mercoledì 20 ottobre 2021

Questo stile di Vinitaly piace. E le cantine sono tutte soddisfatte e fanno contratti

 

Questo stile di Vinitaly piace. 

E le cantine sono 

tutte soddisfatte 

e fanno contratti

L’edizione speciale della più importante fiera enologica è stata un successo: tanta concretezza e un ambiente adatto al business. Grande l’ottimismo dei produttori e la voglia di tornare in campo. Per imporre una leadership all’estero occorre fare squadra, adottando uno stile e una narrazione condivisi

di Alberto Lupini
direttore


Lsoddisfazione delle cantine è evidente. I produttori presenti erano ovviamente molto meno di quelli delle edizioni pre-Covid (così come erano pochi i padiglioni utilizzati), ma di certo la presenza in fiera è stata positiva per la qualità dei contatti (solo operatori professionali e giornalisti specializzati) e i non pochi contratti fatti. Si può dire quindi che l’edizione straordinaria di Vinitaly (Special edition) è stata un successo. A tutto business, come segnalano gli organizzatori: e in effetti, niente ressa, niente pubblico di curiosi o “appassionati”, ma tanta concretezza e un ambiente adatto per lavorare.

Questo stile di Vinitaly piace. E le cantine sono tutte soddisfatte e fanno contratti

Uno stile più sobrio, senza fronzoli, per un'edizione più orientata al business

Insomma, una manifestazione in positivo che sembra avere portato bene a chi ha avuto il coraggio di partecipare, rinunciando magari a tanti allestimenti inutilmente costosi e all’insegna di quella diversificazione esasperata che è sempre stato il dato più negativo del mondo del vino italiano, anche a Vinitaly. Tanti box più o meno simili, razionali, bianchi e con pochi fronzoli, sono stati l’emblema di questa fiera e sarebbe bello se questo fosse lo stile anche della 54ª edizione in programma dal 10 al 13 aprile 2022.

Da parte dei produttori c'è voglia di tornare in campo e fare squadra

In questi giorni, oltre alla voglia di tornare in campo e “in presenza” dei produttori, si è avvertito tanto ottimismo, nonché l’inusuale sensazione di fare squadra. Certamente la sobrietà dei tanti stand ha aiutato, come forse la sensazione di poter finalmente adottare un nuovo modo di comunicare dei territori (che sono da visitare e “gustare” con tutte le proposte agroalimentari e di offerta turistica) e non solo delle cantine. O meglio, le cantine si presentano come ambasciatori o promotor dei territori. IAT

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