli e armi medioevali che interagiscono con una App che li trasforma in un videogioco. Il lancio mondiale è avvenuto in gennaio: un gruppo di quasi 100 designer - che arrivano da ogni angolo del mondo - ha lavorato al progetto per un paio d’anni. Due di loro, il francese Frederic Roland Andre e l’americana Melissa Pickering spiegano: “Abbiamo immaginato l’eterna lotta tra il bene e il male (ambientata in un Medioevo techno-fantasy, ndr) dove 5 cavalieri devono difendere il regno dal cattivo Merlok 2.0 e dai suoi aiutanti. Per farlo servono dei super poteri dai nomi buffi, dalle Banana Bombs al Chicken Power, sono quasi 200 e sono scudi che si trovano nelle scatole di Lego ma anche nei siti web della Lego o in televisione” dove va in onda il cartone animato Nexo Knights. Con un’App le minifigures, gli omini gialli della Lego, diventano digitali e il gioco continua sotto forma di videogame. Il digitale non cannibalizza il gioco fisico perché, spiegano, “si integrano e ampliano l’esperienza, i bambini costruiscono la loro storia ma poi la condividono con gli amici, si scambiano i poteri” e il gioco si rinnova con milioni di combinazioni possibili, proprio come succede con i mattoncini.


IL FUTURO: LA SVOLTA VERDE - Ora Lego cerca un nuovo look per i suoi mattoncini e ha avviato studi per trovare alternative “più amiche dell’ambiente” rispetto alla plastica. Il processo - riporta il Wall Street Journal - sarà lungo: si stima che non sarà concluso prima del 2030 e che i clienti potrebbero anche non accorgersi del cambiamento “fondamentale”. Quindi, caccia al materiale in grado di sostituire la plastica dei mattoncini: Lego non esclude nulla, ma preferirebbe che la nuova plastica arrivasse da materiali riciclabili.

PanoramaEdit

Nessun commento:

Posta un commento