sabato 17 ottobre 2015

ANALISI SENSORIALE PER BAMBINI… ACCOMPAGNATI



ANALISI SENSORIALE
PER BAMBINI…
ACCOMPAGNATI

Occhi spalancati, curiosi, attratti, penne frementi che corrono sui fogli
cercando di non perdere quel barlume di saggezza che, attaccato alle parole, il docente trasmette. È quella degli “ignoranti in materia” la classe ideale? C’è poi la classe degli studiati. Parlando di vino, sono quelli che hanno già affrontato diverse giornate di corsi, hanno approfondito su libri e bottiglie, membri di Ais, Onav, Fisar, o anche di tutte e tre. Hanno fatto esami, assaggiato migliaia di vini. O i vini li producono: enologi, cantinieri, proprietari di cantine.
Gli occhi saranno sempre attenti o annoiati? Non capita di rado questo genere di pubblico, e gli atteggiamenti che si riscontrano sono diversi.
Con un po’ di fortuna, la maggior parte dell’uditorio avrà mente elastica e vogliosa di espandersi. L’occhio curioso girerà da destra a sinistra, seguendo la camminata dell’ oratore’ cercando nozioni nuove in quello che sente e appuntandole con minuzia. Si addentrerà con la mente nel mondo dell’analisi sensoriale, scoprendo che non c’è bisogno di sapere il nome del vino per poterlo valutare in maniera oggettiva, per poterne costruire un profilo che potrà corrispondere o meno alla sua tipicità. Si sorprenderà con le potenzialità di numeri e statistica, con la precisione e il dettaglio delle schede realizzabili.
Coglierà aspetti applicabili alla sua realtà e al suo lavoro, e sarà sempre assetato di questa scienza e delle sue profonde potenzialità. Qualche parte potrà apparirgli noiosa, un déjà vu degli studi pregressi, sciorinato dal docente per rinfrescare i ricordi o per dare nozioni a quelli che, tra i tanti in sala, non sono poi così esperti. Ma il nuovo prevarrà sul vecchio, nel rendersi conto che la valutazione di un vino fatta da un singolo sommelier sta a quella fatta da un gruppo come un singolo pezzo sta al puzzle intero: potrà essere pur bello, ma da solo non sarà mai completo. 

Caprifoglio delle rive del Piave
Qualcuno, nelle parti che non gli interessano, guarderà il cellulare, qualcun altro disegnerà fiori e fantasia geometriche sul foglio, ma sempre pronti a cogliere novità e nozioni.
I peggiori tuttavia sono i membri del popolo degli “t’insegno io il tuo mestiere”. Ordinati, precisi, rigidissimi, nel peggiore dei casi arriveranno col libro di testo di altri corsi, pronto da consultare per redarguire il docente sulle sue affermazioni. Il docente, colpevole solo di cercare di insegnare di vedere il mondo del vino da un’altra prospettiva.
Capita, ai corsi. Sentirsi richiamati perché ”valutiamo separatamente i riflessi dorati da quelli verdi” in un bianco, mentre “la disciplina Ais che ho studiato prevede che essi siano mutualmente esclusivi” e soprattutto ”per le leggi della fisica il colore è uno solo”, non ci possono essere più scale. 
“Ma la scheda che usavo prima era diversa” “Ma a me hanno insegnato diversamente” “Ma non esiste 1’assaggio senza sapere che vino è” “Ma si dovranno metter sopra, usarlo come base per arrivare più in alto, ma mai tenerlo sulla schiena dove non farà altro che inibire la loro istintualità e non permettere al naso di dare il nome giusto a quello che realmente sentono. 


Angela Cossu l'Assaggio

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