martedì 28 ottobre 2025

Il sommelier che rompe le regole

 

Il sommelier 

che rompe le regole: “non serve più” il vino, lo racconta 

(e lo produce)

Paolo Porfidio, miglior sommelier 2023 di Identità Golose e premio “Personaggio dell’anno - Italia a Tavola 2019” nella categoria Sala e Hotel, oggi head sommelier dell’Excelsior Gallia, scardina i vecchi schemi: ha creato una sua etichetta, trasforma il vino in racconto e dice basta ai sommelier «pinguini e portapiatti» che non emozionano più nessuno

di Nicholas Reitano
Redattore


Altro che schede tecnichepunteggi e rituali ingessatiPaolo Porfidio è l’anti-sommelier che vuole cambiare le regole del giocoClasse 1989, 36 anni, ha alle spalle una maturità scientifica, la laurea in Viticoltura ed enologia, il diploma da sommelier e numerosi riconoscimenti, tra cui il premio “Personaggio dell’anno - Italia a Tavola 2019” nella categoria Sala e Hotel il titolo di "Miglior sommelier 2023" per Identità GoloseMa è anche comunicatore e divulgatore - insegna alla Cattolica e alla Iulm e scrive sulle nostre pagine - oltre che coordinatore Aspi e fondatore della guida Wine List Italia e del progetto Somm is the Futuremovimento nato per scardinare i modelli classici della sommellerie ripensare il sommelier come narratore culturale e ponte autentico tra vinosala e cliente.

In poche parole, un visionario, giovane (e poi dicono che i giovani non abbiano voglia di mettersi in gioco). Ah, dimenticavo i ruoli più importanti. Paolo oggi è head sommelier all’Excelsior Gallia di Milano da qualche anno ha avviato anche la sua cantina e, giusto poche settimane fa, ha presentato la sua prima bottigliaDa professionista di altissimo livello qual èlasciamo che sia lui a raccontarcela: «Tutto nasce dalla mia passione per il vinoprodurre un’etichetta personale è sempre stato il mio sognoDopo le esperienze nel Chianti Classico - un territorio di cui mi sono innamorato - e all’estero (a Londra, ndr), subito dopo il Covid ho deciso di acquistare un ettaro di vigneto a Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena».

L’esordio da produttore con “Pigmento di Vigna - Rosso Porfidio 2022”

Nel 2022la prima vendemmia, che Porfidio ha seguito personalmente in ogni fase, dall’aspetto agronomico a quello enologico. Dopo un lungo affinamento, come detto, poche settimane fa è stato presentato ufficialmente il “Pigmento di Vigna - Rosso Porfidio 2022”, un Sangiovese che ha segnato il suo debutto da produttore. «È un progetto ambizioso - racconta - nato dal desiderio di ricercare la massima precisione e puliziama anche dall’idea di dare al vino un’anima che andasse oltre la bottiglia».

Il sommelier che rompe le regole: “non serve più” il vino, lo racconta (e lo produce)

Il “Pigmento di Vigna - Rosso Porfidio 2022”

Accanto al lavoro in vigna e in cantina, Paolo ha scelto di dare al progetto anche una dimensione artistica. Per farlo ha coinvolto Francesco Fossati, artista contemporaneo, famoso per utilizzare solo pigmenti naturali: «Gli ho chiesto di estrarre il pigmento dalle vinacce utilizzate per la fermentazione alcolica di ogni annata - spiega. In questo modo l’etichetta porta ogni volta un colore diversofiglio della vendemmia da cui nasceÈ un modo per preannunciare la degustazioneperché il pigmento diventa parte integrante dell’esperienza».

