mercoledì 21 agosto 2019

Il turismo italiano è in flessione Ma a Milano crescono le presenze

Il turismo italiano 

è in flessione 
Ma a Milano 

crescono 

le presenze

Le tradizionali e più gettonate mete estive italiane perdono colpi su colpi in questa estate 2019. Sale invece l'indice di gradimento del capoluogo lombardo che offre qualità a 360 gradi ed efficienza


La crisi economica tanto negata dall’ex Governo giallo-verde sta mostrando la sua verità in queste settimane di ferie. Il calo di presenze turistiche che abbiamo già segnalato nei giorni scorsi non ha dato segnali di inversione di tendenza nella settimana di Ferragosto, quella da tutto esaurito per intenderci. Anzi. Dai gestori di impianti balneari a quelli degli impianti o di risalita in montagna, dai ristoratori alle biglietterie dei musei, le indicazioni sono di segno rosso, con cali più o meno accentuati a seconda delle località. Si parla ormai di riduzioni dal 10 al 30% delle presenze come media stagionale consolidata.

I Navigli, una delle zone della movida milanese (Il turismo italiano è in flessioneMa a Milano crescono le presenze)
I Navigli, una delle zone della movida milanese
Il minor reddito degli italiani, alle prese con aumenti delle tasse e una frenata del Pil, si è sommato ad analoghe situazioni di difficoltà di alcuni Paesi europei, tanto che molti stranieri hanno, come noto, scelto altre spiagge del Mediterraneo perché meno costose. E del resto basterebbe un caso per tutti: la Sardegna, regione che dovrebbe essere al top per la qualità della sua offerta (dalle coste alle montagne), è diventata quasi irraggiungibile per tante famiglie: solo di traghetto si paga quanto una settimana in hotel, viaggio compreso, in Croazia, in Tunisia, in Grecia o alle Baleari.

In questa situazione generalizzata da codice giallo, ci sono peraltro situazioni che stupiscono chi non è un addetto ai lavori. Pensiamo a Milano, sempre più meta di un turismo internazionale. Il Veneto e la Toscana perdono turisti tedeschi, ma il capoluogo lombardo fa il pieno di cinesi, russi e, soprattutto, di arabi, tornati alla grande a riempire anche ad agosto tutti gli hotel del centro.

Si tratta di visitatori che rappresentano la fascia alta del mercato e che frequentato alberghi a 5 stelle e case di Airbnb e che mediamente spendono in acquisti vari almeno 2.500 euro per intenderci. Moda, designer, shopping, cultura e ristorazione sono il poker d’assi di una città che sull’incoming ha puntato non poche risorse. E che Milano, città degli affari e dell’industria per antonomasia, abbia un assessore al Turismo, non è certo casuale in questa prospettiva.

E non è ininfluente l’immagine di efficienza dei servizi pubblici, dalle metropolitane ai taxi, dai pronto soccorso ai treni, che la città offre al mondo. Un esempio che fa impallidire qualunque confronto con Roma che sul piano del turismo non dovrebbe avere competitor al mondo. Fra ciò che distingue la città, non a caso c’è l’offerta di una ristorazione che è la più varia ed avanzata in Italia, nonché quella più inclusiva in linea con quello che è il clima sociale Milano. A rafforzare questa vero asso sono anche i controlli del Comune e di altre istituzioni che, anche se ci sarebbe ancora molto da fare, sono fra i più efficaci e capillari d’Italia.

Ciò non significa che mangiare in un locale milanese sia sempre sicuro al 100% (c’è tutta la una fascia di locali etnici che andrebbero controllati meglio), ma di sicuro la ristorazione milanese è quella più monitorata in Italia. E questo è noto anche all’estero, soprattutto nelle fasce più sensibili ai temi della sostenibilità. Un modello virtuoso che, pur con tutti i necessari adattamenti, andrebbe adottato da molte località.
di Alberto Lupini
direttore
Alberto Lupini

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