venerdì 2 agosto 2024

Il futuro del cibo italiano: tra innovazioni tecnologiche

 

Il futuro del cibo italiano: tra innovazioni tecnologiche e scelte culinarie

Il comparto affronta una serie di criticità, derivanti dalla crisi energetica e dal cambio climatico, e l'innovazione, a partire dalle materie prime e dalle tecnologie di produzione, diventa essenziale . Investire nella formazione e nella qualificazione del personale è fondamentale per ripristinare valore, dignità e coerenza nel comparto

di Massimo A. Giubilesi
Founder & Ceo Giubilesi & Associati, Chairman FCSI Italian Unit

Il futuro del cibo italiano: tra innovazioni tecnologiche e scelte culinarie

Il settore Food&Beverage da sempre rappresenta un campo in continua evoluzione, guidato dall'obiettivo di fornire esperienze eccezionali ai clienti, coniugando sicurezza dei prodotti e salute dei consumatori con ogni tipologia di novità tecnologiche e di proposte gastronomiche. Negli ultimi anni stiamo assistendo, soprattutto in Italia, ad accesi dibattiti sull’utilizzo degli insetti (novel food) e sull’applicazione di tecnologie produttive come quella della carne artificiale (cultured meat). Oltre a queste problematiche di attualità, non cessano le polemiche sulla mancanza di personale in vari comparti produttivi e di servizio e a tutti i livelli, oltre che sulle difficoltà derivanti dalla crisi energetica e dal cambio climatico, con le conseguenti ricadute sui costi delle materie prime, che oltretutto scarseggiano in vari comparti merceologici.

Allo stesso tempo, Tv e giornali alternano le notizie sulle gravi difficoltà del comparto che non smette di lamentarsi, per passare poco dopo a entusiasmanti annunci dei record battuti in termini di presenze turistiche e stagione estiva al meglio di quelli pre-Covid, per non parlare dell’eccellenza dei prodotti Made in Italy, che secondo i media, stanno invadendo il mondo grazie al crescente export.

Il futuro del cibo italiano: tra innovazioni tecnologiche e scelte culinarie

In questo momento non è chiaro quale sia la direzione intrapresa dal comparto food italiano

La corsa alla sostenibilità nel comparto food: verso un futuro incerto

Se consideriamo anche la corsa alla sostenibilità e tutto l’universo a essa connesso, sfido qualunque esperto a orientarsi e capire di che piatto stiamo parlando - dolce o salato - e dove esattamente sia diretto il comparto food italiano, che da un lato è sommerso di problemi e dall’altro va a gonfie vele? Tuttavia, esiste un argomento su quale tutti sono d’accordo e cioè, che bisogna in tempi stretti e con massima efficienza cambiare rotta e iniziare a portare dei cambiamenti (anche radicali) e a livello di sistema. Bisogna smettere di parlare di innovazione e iniziare a fare innovazione, partendo dalle materie prime - smettendo di storcere il naso davanti tutto ciò che i nostri nonni non potevano immaginare, passando per le tecnologie di produzione e conservazione - spogliando la tecnologia 4.0 dall'inutile snobismo verso ciò che non è fatto a mano o trafilato a bronzo, ma investendo nella formazione e la qualificazione del personale per restituire al lavoro valore, dignità e coerenza.

Di fatto, l’investimento nelle risorse umane si sta rivelando quello più difficile da attuare e gestire, ma anche quello, che in fin dei conti, farà la differenza per ogni impresa che riesce a distinguere e bilanciare il personale addetto ai lavori e l’individualità delle persone. E questi concetti, nella loro complessità, sono destinati a diventare ancora più determinanti nel momento in cui è ormai chiaro che ci stiamo avvicinando ad una vera e propria rivoluzione tecnologica, che grazie alla intelligenza artificiale e alla robotica di nuova generazione, spazierà via tantissime operazioni e attività “fatte a mano” da addetti anche poco qualificati. Ma per riuscire a fare questo salto nel futuro, le aziende avranno bisogno di persone con preparazione e abilità che ancora nessuna scuola o università propone come percorso di studio (almeno in Italia,ndr). Inutile quindi dotarsi di una cucina 4.0 e creare una squadra di personale che la cosa che sa fare meglio con un dispositivo elettronico in mano è mettere “Mi piace” sotto i post sui social. 

Dolcevita

Investimenti nel food tech italiano: un confronto con il panorama mondiale

Per onestà intellettuale, non voglio dire che le aziende italiane del food non investono nelle nuove tecnologie, ma analizzando i dati pubblicati a gennaio 2023 da TheFoodCons sull’indagine svolta in collaborazione con Agrifood-Tech Italia, notiamo che la maggioranza degli investimenti pari a 41% del totale si concentra nell’ultima fase della catena di consumo. Parliamo dello sviluppo dell'e-commerce, marketplace o piattaforme di delivery, attività certamente importanti, ma marginali rispetto ai processi produttivi e che richiedono coinvolgimento di personale proveniente da altri settori e non necessariamente da quello del food o food service. Analizzando il resto dei dati del report “Investimenti nell’Agrifood-Tech in Italia 2022” possiamo rimanere sorpresi, scoprendo che il totale degli investimenti tecnologici nel comparto supera 156 milioni di euro solo nell’anno 2022.

Il futuro del cibo italiano: tra innovazioni tecnologiche e scelte culinarie

Le aziende italiane del food non investono ancora a sufficienza nelle nuove tecnologie

Questo valore che sembra importante, nella realtà dei fatti consiste solo nello 0,30% degli investimenti mondiali nel comparto, che valgono più di 52 miliardi di dollari, di cui 10 miliardi di euro provengono dall’Europa. I 156 milioni di euro investiti dagli imprenditori italiani in innovazione tecnologica nel settore food, si dividono poi nel 38,9% in ambito Farm Management, Novel Farming e Indoor Farming e, meno male, al terzo posto si trova il settore Horeca con investimenti pari all’11,3% del totale.

Chiediamoci allora: come si colloca l’Italia in questo contesto e come pensiamo di affrontare il futuro dove le eccellenti tradizioni centenarie dovranno piegarsi alle norme di sostenibilità delle produzioni e delle regole di un mercato guidato dalle esigenze dei consumatori, proiettati nel terzo millennio?

Nessun commento:

Posta un commento