Des Martin e il Castelmagno è d'alpeggio
Da borgo abbandonato a società agricola
Il gruppo è composto da dieci amici – 'des' in dialetto piemontese – che scelgono come marchio
per il loro prodotto proprio “Des Martin”, in onore al cognome più diffuso nell'antica borgata.
Dopo
anni di lavori e sperimentazioni, nel 2011 ecco i primi formaggi, non
ancora contraddistinti dalla Dop Castelmagno d'Alpeggio, ma
commercializzati come “Unico di Valliera d'alpeggio".
Oggi
la “Società Agricola Valliera” conta 150 ettari di pascolo, oltre 40
capi bovini di razza Mont Béliarde e Bruna Alpina, un caseificio nel
cuore del borgo recuperato e un agriturismo con camere e servizio di
ristorazione. Il suo Castelmagno d'Alpeggio Dop è “Presidio Slow Food”
dal 2014.
La DOP più piccola d'Italia
La DOP più piccola d'Italia
L'area
di produzione del Castelmagno corrisponde ai comuni di Castelmagno,
Pradleves e Monterosso Grana, in provincia di Cuneo, e rappresenta la
Dop più piccola d'Italia.
Il Castelmagno è un formaggio a pasta
semidura, dalla caratteristica forma cilindrica con scalzo molto alto e
dalla consistenza friabile e granulosa dovuta al metodo di lavorazione,
che prevede la tritatura e successiva pressatura della pasta. Per
ottenerlo, si utilizza il latte di due mungiture – serale e mattutina –
prevalentemente vaccino (minimo 80%), con la possibilità di aggiungere
un 20% massimo di latte ovino o caprino.
Per potersi
fregiare della menzione “di Alpeggio”, il Castelmagno deve essere
ottenuto esclusivamente dal latte di animali mantenuti al pascolo oltre i
1.000 metri per un periodo compreso tra l’inizio di maggio e la fine di
ottobre e la caseificazione deve avvenire in malga.
Questa variante è molto rara, visto l'esiguo numero di caseifici che lo producono (appena tre).
Dopo
la pressatura, le forme si avviano alla stagionatura: resteranno
adagiate su assi di legno di larice per un periodo che va dai 6 mesi ai 2
anni nelle tipiche 'crote', cantine con una temperatura stabile tra i 7
e i 15°C e un'umidità relativa superiore al 70%.
Qui
le muffe naturali contribuiranno allo sviluppo dei tipici aromi legati
alla maturazione. Il Castelmagno d'Alpeggio presenta talvolta una
venatura blu dovuta all'erborinatura, sentori sempre più intensi con il
progredire della stagionatura e una piacevole piccantezza, accompagnata
da una lunga persistenza.
Un trionfo in tavola
Il
Castelmagno è un formaggio conosciuto e apprezzato da molto tempo: già
nel 1277 il Marchese di Saluzzo ne rivendicava alcune forme in seguito
alla concessione di alcune terre da pascolo agli abitanti di
Castelmagno.Si pensa che sia nato tra il 1000 e il 1100 nella stretta
valle del fiume Magra e nel corso dei secoli ha ottenuto successo e
riconoscimenti sulle tavole di tutto il mondo, presso i papi di Avignone
e la corte dei Savoia, fino a ottenere la Doc nel 1982 e la Dop nel
1996.
Le
ricette - locali e non - in cui viene utilizzato non si contano, ma è
famoso soprattutto per essere l'ingrediente base di salse, creme e
fondute in accompagnamento a sformati, verdure e a primi importanti,
come gnocchi o risotti. La versione d'Alpeggio conferisce un gusto più
deciso e appetitoso ai vari piatti e si presta ad abbinamenti vino-cibo
più vari: se il Castelmagno a pasta bianca si affianca tradizionalmente
ai grandi rossi piemontesi, dal Barolo alle Barbere superiori, la
versione d'alpeggio più stagionata si presta allo splendido binomio
erborinato-passito insieme a un calice di Erbaluce o di Loazzolo.
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omune
di Castelmagno, in Valle Grana (CN). A pochi chilometri dalla frazione
Colletto, storicamente la più importante e maggiormente abitata, come
molte altre zone di montagna è stata progressivamente abbandonata,
finché nel 2007 un gruppo di amici langaroli non ha deciso di investire
tempo, denaro e passione nel recupero di queste antiche dimore di
pietra. Lo scopo? Non solo la rinascita di un'antica località di
montagna, ma anche e soprattutto la voglia di creare un nuovo centro di
produzione casearia, che non poteva non riguardare il formaggio principe
di questa valle piemontese: il Castelmagno.
Elisa Pesce Vinoecibo
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