Pensione a 70 anni
per assaggiatori e
giudici
di analisi sensoriale
Potremmo però vedere la cosa al contrario, perché fonti
bibliografiche di un tempo riportavano notizie ancora più tragiche sulla
decadenza dell’imperatore dei sensi: sessantacinque, sessanta e persino
cinquant’anni. Dipende un po’ dall’angolo di osservazione: c’è chi conta la
riduzione dei recettori e chi vede l’appannamento intellettivo.
In realtà l’articolo di Prescott è ineccepibile e fa una lunga
disamina del fenomeno trattando dell’allungamento della vita, dell’ambiente in
cui uno vive, delle abitudini, delle patologie e della motivazione. Dà persino
un contentino alle donne, confermando che non solo sono in genere più brave, ma
che vivendo più a lungo rispetto al sesso forte, in loro il decadimento
dell’olfatto comincia più tardi.
Anche noi, attraverso l’esperienza ventennale nella conduzione di panel, abbiamo una buona parola da dire: man mano che si procede con l’età la differenza tra individuo e individuo si fa sempre più grande. Basti pensare che il miglior giudice del gruppo di valutazione del Centro Studi Assaggiatori è stato tale fino all’età di 80 anni e che oggi nel panel siedono membri affidabilissimi che i settanta li hanno superati da un pezzo. Quindi non generalizziamo: se c’è chi continua a percepire bene possiamo essere legittimati a coltivare la speranza di essere tra questi. Ma andiamo oltre: come fare? Con l’allenamento.
Noi siamo convinti che gli anziani possano
sopperire con l’esperienza alla riduzione dei sensori, ricavando come utilità
non marginale il fatto di vivere meglio. È infatti noto come un olfatto attivo
ci renda più sicuri e sereni. La molla, verso questa direzione, è la
motivazione, che sicuramente trova la sua fonte propulsiva nella curiosità, nel
desiderare di percepire per avere una migliore coscienza di quanto ci circonda.
Un consiglio quindi: cercate il piacere olfattivo per avere una
vita migliore.
Luigi
Odello

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