mercoledì 25 maggio 2022

Estate 2022: pronto per le vacanze vintage? Ecco come e dove tuffarsi negli ’50

 

Estate 2022: pronto 

per le vacanze vintage? Ecco come e dove tuffarsi negli ’50

All’indomani della fine della Seconda guerra mondiale nascono ufficialmente le cosiddette ferie. Il mare ad agosto era il must per tutti, dai “poveri” con i loro immancabili picnic ai ricchi con le seconde case. Per questi ultimi tra i must Capri e la sua intramontabile piazzetta. Un'isola che incanta anche oggi con l'immutabile atmosfera

di Vincenzo D’Antonio



All’incirca, con la lettura del dopo che adesso la storia ci consente, possiamo ben dire che il nostro secondo Dopoguerra ebbe la stessa durata della guerra. Cinque anni di guerra, di cui terribili e atroci gli ultimi venti mesi (settembre ’43 – aprile ’45) e cinque anni di Dopoguerra, con un risveglio alla vita normale che facciamo datare con l’anno giubilare 1950, al soglio di Pietro Papa Pio XIINel pieno della ricostruzione, si ricostruiva il materico, essenziale alla vita quotidiana. Vistosa evidenza con l’emergere di nuovi edifici dalle macerie. E di nuovo le strade, le ferrovie, i porti. E si dava vita finalmente anche all’anelito, proprio dei soggetti desideranti, di un vivere che potesse ritagliarsi momenti di spensieratezza. Svuotare la mente dagli affanni: vacatio mentis, la vacanza. 

Tutti al mare negli anni '50

Tutti al mare negli anni '50


Il decennio della vacanza

Il decennio ’50 è stato il decennio della vacanza, con modalità di svolgimento ben differenti, manco a sottolinearlo, tra ricchi, sia gli evergreen che gli emergenti, e poveri, con essi ad intendere famiglie il cui capofamiglia era percettore di salario.

 Tutti al mare la domenica

Tutti al mare! La gita della domenica. Si partiva la mattina, presto nelle intenzioni ma di fatto già sul tardino per quanti gravosi i preparativi e fastidiosi gli imprevisti, e si tornava a casa con la luce del crepuscolo. Trattoria? No. Ristorante? Men che meno. E allora cosa? Un igienico digiuno? Una dieta della domenica?! Ma vogliamo scherzare? Picnic sulla spiaggia. Ma, un momento, come si arrivava alla spiaggia? Con i mezzi pubblici, con il trenino. Se la famiglia era poco numerosa, diciamo “solo” due figli, si andava in Vespa. Ma la Vespa era monoposto, al massimo biposto. Appunto, biposto e poi ci carichiamo prole, ombrellone, sedie da spiaggia, le cibarie e le bevande. Si può. Si poteva e si doveva.

I più agiati possedevano già la Topolino, che diventava sorta di camper. Altrimenti, si ricorreva all’Adp. Cosa è l’Aap? Ah, ma allora davvero crediamo che il servizio Ncc sia frutto dell’oggi? Ncc sta per Noleggio con conducente. Van molto confortevoli, puliti, ben tenuti, conducente in giacca e cravatta. Aria condizionata. Ma Ncc è solo l’evoluzione nel tempo dell’Adp: l’autista di piazza!

Gravitante nell’orbita della piazza principale del paese, amico di tutti, garantiva mobilità ai molti che non disponevano di auto propria e probabilmente non erano neanche patentati. Pattuizione qualche giorno prima e la gita domenicale si faceva con l’automobile bella dell’autista di piazza.

Il decennio ’50 è stato il decennio della vacanza

Il decennio ’50 è stato il decennio della vacanza


L’immancabile picnic

Quindi, il picnic, si diceva. Appena una cosettina giusto per tenere a bada l’appetito, tanto poi si cena stasera a casa. Appena una cosettina e tutti contenti. Tra l’altro a mangiare troppo, poi non si poteva fare il bagno nel pomeriggio; dovevano passare tre ore: così è. Chi l’ha detto? Boh! Ma così è.

