Micol 2017
di Fausta Mansio
Esplosione
Olaf Consiglio |
di aromi
e mineralità
Fausta Mansio non è il nome di una gentile signora, bensì un motto latino che può tradursi come “casa fortunata”.
Questo nome è stato scelto da Fausto Consiglio che per passione e quasi per gioco piantò nel 1999 circa 2 ettari nella splendida valle dell’Anapo con alberelli di Moscato Bianco, quello che nella Doc Moscato di Siracusa stava iniziando a riprendere diffusione dopo l’oblio post fillossera. Il Moscato di Siracusa viene identificato dagli studiosi con il Pollio siracusano, il più antico vino d’Italia, così chiamato dal nome del re tracio che governò Siracusa nel VII sec. a.C.Il Moscato di Siracusa divenne Doc nel 1973, una denominazione monovitigno che così non poteva avere grande successo, pertanto nel 2011 fu cambiato il nome e il disciplinare introducendo le altre varietà che nel territorio si erano affermate. Il 2011 fu anche l’anno in cui il figlio Olaf, appena laureato in enologia, si cominciò a dedicare a tempo pieno all’azienda, diventandone il titolare, azienda che nel frattempo e successivamente è diventata di 6 ha di Moscato e 2 di Nero d’Avola a cui se ne aggiungono 3 di oliveti. Il tutto è da sempre coltivato in biologico e la naturalità del vino è accentuata dalle fermentazioni che sono esclusivamente spontanee, senza lieviti aggiunti.
Le etichette, per un totale di sole 30mila bottiglie, sono 5: oltre al Moscato e al Passito abbiamo il Petti Rosso Nero d’Avola, l’Apollo da uve di Grillo acquistate, e specialmente il Micol un Moscato secco che rappresenta il top della cantina ed è quello che degustiamo nell’annata 2017. Il Moscato ed il Passito non sono vinificati tutti gli anni ma solamente in quelli migliori.
Micol che per scelta burocratica è un Igt Terre Siciliane proviene dalle piante di alberello in terreni argillosi a quote basse in vicinanza del mare per cui le brezze marine raggiungono i grappoli conferendo quelle particolari caratteristiche che distinguono dagli altri il Moscato di Siracusa. La densità è di 3.500 piante per ettaro che, anche per le cure colturali, producono solamente 700 g per pianta, quindi una ridotta produzione tutta a favore di una qualità assoluta. La vendemmia è a mano nei primi di agosto ed in cantina si scartano i grappoli non perfetti. Come detto fermentazione spontanea, 5 mesi di affinamento in acciaio sulle fecce fini, poi filtrazione ed un riposo in bottiglia di almeno 3 mesi.
Nel calice il colore è di un bel giallo dorato chiaro. All’olfatto è un coacervo, un’esplosione di profumi di fiori e di frutta: zagara, fresie, gelsomino, mela, maracuja, ananas, frutto della passione, scorza d’arancia, pasticceria e tanto altro; è fine, elegante, franco, un naso inebriante che non stanca ma affascina. Al palato cambia passo, si arricchisce, si completa diventando minerale, sapido su un fondo fragrante dove il frutto, specie della passione, non manca; l’acidità è quella giusta ed in bocca rimane una sensazione lunga e piacevolissima, insomma un gran bel vino secco aromatico che abbineremo ai crostacei, ai frutti di mare ma anche ai formaggi stagionati. Per la sua intensità può apprezzarsi anche a temperature di 8°C diventando un compagno estivo ideale. Sono 6mila bottiglie in enoteca a 15 euro non facili da trovare per cui meglio rivolgersi alla cantina, risparmiando.
Per informazioni: www.faustamansio.com
Nessun commento:
Posta un commento