martedì 26 dicembre 2023

In Italia non c’è un solo turismo

 

In Italia non c’è un solo turismo. Come gestirli per primeggiare in Europa?

Per Manfredi Lefèvbvre D’Ovidio, presidente di Silversea Cruisesulare, in Italia c’è già un’offerta turistica al plurale. La questione di fondo è organizzare e gestire al meglio le diverse tipologie magari con la costituzione una cabina di regia. Ciò che serve è una visione non da bottega






di Alberto Lupini
direttore


In Italia non c’è un solo turismo. Come gestirli per primeggiare in Europa?

Iturismo in Italia va declinato al plurale. È stato Manfredi Lefebvre d'Ovidio, uno che se ne intende, a porre concretamente, da operatore, la questione dei tanti turismi al recente Forum internazionale del turismo che ha visto impegnato mezzo Governo (compresa la premier Giorgia Meloni) per l’obiettivo di farne la prima industria del Paese. Il fondatore di Silversea  Cruises, e presidente di AKTG che comprende AK e CrystalCruises, ha infatti, iniziato il suo intervento a Baveno parlando di “turismi per l'Italia”. «L'Italia - ha detto - offre tantissime cose - Milano, ad esempio, ha sviluppato un turismo tutto suo, che è turismo dello shopping, turismo delle grandi fiere, turismo dei laghi, ecc... Ogni parte d'Italia ha tantissimo da offrire. l'Italia ha poi il turismo culinario, che è in crescita, il turismo della moda, e così via».

In Italia non c’è un solo turismo. Come gestirli per primeggiare in Europa?

Manfredi Lefebvre d‘Ovidio, Fondatore di Silversea Cruises e presidente di AKTG (AG e CrystalCruises)

In Italia il turismo è al plurale. Ora occorre gestirli

Come dire… in Italia c’è già un’offerta turistica al plurale. Il punto è che magari non ci sono strumenti per gestire al meglio i vari turismi. «L'Italia ha già tantissimo per il turismo - ricorda Lefebvre - La mia esperienza principale viene dal settore crocieristico, ho lavorato sviluppando tre compagnie di crociere. Nell'86 abbiamo sviluppato una compagnia quando il mercato era da 3 milioni di persone, quest'anno ci sono 33 milioni di crocieristi e si va verso i 40 milioni rapidamente». Ma questo particolare turismo, va detto, si è sviluppato quasi da sé, in assenza di qualunque strategia politica.

Per l'Italia la crociera vuol dire navi, accesso ai porti, elevato numero di visitatori nei centri turistici e, ovviamente, shopping. E situazioni analoghe si possono registrare anche per altri tipi di turismo che “muovono” tante persone insieme. Pensiamo a quelli legati agli eventi culturali, sportivi o ai congressi. Come si potrebbe dare più valore e sviluppare le diverse tipologie e avere più benefit e ridurne gli svantaggi legati, ad esempio, all’overtourism?

Come gestire in Italia l’overtourism? Proponendo nuove mete

Il caso evidente sotto gli occhi di tutti è quello di Venezia, ma non è il solo. Le destinazioni più importanti sono invase dai turisti. Pensiamo a Barcellona dove c'è un movimento contro l'eccesso di turismo, perché le Ramblas vengono invase dai turisti, da quelli che arrivano con i pullman, l’aereo o quelli che scendono dalle navi da crociera. La soluzione non può essere quella di gestire l’afflusso dei gruppi, regolandoli o alla peggio contingentandoli.

«Se organizzo il turismo - precisa Lefebvre - lo posso anche organizzare in modo tale che non si concentri in certe giornate o in certi orari. Oppure posso fare di più, posso promuovere altre destinazioni. Se uno va a Napoli è inutile che stia soltanto a Napoli, lo si manda a Pompei, a Ercolano, alla Reggia di Caserta. Ci sono tante opportunità. Se uno si concentra su quello che il turista chiede, perché è quello che legge sui giornali, chiaramente si crea una grande concentrazione. Se invece si fa uno sforzo per promuovere le tante occasioni diverse si apre uno spazio di lavoro incredibile».

In Italia non c’è un solo turismo. Come gestirli per primeggiare in Europa?

Venezia è il simbolo delle città invase dai turisti

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Il dato da cui parte Mandredi Lefebvre D’Ovidio è in ogni caso una considerazione che a volte sembra sfuggire a molti osservatori: «quello che è successo negli ultimi tre anni è un'epopea fantastica del turismo. Mai si è visto uno sviluppo così grande del turismo, sia come numero di viaggiatori che come disponibilità a pagare prezzi alti, soprattutto per i viaggiatori esteri».

