Non solo robot: arriva AI FOOD, l'intelligenza artificiale che collabora con Cracco
Il software è stato progettato dalla Maestro Martino Food Academy e dall'Università di Torino per affiancare cuochi e professionisti nella creazione di ricette e menu personalizzatie soluzioni gastronomiche su misura, grazie a un'IA formata sulla cucina di Carlo Cracco. In un'intervista, Paola Pisano, docente di UniTo, ci spiega come funziona e quale sarà il suo futuro
Un'intelligenza artificiale capace di generare ricette personalizzate, costruire menu su misura e persino correggere errori tecnici durante la preparazione dei piatti. È questo, in sostanza, AI FOOD, un progetto che porta l'IA direttamente dentro le cucine, affiancando chef e professionisti della ristorazione in un lavoro quotidiano sempre più legato alla creatività, alla sostenibilità e all'efficienza. Dietro l'iniziativa ci sono la Maestro Martino Food Academy, il laboratorio di intelligenza artificiale dell'Università di Torino, guidato da Paola Pisano (docente di Economia dell'innovazione ed ex ministra dell'Innovazione e digitalizzazione), e lo chef Carlo Cracco. AI FOOD è stato presentato in anteprima durante l'edizione 2025 di Identità Golose a Milano, ma l'obiettivo va ben oltre l'evento: costruire uno strumento di lavoro concreto per il mondo della gastronomia.
Come funziona AI FOOD e perché non vuole sostituire gli chef
AI FOOD non è un software pensato per fare concorrenza ai cuochi. Anzi, è pensato per lavorare insieme a loro. Si basa su un'infrastruttura costruita partendo da modelli esistenti - come ChatGPT - ma completamente personalizzata per rispondere a esigenze gastronomiche. Il sistema è stato addestrato sulle ricette di Carlo Cracco e sulla cucina italiana in generale ed è in grado, come annunciato in apertura, di proporre varianti di piatti, creare menu stagionali o sostenibili, adattare preparazioni in base ad allergie o intolleranze e fornire suggerimenti tecnici in fase di preparazione.
Lo chef Carlo Cracco
A rendere il progetto ancora più interessante è la struttura modulare: al suo interno l'intelligenza artificiale è divisa in “agenti”, ognuno specializzato in un compito diverso. C'è chi si occupa di personalizzare ricette, chi genera immagini per gli impiattamenti, chi costruisce menu su misura. Il risultato è uno strumento flessibile, pensato in primo luogo per la formazione dei cuochi - grazie al lavoro della Maestro Martino Food Academy - ma con prospettive di applicazione anche nei ristoranti, negli hotel e, in futuro, tra i consumatori privati.
n'intelligenza artificiale per chi lavora nella ristorazione
Come ci ha raccontato Paola Pisano, direttrice del laboratorio dell'Università di Torino, l'obiettivo non è quello di creare una nuova intelligenza artificiale proprietaria, bensì quello di personalizzare i migliori modelli esistenti per rispondere alle esigenze concrete del mondo food. AI FOOD, infatti, è pensato per velocizzare processi che oggi possono richiedere settimane di lavoro, ma che grazie alla tecnologia diventano questione di minuti. Inoltre, si tratta di uno strumento inclusivo, che punta a rendere la formazione gastronomica accessibile anche a chi non può frequentare corsi o scuole di cucina. E che può affiancare lo chef professionista anche nella gestione quotidiana del ristorante, aiutandolo a creare menu personalizzati per i clienti o a ottimizzare la gestione degli ingredienti. Di seguito, la nostra intervista a Paola Pisano.
AI FOOD, l'intervista di Italia a Tavola a Paola Pisano
Come è nato il progetto AI FOOD insieme a Carlo Cracco?
Come spesso accade, ci siamo incontrati e confrontati ed è nata l’idea. L’intenzione era quella di applicare l’intelligenza artificiale a un ambito nuovo come quello della cucina, ed è così che abbiamo avviato il progetto insieme.
Come funziona concretamente questa intelligenza artificiale? È simile a ChatGPT?
Sì, possiamo definirla una sorta di ChatGPT, ma con delle caratteristiche molto specifiche. Abbiamo preso un’intelligenza artificiale e l’abbiamo formata sulla cucina di Cracco, sulle ricette, sulle tecniche culinarie italiane. Nel backend abbiamo sviluppato diversi sottosistemi, ognuno dei quali ha un compito preciso: chi personalizza ricette, chi genera immagini per gli impiattamenti, chi crea menu. È un lavoro complesso che però consente di ottenere risultati molto efficaci.
Attualmente si concentra solo sulla cucina di Cracco?
Sì, lavora sulle ricette di Cracco e su tutta la cucina italiana. È in grado di creare menu personalizzati sulla base delle esigenze dell’utente: menu sostenibili, a basso costo, che rispettano intolleranze alimentari o richieste particolari.
In cosa si differenzia rispetto alle altre intelligenze artificiali disponibili oggi?
Il nostro obiettivo non è creare un’intelligenza artificiale migliore delle altre, ma sviluppare applicazioni concrete nel mondo food. Utilizziamo i migliori modelli esistenti e li personalizziamo per ottenere risultati utili in cucina: nuove ricette, suggerimenti, impiattamenti, ma anche supporto pratico per correggere errori durante le preparazioni.
Avete già pensato ad applicazioni future anche nel mondo della ristorazione o degli hotel?
Certamente. Oggi AI FOOD è pensato soprattutto per la formazione, ma può essere utilizzato anche nei ristoranti per costruire menu personalizzati insieme ai clienti o per migliorare l’efficienza della cucina. L’ambito hotellerie è un’altra possibilità, ma richiederebbe un progetto ad hoc.
È uno strumento più per i professionisti o anche per i consumatori finali?
Nasce per i professionisti. È pensato per lavorare insieme agli chef, per affiancarli nel loro lavoro e per supportare la loro creatività. Ma in futuro potrà essere utilizzato anche dai privati, magari in una versione più semplice e accessibile.
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