giovedì 21 dicembre 2023

1. Premio Fnsi Tina Merlin a quattro donne

 

La “schiavitù moderna” 

del lavoro nei campi vince 

nel giornalismo d’inchiesta: 

1. Premio Fnsi Tina Merlin 

a quattro donne


La “schiavitù moderna” del lavoro nei campi sotto la lente del giornalismo d’inchiesta territoriale Il lavoro di Stefania Prandi, Francesca Cicculli, Charlotte Aagard e Kusum Arora vince il primo Premio nazional Fnsi “Dov’è Tina Merlin oggi?” Riconoscimento giovani a Sofia Centioni. Menzioni per Laura Fasani, Marco Grasso e Andrea Lattanzi 


È di quattro giornaliste l’inchiesta vincitrice del primo Premio nazionale Fnsi “Dov’è Tina Merlin oggi?”. Un’indagine sullo sfruttamento del lavoro nella raccolta dei kiwi dell’Agro Pontino, seguendo a ritroso la filiera: dalla grande distribuzione ai campi in cui vengono coltivati. Il servizio, pubblicato su IrpiMedia, è di Stefania Prandi e Francesca Cicculli, con la collega danese Charlotte Aagaard e la giornalista indiana Kusum Arora.

La cerimonia di premiazione si è tenuta sabato 16 dicembre 2023 nella sala consiliare del municipio di Longarone, alla presenza della segretaria generale Fnsi Alessandra Costante, con i componenti di giunta Domenico Affinito, Matteo Naccari e Monica Andolfatto, del sindaco e presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, e di una folta rappresentanza di giornalisti, fra cui Gianluca Amadori, componente dell’Esecutivo nazionale dell’Ordine e il presidente regionale Giuliano Gargano, e istituzioni locali e regionali.

Il premio giovani è andato a Sofia Centioni, praticante della Scuola di giornalismo di Bologna, che con lo strumento del podcast si è focalizzata sullo sfruttamento del lavoro nella ristorazione (“Ristoranti da incubo, il dietro le quinte della City of food”). Infine, menzioni per Laura Fasani (che con la collega Nuri Fatolahzadeh ha firmato un podcast prodotto da IrpiMedia e Il Giornale di Brescia dal titolo “Caffaro, l’ultima barriera. I veleni nel cuore della città”), per Marco Grasso (giornalista del Fatto Quotidiano che ha approfondito la strage del Ponte Morandi), e per Andrea Lattanzi con un’indagine video sui danni alla salute da long Covid, (pubblicata sui siti di Repubblica e La Stampa).

«Siamo molto onorate di ricevere questo premio, che rende onore e merito alla figura di Tina Merlin», il commento delle vincitrici Cicculli e Prandi. «La nostra inchiesta ha coinvolto anche una collega danese e una indiana e vuole mostrare le condizioni di lavoro dei Sikh nella zona dell’Agro Pontino. Lavoratori sfruttati che raccolgono i kiwi per 3,5 euro l’ora, senza giorni di riposo e senza strumenti di protezione».

L’inchiesta non ha potuto svelare tutti i nomi delle aziende coinvolte, per la minaccia di querele bavaglio. «Ci siamo dovute fermare, mentre la collega danese ha potuto fare tutti i nomi, perché in Danimarca c’è una tutela garantita per i giornalisti», ha spiegato Prandi.

Alle vincitrici, oltre al premio in denaro di 5mila euro, è stato consegnato un libro scolpito nel legno di cirmolo, un pezzo unico realizzato dall’artista bellunese Mauro “Lampo” Olivotto che ha cesellato il logo Fnsi e il profilo di Tina Merlin. Allo stesso modo, ha scolpito anche le targhe per le menzioni speciali e una matita gigante che è diventata il premio per la categoria giovani, andato a Sofia Centioni.

«Tina Merlin è ancora tra noi, perché è il giornalismo d’inchiesta italiano. E la qualità dei lavori candidati al premio – ben 74 – lo dimostra», ha detto la segretaria Fnsi, Alessandra Costante. «Questo è il primo premio che Fnsi organizza direttamente. L’obiettivo è ribadire un concetto chiaro: non c’è informazione senza il racconto dei territori; e senza i colleghi che lavorano sul campo non c’è giornalismo. Crediamo fortemente che sia questo il lavoro che va premiato: quel giornalismo che incarna i valori costituzionali e che resisterà all’assalto dell’intelligenza artificiale».

Durante la cerimonia di premiazione è stata tratteggiata la figura di Tina Merlin, cronista dell’Unità, con la collaborazione dell’associazione culturale che ne porta il nome, e con la proiezione di un video realizzato appositamente, che propone una riflessione sul ruolo del giornalista, immaginando che sia stata partorita dalla penna di Tina, “voce del Vajont” ma non solo: a interpretare Merlin in maniera molto coinvolgente è stata Anna Olivier (attrice e consigliera comunale di Longarone). 

Il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, ha approfittato dell'occasione per ricordare il giornalista Renato Bona da 60 anni sulla breccia, il collega Sostene Schena e il padre del sindaco Adriano Padrin corrispondente del Gazzettino al tempo del Vajont, tutti nella foto.

«Ringrazio tutti i giornalisti che hanno partecipato a questo premio e la Fnsi che ha voluto portare a Longarone la prima edizione, lavorando a sviluppare un’idea comune per valorizzare la figura di Tina Merlin e le figure di tante giornaliste e tanti giornalisti che quotidianamente, spesso nel silenzio e nel precariato, svolgono questa professione, che è una missione civica importantissima», ha concluso il sindaco Roberto Padrin.


Fotocredit: Giuseppe D’Alia

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