L’arrivo di tanti stranieri alto-spendenti (ricchi) ha portato alla saturazione della fascia alta degli hotel di lusso e per la legge di mercato (domanda alta e offerta bassa) ad un incredibile rincaro delle tariffe alberghiere. Il risultato è che in molte località, diventate carissime, gli italiani non ci sono più potuti andare, o quasi. «Se vuoi andare a Capri - sottolinea Manfredi Lefebvre - è impossibile avere una camera, se non paghi cifre che un italiano normalmente non è disposto a pagare». L’effetto di questo arrivo degli stranieri “ricchi” ha portato con sé un aumento dei ricavi dell’hôtellerie e ha spinto le più importanti catene alberghiere a nuovi importanti investimenti in Italia. E questo sviluppo comporta lavoro per le imprese del settore, nuovi posti di lavoro e nuove tasse per lo Stato.

Turismi in Italia, consumatori e offerta in continuo cambiamento

L’offerta turistica di fatto sale di livello e riguarda diversi comparti, anche se non tutti sono coinvolti in egual misura in questa crescita. «È un fatto che succede ogni dieci vent'anni: il profilo del consumatore cambia - commenta Lefebvre - Quando io ero ragazzo, mia madre mi portava a sciare in un albergo dove c'era il bagno nel corridoio. Io non ero un ragazzo nato povero, però si andava a sciare così. Oggi l'idea di andare a sciare in questo modo è inconcepibile. Quando abbiamo cominciato le prime navi da crociera praticamente la parte della Spa non c'era quasi e se c'era era un locale piccolo. Oggi questo è centrale. Questo per dire che tutto sta cambiando. Noi come gruppo ci stiamo posizionando sul livello più elevato, nel senso che le nostre navi - già le due che stiamo armando ora e quelle che andremo a costruire - saranno navi che avranno cabine di 50 metri quadrati, avranno il più alto tonnellaggio per passeggero, il più alto numero di persone in servizio per passeggero e così via».

E del resto, al di là delle crociere, va ricordato che siamo passati da 50 milioni di turisti degli anni 50 a 1 miliardo e mezzo e il turismo è diventato un fenomeno di massa a livello internazionale.

In Italia non c’è un solo turismo. Come gestirli per primeggiare in Europa?

Le crociere sono ora un fenomeno di massa a livello internazionale

Il turismo italiano non è fatto di solo hotel a 5 stelle

Ma certo il turismo italiano non può reggersi solo su più navi da crociera o alberghi a 5 stelle. In proposito il presidente di Silversea Cruises richiama la necessità di operare su più fronti. Fra gli esempi più significativi cita quello del turismo religioso che in India fa muovere ad esempio la maggior parte della popolazione, e che in Italia, tolte alcune mete, non è sviluppato come potrebbe.

La questione di fondo è organizzare e gestire al meglio le diverse tipologie. La Spagna, ad esempio, organizza il suo turismo molto bene, lo promuove molto a livello centrale. La Francia tradizionalmente ha un grande turismo, la Costa Azzurra, Parigi e così via. Eppure, nonostante l’Italia sia per molti versi unica, pensiamo solo al 40% di beni tutelati dall’Unesco, non è così forte perché non ha mai dato attenzione al turismo e non ha mai istituito una cabina di regia.

Cosa deve fare l’Italia per gestire meglio i suoi turismi

Ciò che serve è una visione non da bottega, che si ponga obiettivi alti, capace di attrarre i grandi gruppi di investitori e i turisti: «l’Italia deve essere una vetrina del turismo». Dice Lefebvre , che si mostra ottimista rispetto al progetto del ministro Daniel Santanchè: «C'è una visione di un'Italia che si propone in un mondo competitivo, ma dove noi siamo assolutamente vincenti. Senza dimenticare che l'Italia è il Paese in cui l'impresa turistica è un'impresa familiare. E ciò è un bene perché gli imprenditori sono attaccati al loro lavoro. Questi imprenditori non chiudono se non sono disperati, e lo abbiamo visto».

Gli imprenditori continuano, innovano, proseguono, passano di generazione in generazione. Quello che è un costo per un'azienda non familiare è un compenso che rimane in famiglia: Pensiamo ai ristoranti dove c'è una persona della famiglia che sta alla cassa, di fatto non è un costo e consente all'azienda di essere competitiva molto più a lungo.

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