Allora, coerentemente all’approccio frugale, si evita il primo piatto. E difatti… frittata di maccheroni! Ieri, ieri che era sabato, invece del solito mezzo chilo di maccheroni, appena bastevole per noi quattro, papà deve sostenersi perché “fatica”, i figli devono mangiare tanto ma tanto perché devono crescere, caliamo il chilo. L’avanzo, quindi il mezzo chilo circa, con la complicità di uova, un filino d’olio e sugna abbondante, ci aggiungiamo dei ciccioli perché no, e la spolveratina di pepe non la dimentichiamo, ripassato in padella, della padella assumendo la forma circolare, diventa il delicato e dietetico succedaneo del piatto di pasta domenicale: l’imperdibile goduriosa frittata di maccheroni. E che si prosegua: ruoto di melanzane alla parmigiana. Ci sta. Basta?! Un momento, stamane siamo passati dal panettiere: un palatone, che sarebbe la baguette de noantri. Il coltello lo abbiamo portato: fettone generose e a mo’ di sandwich le polpette al sugo, quelle cucinate stamane all’alba. Mandiamo i ragazzi a prendere l’anguria conservata al fresco. Il fresco, si fa per dire, è l’acqua del mare. È buona di sicuro perché al cocomeraro ieri sera, quando la comprammo, gli chiedemmo la prova: scolpì la buccia, ne trasse un cubetto: rosso e saporito. Acquisto fatto.

Il rito del picnic

Il rito del picnic

L’anguria e il vino… in fresco nel mare

Nel comparto del frigo-mare accanto all’anguria c’è anche il vino bianco. È quello buono del contadino. Lo si versa nel bicchiere dove già sono in attesa della generosa innaffiatura, fette rigorosamente non sbucciate di pesche gialle. Goduria: vino bianco e pesche gialle. Si mangia in riva al mare.

Mare pulito, di inquinamento non si parlava. Stessimo a casa, adesso il caffè ci vorrebbe proprio. Eh, e che è?! E facevamo la gita al mare senza il thermos del caffè. Attento, ancora scotta come appena fatto.

E così, con l’appetito appena affievolito dal frugale picnic, ci si arrostisce al sole del primo pomeriggio. Comincia a soffiare la brezza marina, il ponentino del Tirreno. Il bagno dopo le tre ore obbligatorie, ci si asciuga e cominciano i preparativi per il ritorno a casa.

La piazza di Capri

La piazza di Capri


Intanto i ricchi…. a Capri

La brezza marina soffia gradevolmente e i ricchi che sono a Capri, vanno in spiaggia oppure a bordo piscina dopo il riposino postprandialeHanno pranzato al ristorante. Sauté di frutti di mare, spaghetti alle vongole, spigola al forno, frittura di calamari, gamberi e triglie, frutta di stagione, il dolce adesso no. Magari a cena stasera in albergo. Nel calice, consentiamocelo, vino francese. Francese, per forza! Perché in Italia sappiamo fare il vino? «In che albergo siete scesi?» «In uno dei migliori, è prima categoria». Allora c’erano le categorie, la prima la migliore e la terza così così. Le stelle erano di là da venire, come lo erano (che tempi!) per la ristorazione. La rossa in Francia badava a fabbricare buoni pneumatici. «Quanto ancora resterete qui a Capri?». «Ma, stiamo decidendo, i mariti un salto a Milano devono farlo, la ditta potrebbe anche andare avanti senza la loro presenza quotidiana e però, vuoi mettere, c’è da accogliere clienti dall’estero. All’estero stiamo vendendo di brutto e stiamo facendo tanti di quei soldi, che non sappiamo più dove metterli. E comunque, da qui noi mogli andiamo direttamente a Cortina. I bauli sono già lì. Per noi, non volermene, non è Ferragosto se non è Cortina». Iat

 

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