martedì 14 maggio 2024

L'Etna e l’eruzione qualitativa dei suoi vini

 

L'Etna e l’eruzione qualitativa dei suoi vini. Esplodono i bianchi e le bollicine

Sempre più ricercati, i vini dell'Etna crescono in qualità e piacevolezza. La spinta dei bianchi che si affermano anche per longevità. “Contrade dell'Etna” al 15° appuntamento conferma l'ottima salute del territorio. Il Consorzio attende l'ok del Ministero per passare da Doc a Docg e ampliare l'offerta del metodo classico inserendo anche il Carricante (oggi queste bollicine escono come Sicilia Doc)

di Alberto Lupini
direttore


Le prospettive a breve le ha tracciate Pietro Russo, primo master of wine italiano: sono un'alternativa ai vini più classici, si posizionano in una fascia alta del mercato anche per prezzi (sinonimo di qualità riconosciuta), ci sono importanti revisioni stilistiche che ne marcano la territorialità e a tirare la volata ora sono i bianchiStevie Kim, ambasciatrice dei vignaioli italiani quale responsabile di Vinitaly International Academy, si spinge oltre e prevede per il territorio un ruolo simile a quello delle Langhe o di Montalcino, simboli dell'eccellenza eroica italiana. Parliamo dei vini dell'Etna, rosso e bianco, ma anche rosati e bollicine, in grande crescita, che rappresentano oggi una vera esplosione di qualità.

L'Etna e [l’eruzione] qualitativa dei suoi vini. Esplodono i bianchi e le bollicine

Affollati i due giorni di Contrade dell'Etna

Contrade dell'Etna conferma l'alta qualità delle 209 cantine del territorio

L'occasione per valutare il buono stato di salute di questo territorio è stata offerta da “Contrade dell'Etna” che al Picciolo Etna Golf Resort a Rovittello, Castiglione di Sicilia, in provincia di Catania, ha radunato per la 15esima edizione giornalisti, produttori, wine lovers e ristoratori per l'evento fondato da Andrea Franchetti per radunare i primi produttori provati per promuovere un vino che anno dopo anno ha scalato tutte le graduatorie (dalla produzione ai premi internazionali), affinando un stile unico, legato ai terreni vulcanici, che da inizialmente ostico si è fatto sempre più elegante e capace di attirare l'attenzione dei critici e degli intenditori di tutto il mondo. E che ora gode anche del sostegno della Regione Sicilia, rappresentata all'evento dall'assessore al Turismo Elvira Amata.

L'Etna e [l’eruzione] qualitativa dei suoi vini. Esplodono i bianchi e le bollicine

Da sinistra Massimo Nicotra di Crew, l’assessore della regione Siciliana al Turismo Elvira Amata, Stevie Kim, Raffaella Schirò e Sergio Cimmino di Crew

Se ancora ce ne fosse stato bisogno, Contrade dell'Etna (organizzato da Crew) ha dimostrato l'alto livello oggi raggiunta dalla maggior parte dei 209 produttori di Etna Doc, alcuni dei quali venuti da fuori per investire sui vigneti di suolo vulcanico, valutando questo territorio un po' come la nuova California per il vino italiano. Produttori che sono presenti in tutta la striscia che gira attorno al vulcano formando una sorta di C rovesciata che esclude solo il versante ovest.

L'Etna e [l’eruzione] qualitativa dei suoi vini. Esplodono i bianchi e le bollicine

Il territorio formato dalle 133 contrade dove si producono i vini dell'Etna

Il Consorzio dell'Etna attende il via libera dal Ministero per il nuovo disciplinare

E che i vini dell'Etna godano di ottima salute e reputazione può ben essere confermato dal progetto di revisione del disciplinare del Consorzio che a breve dovrebbe riceve il via libera dal ministero dell'Agricoltura per portare tutti i suoi vini da Doc a Docg. Il piano prevede l'allargamento dell'utilizzo dei vitigni per le varie tipologie e l'avvio di un progetto di zonizzazione attraverso una sorta di Crù (come per il Barolo) che permetterà di portare in etichetta i nomi dei 20 comuni della fascia produttiva vinicola sulle pendici de a Muntagna e, soprattutto, i nomi dei 133 Contrade (che a breve potrebbero salire anche a 150) che storicamente definiscono le aree catastali entro le quali ci sono i vigneti che dal versante nord cingono fino a quello di sud-ovest il vulcano in una zona per lo più montana (a volte anche da viticoltura “eroica” con i terrazzamenti).

L'Etna e [l’eruzione] qualitativa dei suoi vini. Esplodono i bianchi e le bollicine

Nerello Mascalese, forse ancora per poco il vitigni superstar dell'Etna

Per quanto riguarda le novità dei vini, la più interessante riguarda in particolare l'allargamento del metodo classico a tutte le tipologie (non più solo brut), escludendo solo i vini dolci che oggettivamente non rappresentano un territorio per molti versi duro, aspro e selvaggio che il vino sa tradurre in piacevolezza ed eleganza, ma non in dolcezza… Fondamentale è anche l'inclusione del Carricante nella lista per produrre spumante (i blanc de blanc dell'Etna al momento escono come Doc Sicilia). Ci saranno poi novità anche per le rese dei rossi che scenderanno da 90 a 80 quintali per ettaro. Mentre i minimi di affinamento saranno fissati in 12 mesi per i bianchi e 18 per i rossi. Tutte scelte tese a tenere conto dei miglioramenti che queste pratiche garantiscono per un vino sempre apprezzato quanto più sfrutta gli affinamenti e la sua capacità di invecchiare, anche nei bianchi che al momento sono davvero il nuovo motore dell'Etna, dopo la spinta data 10 anni fa circa dai rossi.

