Lago di Misurina
Tre Cime di
Lavaredo:
straordinarie bellezze tra
storia, leggende e realtà
Specchio, servo delle mie
brame...
Misurina, orfana di madre,
bambina capricciosa e impertinente, viveva tenuta letteralmente nel palmo
della mano del suo gigantesco padre, il re Sorapiss. Per esaudire l’ennesimo
desiderio della piccola ed ottenere dalla fata del Monte Cristallo lo
specchio magico «tuttosò», il Re dovette accettare di trasformarsi in una
montagna. Si ampliò, impietrì e diventò il possente rilievo che ancora si
erge di fronte al Monte Cristallo.
Solo a quel punto, Misurina si accorse di
trovarsi in alto, sulla cresta alta e nuda del monte che era stato suo padre, e
colta da un capogiro precipitò nel vuoto.
Sorapiss assistì impotente alla
tragica fine dell’amata figlioletta: dai suoi occhi sgorgarono così tante
lacrime da formare due ruscelli, che si raccolsero a valle nel lago che
fu chiamato appunto Misurina.

Vi sono diverse leggende legate
alla nascita del Lago di Misurina, il bacino naturale più vasto del Cadore. La più nota,
resa famosa anche da una canzone di Claudio Baglioni, narra che Misurina era l’unica
figlia dell’anziano e gigantesco re Sorapiss, padrone delle
Tofane, dell’Antelao, delle
Marmarole e delle Tre Cime di Lavaredo. Lo specchio magico di Misurina, cadendo, si infranse
tra le rocce e i suoi frammenti finirono nel lago,riempiendolo – da qui
all’eternità – di mille riflessi multicolori. Lungo circa un chilometro, largo trecento e profondo meno di
cinque metri, è un autentico gioiello incastonato a quota 1700 metri in una delle più
solenni e maestose conche alpine. La sua straordinaria bellezza deriva dalla trasparenza
delle sue acque, dal verde dei boschi di pino e larice, dalla maestosità dei monti che ne
fanno da corollario e che si specchiano sulla sua superficie: da sud il Sorapis,
sul lato opposto il gruppo dolomitico facilmente riconoscibile e uno dei suoi simboli, le Tre
Cime di Lavaredo.
Oggi la lucentezza e la qualità delle sue acque è minacciata dalla presenza
dell’alga canadese infestante, che da alcuni anni si cerca di estirpare, ma finora
senza successo.
Un’altra leggenda racconta la
vicenda di Mesurina (e non più Misurina), una fanciulla, figlia di ricchi mercanti
veneziani, allontanata in montagna dal padre con uno stratagemma, nel tentativo di
scongiurare l’avverarsi di una profezia che avrebbe visto la fanciulla donare tutti i propri
averi. In seguito a tragici eventi amorosi, che ricordano vagamente quelli di Giulietta e
Romeo, Mesurina muore, riconosciuta in punto di morte da un amante avuto quand’era
giovanissima e dal quale era stata allontanata con un inganno ordito dal padre con l’aiuto
di una serva. Il nome Misurina, in ladino Mesorina, deriverebbe dall’unione dei
termini “Meso ai Rin”, cioè “in mezzo ai ruscelli”, in quanto nel XVI secolo si credeva che sia
il Piave sia l’Adige nascessero da questo lago di origine glaciale.
Territorio di grande valenza paesaggistica, naturalistica e geologica,
vicina di casa della più nota e più snob Cortina
d’Ampezzo, la piccola Misurina (61 abitanti e 500 posti letto
![]() |
| CORTINA D'AMPEZZO CON IL POMAGAGNON |
nei suoi alberghi) con il Lago e
le vicinissime Tre Cime di Lavaredo è uno dei luoghi più noti, più frequentati e più
fotografati del meraviglioso mondo dolomitico. Il suo lago è uno dei must assoluti delle Dolomiti,
semplicemente imperdibile e consigliabile in tutti i periodi dell’anno, ciascuno con
proprie peculiarità. Misurina conobbe il turismo a cavallo 1800 e 1900, con i primi grandi
alpinisti come Paul Grohmann e con personaggi storici
quali la Regina Margherita di
Savoia o il poeta Giosuè Carducci, che tessé le sue lodi in diversi canti. La “perla delle
Dolomiti” è stata contesa per secoli dai comuni limitrofi, dall’impero austriaco e dalla
Serenissima, sia perché importante valico di confine, sia per
i suoi pascoli alpini, ancor oggi
sfruttati da quattro malghe. In epoca più recente, il turismo e le attività economiche
ad esso direttamente connesse hanno costituito un importante ammortizzatore sociale
di fronte al crollo dell’economia tradizionale, agricoltura e allevamento.
Negli ultimi tre decenni, ma
soprattutto dagli anni dei conflitti nell’ex Jugoslavia, qui hanno trovato lavoro anche molti
giovani provenienti dalla Croazia. “Sono arrivate soprattutto ragazze, un po’ da
tutte le parti del vostro Paese, chi per sfuggire alla
disoccupazione, altre per
guadagnare di più, moltissime per scappare dagli orrori della guerra. Donne di etnie diverse,
ma ognuna con il suo fardello di storie tristi, commoventi,
sofferte. Quasi tutte hanno
lavorato sodo e guadagnato discretamente.