Il sommelier che rompe le regole: “non serve più” il vino, lo racconta (e lo produce)

Per l'etichetta, Porfidio ha utilizzato il pigmento dalle vinacce utilizzate per la fermentazione alcolica

L’etichetta, infatti, non è pensata solo come segno visivo ma anche come esperienza tattileil pigmento viene steso direttamente sulla cartacreando una superficie materica. «Così come il vino evolve e si trasforma con il tempo - aggiunge Porfidio - anche il colore dell’etichetta potrà mutare durante l’invecchiamento. Forse assisteremo a un’evoluzione parallela, con bottiglia ed etichetta che raccontano insieme il passare degli anni». Incredibile, spettacolare, davvero... da applausi.

Il ruolo del sommelier come narratore

Detto ciò, il discorso dell’etichetta ci porta inevitabilmente all’attualità e al ruolo del sommelier come interprete e divulgatore. «Oggi - spiega Porfidio - non basta riportare dati o schede tecnicheil compito del sommelier è trasformare una bottiglia in un raccontorestituendo al cliente la filosofiale scelte produttive e il territorio che ci sono dietro». Un’esigenza confermata anche dai consumatoridiversi sondaggi mostrano come gli italiani vorrebbero più informazioni direttamente in etichetta: «È vero - aggiunge - ma non credo che la soluzione sia scrivere sempre di più sulla bottiglia. Al contrario: serve uno storytelling autenticoe qui entra in gioco la salaTocca a noi sommelier rendere quei dati vivi, capaci di emozionare, di creare un’esperienza che vada oltre il semplice bere vino».

Il sommelier e il linguaggio da ripensare

A tal propositonon mancano le critiche a un certo linguaggio enologico chesoprattutto in salarischia di risultare troppo tecnico e distanteCome si fa, allora, a rendere il vino accessibile senza banalizzarlo? «È fondamentale che il sommelier moderno eviti tecnicismi eccessiviormai spesso inutili - sottolinea Porfidio. Il nostro compito è essere ambasciatori di una comunicazione fruibilecapace di avvicinare l’appassionato o anche chi ha poche conoscenzesenza mai allontanarlo. Questo non significa banalizzare un vinoma renderlo accessibile».

Il sommelier che rompe le regole: “non serve più” il vino, lo racconta (e lo produce)

Per Porfidio, è fondamentale che il sommelier moderno eviti tecnicismi eccessivi

La chiave, per lui, è ancora una volta il racconto: «Lo storytelling non deve essere una favola inventatama il racconto autentico di un territoriodi una filosofia produttivadi una visioneSolo così si lascia al consumatore un’esperienza da vivere, non una semplice degustazione tecnica. Naturalmente - conclude - il sommelier deve padroneggiare tutte le nozioni e le competenze tecnichema deve saperle tirare fuori soltanto quando l’ospite le richiede».

La centralità della sala nella ristorazione

Se l’ospite è il vero protagonista dell’esperienzaallora la sala è il luogo in cui tutto prende forma. Eppure, questo spazio viene ancora troppo spesso bistrattatomesso ai margini del racconto di un ristorante. In realtà, come sottolinea Porfidio e come scriviamo da sempre su queste pagine, ha un ruolo fondamentale. «Negli ultimi anni, per fortuna, l’attenzione è cresciuta - spiega - e io cerco di valorizzarla quotidianamente attraverso iniziative come "Wine List Italia" o "Somm is the Future", ma anche con attività di divulgazione nelle università e negli istituti alberghieri. È fondamentale fare gruppo tra i professionisti per dare sempre più visibilità a questo mestiere».

Il sommelier che rompe le regole: “non serve più” il vino, lo racconta (e lo produce)

La sala ha un ruolo fondamentale nella ristorazione

Un ruolo che non si limita al servizioma che diventa parte integrante dell’esperienza stessa. «La sala è il palcoscenico di uno spettacolo che parte dalla cucina ma si compie al tavoloUno chef può creare il miglior piatto del mondoma senza una sala all’altezza l’esperienza resta incompiuta. Non deve essere asettica o ingessata: deve saper divertirecoinvolgere e regalare all’ospite un momento memorabile». E con un pizzico di ironia aggiunge: «Abbiamo bisogno di professionisti vericapaci di fare questo mestiere con consapevolezzanon di semplici portapiatti o, come si dice spesso, di pinguini».