Il Carricante e la svolta dei bianchi che fanno volare tutta la Doc Etna

D'altra parte se è vero che l'Etna, con le sue lave e la sua durezza, è stato sinonimo di un vino rosso, ora le cose sono cambiate e il bianco è in grande evidenza. L'esplosione del territorio a livello mediatico è stata dovuta certo all'area del versante nord, quello meno piovoso, e con vini che nei primi tempi erano decisamente ruvidi, con i colori forse scarichi e i sapori eterei e forti, del Nerello Mascalese. Ma è anche vero che questi vini si sono molto affinati, hanno acquisto grande eleganza e anno dopo anno hanno lasciato spazio anche ai bianchi da Carricante in purezza o con piccoli tagli di altri vitigni che, dalla predominanza nell'area Est (la più piovosa per i venti che giungono dal mare, soprattutto Scirocco e Grecale) ora sono prodotti anche a nord. L'Etna bianco rappresenta ora 4 bottiglie su 10 prodotte nell'area del Consorzio e in tutte le sue versioni territoriali dimostra di saper durare alla grande. Una dimostrazione della sfida di questi bianchi al tempo, l'hanno fornita alcune master class di Contrade dell'Etna, come quelle guidate Cristina Mercuri, candidata a diventare Master of Wine, e di Federico Latteri, giornalista di Cronache di Gusto, che hanno insistito sulla versatilità dei vini e, soprattutto, sulla loro longevità. Considerazioni che coincidono con quelli del wine master Pietro Russo che ha presentato anche la situazione di mercato.

dati del 2022, i vini bianchi rappresentavano il 33% dei vigneti e il 40% degli ettolitri prodotti (84mila), ma si prevede che entro 3-4 anni raggiungano il 45% della produzione per giungere poi in fretta al 50%. E non a caso, visto che i bianchi sono un po' la vera novità di questi ultimi anni. Lo sono per la qualità altissima raggiunta (il bianco superiore di Milo ad esempio) nell'area Est, dove il Carricante fra i 400 e i 900 metri è l'uvaggio più coltivato, fino al 60% in media, e garantisce uno dei i migliori bianchi italiani. Ma anche nella fascia nord, da dove è partita la riscossa enoica dell'Etna e dove il rosso impera con il Nerello Mascalese (coltivato in genere fra i 500 e gli 800 metri), si trovano ottimi bianchi e un po' tutte le cantine ne hanno aumentato la produzione, tanto che non è escluso che nel medio periodo si raggiunga la parità o quasi fra bianchi e rossi, così come avviene nella fascia fra sud-est e sud ovest, dove le coltivazioni vanno dai 600 a 1000 metri in media e i bianchi e i rossi si equivalgono per qualità e interesse da parte del mercato.

Longevità e finezza fra i valori dei bianchi dell'Etna

Questi dati porterebbero ad una considerazione, anche se la parola finale tocca ai tecnici: mentre il territorio resta il marchio indelebile per i vini bianchi da Carricante prodotti nel versante est o a sud, per quelli del versante nord, invece, sarebbero gli enologi a garantire stili che permettono di avvicinarsi avvicinano ai primi. Come dire che la professionalità delle cantine permette di avere ottimi vini anche in una zona che non sembrava vocata per i bianchi.

L'Etna e [l’eruzione] qualitativa dei suoi vini. Esplodono i bianchi e le bollicine

L‘Etna (in questi giorni ancora imbiancato dalla neve) garantisce suoli incredibili per l‘agricoltura a tutti i livelli

E parlando di territorio non si può non ricordare come l'area oggi destinata a vigneti sulle pendici del vulcano (fra 500 e 1000 metri di altitudine circa, anche se in genere sopra gli 800 metri al momento si è fuori dalla Doc) sia solo una minima parte rispetto alla storia del territorio. Oggi siamo infatti a 1290 ettari vitati (con la maggior estensione in Italia di colture biologiche), in crescita dopo l'introduzione della Doc nel 1968, ma per quanto grande rispetto a molti consorzi italiani, parliamo quasi “del nulla” se si pensa che un tempo i vigneti, che giungevano però fino al mare, occupavano 90mila ettari, scesi a 40mila dopo le distruzioni della fillossera del 1881.

L'Etna e [l’eruzione] qualitativa dei suoi vini. Esplodono i bianchi e le bollicine

Buyer e wine lovers a Contrade dell'Etna

La produzione fa capo a 209 cantine, tutte private (non ci sono cooperative), e solo 35 di queste superano le 50mila bottiglie di produzione, 64 vanno da 10mila a 40mila bottiglie e 110 sono sotto quota 10mila.

Il nuovo ruolo delle Contrade e la crescita delle bollicine

Si può ben capire come si tratta di un sistema molto frazionato e che nel sistema delle Contrade ha trovato il modo di garantirsi individualità, pur all'interno del comune obiettivo di promuovere i vini della montagna. Ma anche le Contrade così come sono (solo delimitazione cartografiche di particelle catastali) non riescono forse a dare fino in fondo l'idea delle molte varianti fra altitudine, esposizione e composizione dei minerali delle colate (tutte diverse fra loro) su cui si sono innestati i vigneti. Ecco perché il Consorzio, come detto, cercherà ora di portare le Contrade anche in etichetta. Quasi a rimarcare che, in fondo, l'Etna è un mondo quasi a parte che con due vitigni principali (Nerello Mascalese e Carricante) riesce a fare tutto: dai vini giovani e di pronta beva ad importanti invecchiamenti, senza dimenticare ovviamente i rosati in grande sviluppo (ma al momento con grandi varianze di colori e stili) e i Metodi Classici che puntano ad avere un loro spazio autonomo nelle carte dei vini come Trentodoc, Franciacorta, Oltrepò ed Alta Langa.

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