E poi hanno dimostrato uno spiccato talento
per le lingue, imparando presto e bene anche l’italiano”.
Chi parla è Ulli, un tedesco
poliglotta che vive qua da 33 anni e fa l’albergatore assieme alla consorte Fiorenza,
misurinese incontrata in Thailandia. Ha viaggiato molto fin da giovanissimo e conosce molto bene
anche la Croazia, che continua a frequentare
regolarmente. “Ho ancora bene
impresse nelle mente le prime vacanze fatte da solo al mare in Dalmazia. Dalla Germania
si viaggiava in autostop, con lo zaino – il simpatico Ulli si lascia cullare dai
ricordi –. Si dormiva dove capitava ma il mare era bellissimo e l’atmosfera rilassata. Abituato
da ragazzino alle piatte, ventose e grigie coste del Mare del Nord, quando per la prima
volta arrivai in treno alle spalle di Fiume, restai sbalordito
di fronte al panorama del
Quarnero, delle isole e di un mare liscio come uno specchio.
L’ultima puntata da voi,
bellissima, l’abbiamo fatta qualche mese addietro a Cavtat (Ragusavecchia, ndr).
Certo che
nei decenni tante cose sono cambiate. Prima di tutto i
miglioramenti delle rete
stradale, che era terribile. Ora si va via liscio come su un tavolo da biliardo lungo la
scorrevolissima e fuori stagione letteralmente deserta autostrada.
Poi la crescita e lo sviluppo
delle strutture alberghiere e il nuovo, interessante orientamento verso l’agriturismo,
non solo in Istria ma anche nel retroterra della Dalmazia.
I punti negativi?
L’eccesso di cementificazione lungo la costa e la dinamica dei prezzi...”
La stagione testé conclusa è
stata buona, ci conferma Ulli, ma permane la crisi, la riduzione delle presenze e
l’incremento dei visitatori pendolari, un “mordi e fuggi” tipico del turismo di transito spicciolo e soffocante,
con i caroselli di auto – anche 2000 al giorno –, bloccati al pagamento
del pedaggio per la strada panoramica che porta ai 2300 metri del rifugio Auronzo e alle
Tre Cime di Lavaredo, con code di 3-4 chilometri, fino alla strada che costeggia il Lago
di Misurina. Amante dei fuori stagione, con tutti i rischi che ciò comporta, a Misurina sono
capitato a fine settembre, nello spazio di pochissimi giorni, tra un ciclone e l’altro,
nel quale i meteorologi avevano annunciato ”una finestra di bel tempo”. Invece, ahimè, c’è stato un alternarsi di
sole, pioggia, nubi, nebbia. Primo giorno, rilassante passeggiata in
riva allo splendido e – lontano dalla ressa estiva o quella natalizia tipiche dei
luoghi con doppia stagionalità – quasi idilliaco lago. Secondo giorno, puntata al facile ma
spettacolare giro delle Lavaredo, che però si fanno desiderare. Anzi, non mi degnano
nemmeno di uno sguardo e le loro vette restano incappucciate dalle nuvole fino
quasi alla base delle Tre Cime. Delusione e rabbia?
Niente affatto. Le vette si
possono vedere nelle foto dei dépliant, dei libri, su Google,
soprattutto l’enrosadira, il
fenomeno per cui la maggior parte delle Dolomiti, in autunno,assume un colore rossastro, che
passa gradatamente al viola, soprattutto all’alba e al tramonto.
Pur nel grigiore delle nubi
basse, sono stato premiato con atmosfere romantiche, ovattate, colme di arcano
mistero, momenti di grande fascino che lasciano spazio all’immaginazione. Poi,
miracolosamente, improvvise aperture con scorci su guglie aguzze, creste dentellate, forme
tra le più bizzarre, le sottostanti valli di Misurina e
Auronzo... E il giro delle Tre
Cime? Sarà per un’altra volta. Ogni promessa è un debito...
Asma infantile, centro
d’eccellenza
Misurina, destinazione turistica
molto apprezzata, in virtù del clima salubre è indicata per chi soffre di patologie
respiratorie: nell’edificio che era stato residenza estiva dei Savoia, è
sorto un centro per la cura
dell’asma infantile. L’Imperatore d’Austria ci veniva per riposarsi nel piccolo rifugio
preesistente, diventato, nel 1896, Grand Hotel Misurina. Sede
del comando militare italiano nel
1915-1918, acquistato dalla diocesi di Parma nel 1949,
per un periodo ha ospitato la
scuola elementare del paese per diventare, nel 1959,
Preventorio antitubercolare, nel
1970 Casa di Cura Pio XII , nel 1996 Centro di diagnosi,
cura e riabilitazione dell’asma
infantile, unico del genere in Italia
Cappella degli Alpini, memorie
della Grande Guerra
La Cappella degli Alpini,
dedicata a Maria Ausiliatrice, e un cippo alla memoria di un
alpino morto su queste montagne,
che fra il 1915 e il 1917 costituirono il fronte di guerra.
Di questo periodo rimangono
ancora evidenti resti (trincee, gallerie, baraccamenti) sul massiccio e sul vicino monte
Paterno. Anche da qui si gode un
panorama spettacolare sulle Tre cime di Lavaredo e le
altre montagne delle Dolomiti di Sesto e sui laghetti dei
Piani
Bruno Bontempo Panorama Edit


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