Olio di qualità
al bivio
Esportarlo
o promuoverlo
in Italia?
Vent’anni fa pensavo che il problema per tutti i produttori di qualità fosse dove reperire olio una volta terminato per l’eccessiva richiesta di consumatori, ristoranti e pubblici esercizi.
Era così buono, anche se il prezzo era piuttosto alto, che lo avrebbero ordinato prima ancora che venisse franto.
Ce l’ha fatta brillantemente il vino, con un mercato sempre in grande espansione sia tra le nostre mura amiche, sia all’estero. Per non parlare per esempio della birra artigianale, che oggi conta più di 800 microbirrifici di altissima qualità che riescono a entrare nelle nuove pizzerie gourmet delle grandi città, come nelle osterie di periferia.E per l’olio extravergine di qualità? Sempre la stessa storia, da quattro lustri o forse più. Esiste una rete commerciale (gli inglesi la chiamerebbero lobby, i colombiani cartello) che riesce a mantenere basso il prezzo di un grasso che fanno passare per extravergine, a discapito dei seri e ancora per poco probabilmente innamorati dell’olivicoltura che con fatica e sacrificio continuano a imbottigliare il loro nettare.
E allora che fare per questi paladini del vero Made in Italy dell’agricoltura? Ci sono due macro strade che possono aiutare i nostri oliandoli; la strada del commercio estero, bramando giorno e notte che arrivi una mail di richiesta di un pancale del loro extravergine migliore per la ricca Europa del nord o per qualche regione degli States; o dalla sorprendente e sempre più ricca Cina. Oppure, come farebbe un bambino, che cerca di sistemare i suoi mattoncini uno per uno finché non termina la sua creatura, i produttori e gli opinion leader possono provare la strada dell’assaggio fatto con dedizione e cura a ogni consumatore, sommelier o turista che passi all’interno dei nostri confini nazionali per comprendere, una volta annusato e assaggiato l’olio da 5 euro al litro, che quello da 15 o 20 euro è davvero quello eccezionale, che andrà a esaltare le nostre pietanze e soprattutto che aiuterà la nostra salute. Ovviamente il secondo passaggio è il più lungo, logorante e forse più incerto, ma senz’altro la soddisfazione ricevuta nel vedere acquistare una bottiglia di olio buonissima rispetto ad una anonima e di olio spesso difettoso, è indescrivibile.
Noi, insieme all’Accademia Maestrod’olio, cercheremo di portare in giro per l’Italia, soprattutto quella turistica, il profumo delle decine e decine di varietà disseminate in tutte le vallate, i litorali e le colline dei nostri paesi. Un lavoro che durerà tutta l’estate, per invitare, convincere e sconvolgere tutti quei consumatori che ancora oggi ignorano quale sia l’olio di estrema qualità rispetto a un olio anonimo.
di Fausto Borella
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