La crisi del personale qualificato

Il palcoscenico, però, oggi rischia di rimanere senza attoriBarristoranti e pubblici esercizi faticano sempre più a trovare personale qualificatouna carenza che si riflette ogni giorno sul lavoro di sala e di cucina. Porfidio non nega il problemama preferisce spostare l’attenzione. «I motivi li conosciamo tutti, se ne parla ovunque - osserva. Piuttosto che continuare a elencarlicredo sia arrivato il momento di concentrarci sulle soluzioni». E la prima, secondo lui, riguarda i giovani: «Dobbiamo rendere questo mestiere appetibilefar capire che è una professione avvincente, con tante possibilità di crescita. Se resta percepita come un ripiegocontinueremo a perdere energie e talenti».

Un altro nodo è la formazioneche non può più fermarsi agli istituti alberghieri, dove gli iscritti sono sempre meno: «È chiaro che il comparto oggi appare meno attraente rispetto al passatoma ci sono anche persone provenienti da altri percorsi di studio che decidono di mettersi in gioco. Con loro bisogna iniziare subito un percorso di formazione all’interno delle stesse sale. Certo, per noi l’impegno raddoppiama dobbiamo smettere di leccarci le ferite e rimboccarci le maniche».

Le condizioni di lavoro e la sfida del futuro

Il problema, in fondo, è quello delle condizioni di lavoro. Nonostante la passione, molti professionisti guardano all’estero, attratti da prospettive più sicure e tutele migliori. Ma in Italia, per Porfidio, qualcosa si sta finalmente muovendo: «Molti ristoratori, soprattutto quelli più strutturati, stanno già trovando soluzioni concreteridurre il carico di oreeliminare i turni spezzati. Sono passi importantiche vanno nella direzione giusta». 

Il sommelier che rompe le regole: “non serve più” il vino, lo racconta (e lo produce)

Per Porfidio, nella qualità del lavoro in sala, in Italia qualcosa si sta muovendo

A pesare, però, restano comunque contratti e retribuzioniil terreno più delicato e al tempo stesso più urgente. «È un discorso complesso - ammette - ma non possiamo più rimandarloServe un cambio di mentalità rispetto al passatoalzando lo standard qualitativo del lavoro e della vita personale dei dipendenti. Solo così eviteremo che i migliori professionisti scelgano di andare all’estero. L’Italia può offrire opportunità di alto livelloserve una visione nuovacapace di mettere davvero al centro il benessere delle persone».

Un messaggio alle nuove generazioni

Ed è proprio guardando al futuro che Porfidio si rivolge alla nuova generazione di professionisti della sala e di sommelierlasciando un messaggio che suona quasi come un consiglio personalescegliere questo mestiere non per necessitàma per passione. «È un lavoro che regala grandi soddisfazioni ma richiede anche sacrifici. All’inizio può sembrare fatto solo di rinunce - dalle festività passate in servizio agli orari impegnativi - ma se vissuto con curiosità e spirito autentico diventa un vantaggionon uno svantaggio. La passione e la motivazione fanno la differenza: nessuno regala nullama con l’impegno si possono raggiungere traguardi importanti. E questo vale per tutte le professioni». 

Il sommelier che rompe le regole: “non serve più” il vino, lo racconta (e lo produce)

La rivoluzione del sommelier per Paolo Porfidio

Un futuroquello della salache per Porfidio passa quindi dalla capacità di restituire emozioni e autenticità, non da gesti automatici o linguaggi freddi. L’ironia con cui liquida i «pinguini e portapiatti» diventa allora un manifestoservono professionisti vericapaci di raccontare e coinvolgereLa rivoluzione è cominciata, e parte da un sommelier che non si accontenta di servire il vinovuole cambiare il modo in cui lo viviamo.

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