giovedì 29 ottobre 2015

SHANGAI, IL RESPIRO DELLA METROPOLI

Shanghai, il respiro 

della metropoli 

 

Centinaia di grattacieli in un paesaggio di acciaio e vetro. Tra viadotti e treni superveloci la “città sul mare” guarda al futuro decisa a 

 

Una metropoli in continuo divenire

 25 milioni di abitanti, ma col prossimo censimento si sfioreranno i 30: la città più popolata del mondo si presenta come una immensa galassia di strade a quattro corsie, grattacieli, ponti e viadotti.

Una metropoli in continuo divenireShanghai, che in cinese significa “città sul mare”, ha poco a che vedere con la vecchia Cina che il viaggiatore occidentale immagina: importantissimo centro finanziario e commerciale (con quelli di Singapore e Rotterdam, il suo terminal container portuale è uno dei più trafficati del pianeta) e snodo strategico delle comunicazioni, la capitale economica della Repubblica Popolare si gioca il futuro sul tavolo dell’innovazione. Nonostante il rallentamento nella crescita del PIL e i recenti scricchiolii della borsa, lungo le rive del Fiume Azzurro l’ipercinetica economia cinese continua a ruggire.
Tutto qui è veloce e “smart”, anche le grandi rivoluzioni urbanistiche realizzate in appena vent’anni. Il panorama cittadino è rapidamente cambiato: dove c’erano campi ora fiorisce una miriade di grattacieli e il profilo della città è diventato una sorta di gigantesco pop-up che da ogni angolo visuale decuplica prospetticamente l’orizzonte della metropoli per antonomasia, New York.  
La città in verticale
La città in verticale Lo skyline notturno di Shanghai è da brividi. Come quinte luminose, edifici colossali si intersecano e si sovrappongono all’infinito. Il vetro e l’acciaio delle superfici riverberano led multicolori che disegnano nel buio i loro messaggi. Anche gli alberi ne sono ricoperti, nel tentativo di trasformare questo perpetuo Natale in una visione elettrizzante della realtà.
I grattacieli sono centinaia, migliaia, e tutti di nuovissima costruzione. Fra i giganti di Shanghai, il più “antico” (è del 1995…) è la torre televisiva Oriental Pearl Tower, alta 468 metri e progettata da Jia Huan Cheng, ispiratosi, nel disegno, a un poema della dinastia Tang.
Sfiora il mezzo chilometro, con i suoi 492 metri, lo Shanghai World Financial Center (inaugurato nel 2008), il terzo più alto grattacielo di Shanghai e di tutta la Cina. Nella parte superiore è stata realizzata una grande apertura rettangolare che ne diminuisce la resistenza al vento; vista da lontano, la silhouette è quella di un apribottiglie, e con questo nomignolo è oggi conosciuto l’edificio. Secondo il disegno originale, commissionato allo studio di architettura Kohn Pedersen Fox e poi sviluppato da un consorzio di investitori giapponesi, l’apertura doveva essere circolare, ma è stata modificata perché troppo simile al sole nascente della bandiera giapponese.
Di poco più bassa (421 metri) è la Jin Mao Tower, ma la primatista è la Shanghai Tower, che con i suoi 128 piani svetta per 632 metri: è il secondo grattacielo più alto al mondo, superato solo dal Burj Khalifa di Dubai. Ma i primati di Shanghai non finiscono qui.

Il futuro è adesso

Il futuro è adesso In una metropoli così smisurata spostarsi velocemente può rappresentare un problema. Il traffico è intenso giorno e notte, ma nelle ore di punta diventa un ostacolo quasi insormontabile. La metropolitana e i treni di superficie trasportano ogni giorno una media di 7 milioni di passeggeri. Taxi, bus e tram lavorano a pieno regime. Da qualche anno un treno a levitazione magnetica collega la città al principale aeroporto, percorrendo i 30 chilometri del tragitto in 7 minuti e 20 secondi, con una velocità che nella punta massima sfiora i 500 km/h. Se si pensa che mediamente lo stesso tragitto richiede almeno un’ora e mezza di auto si capisce quanto fondamentale sia per questa città confrontarsi sempre con l’innovazione più avanzata.
Come in tutte le metropoli “in progress”, anche qui il tempo del lavoro, dei traffici e della produttività comprime sempre più gli spazi di contemplazione del passato. Sarà per questo che si vede qualche anziano sedere con aria sconcertata in luoghi poco adatti alla sosta, come all’incrocio di grandi arterie di scorrimento o sotto intersezioni multiple di cavalcavia dove il traffico delle ore di punta si imbottiglia inesorabilmente.
Forse tanto impetuoso divenire stordisce. Chi resta indietro sembra tagliato fuori. E magari aveva ragione Einstein: la vita è come andare in bicicletta e per restare in equilibrio bisogna pedalare.
Marco Bevilacqua
.vinoecibo

Nessun commento:

Posta un commento