lunedì 25 ottobre 2021

A Bergamo, tra Dop e Igp, la gastronomia traina il rilancio

 

A Bergamo, tra Dop e Igp, 

la gastronomia traina 

il rilancio

Ad Astino per le città creative Unesco e il ritorno in presenza di Forme, la kermesse dedicata ai formaggi orobici, il punto della situazione e le strategie per la ripresa che passa dal cibo. L’agroalimentare bergamasco migliora


Bergamo ha tante peculiarità e bellezze e tra queste si inserisce quella di essere una vera e propria Cheese Valley. La Bergamasca, unica provincia italiana ed europea, vanta, infatti, ben 9 Dop casearie che, insieme agli altri 20 prodotti orobici certificati, contribuiscono a formare l’asset portante di un racconto produttivo e territoriale di eccellenza che fa di Bergamo una punta di diamante tra le città creative dell’Unesco. Dop e Igp festeggiate in occasione di Forme, la kermesse dei prodotti caseari orobici, in presenza al Convento di Astino dove, oltre al summit delle città creative, si sono festeggiati i 70 anni della Convenzione di Stresa in cui fu sottoscritto il primo approccio comune per la tutela delle denominazioni di origine. Nel mentre l'agroalimentare bergamasco migliora ma preoccupa l’aumento dei costi di produzione.

Ad Astino il summit delle città creative

Nel mondo le città creative dell’Unesco sono 246, in Italia 11. Ognuna di queste città ha una sua caratteristica e Bergamo, nominata nel 2019, condivide con Alba e Parma quella gastronomica. «Vogliamo essere la vetrina di un progetto sostenuto da un vasta Rete territoriale e l’intesa siglata tra la nostra città, Parma e Alba significa che la visione è ampiamente condivisa», ha affermato il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, intervenuto in apertura del secondo summit delle città creative dal titolo “Remember the Future” ad Astino con cui, dai vari angoli del globo, hanno fatto sentire la loro voce, appunto, i rappresentanti delle varie città “creative”. «Farne parte ci consente di mettere in Rete esperienze maturate in contesti assai diversificati permettendo la costruzione di progetti comuni — ha proseguito il primo cittadino — il nostro desiderio è di fornire l’intreccio della creatività nella gastronomia con quella degli altri cluster. Rileggendo la nostra storia riscontriamo infiniti esempi da ricalcare con l’obiettivo di raggiungere obiettivi ambiziosi».


Le 3 C: cultura, creatività e cibo

L’obiettivo da seguire si muove intorno a «cultura, creatività e cibo», come ha sottolineato Franco Bernabè, presidente del consiglio direttivo della commissione Nazionale Italiana per l’Unesco: «È, quella delle città creative, una piattaforma straordinaria. L’Italia si trova ora in un ambiente sicuro, grazie alla campagna vaccinale, e in questo contesto è utile concentrarsi nella rigenerazione urbana, intesa in senso lato. Bergamo è nella posizione migliore per diventare leader in quanto è una città non solo creativa, ma al centro di tante iniziative, tra cui la nomina a Capitale della Cultura per il 2023. La triangolazione con Alba e Parma dimostra che la città non è solo un’eccellenza nella gastronomia, ma anche nella difesa della biodiversità e degli ecosistemi, con un patrimonio culturale che dà un contributo fondamentale per lo sviluppo di tutta la regione. Dopo essere stata pesantemente toccata dalla prima ondata del Covid, adesso Bergamo riparte in modo molto concreto».

A Forme, le celebrazioni per le Dop e la loro valorizzazione

Tra i segni di questa ripartenza, figura il ritorno in presenza a Bergamo, sempre ad Astino, di Forme, all’interno di cui si è svolto il convegno sulla celebrazione dei 70 anni della Convenzione di Stresa in cui fu sottoscritto il primo approccio comune per la tutela delle denominazioni di origine. Quello che, a tutti gli effetti, ha dato il là a un percorso che vede nei formaggi Dop e Igp un pilastro fondamentale dell’economia del settore caseario nazionale: «Il nostro comparto alimentare è sotto attacco - ha sottolineato il senatore Gian Marco Centinaio, sottosegretario di Stato al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali - la differenza la fanno le denominazioni, tanto più che le multinazionali standardizzano tutto. Tutte le denominazioni sono il nostro miglior biglietto da visita. In periodo pre-Covid presso i produttori di parmigiano reggiano si registravano visite di una decina di pullman al giorno, a riprova che la produzione eccellente spinge la valorizzazione del turismo e del territorio». iat

Nessun commento:

Posta un commento