Pasetti,
tradizione
Laura Pasetti |
di famiglia
Il vino nasce
nel Parco
d’Abruzzo
Èl’azienda che possiede i vigneti più alti del territorio abruzzese in termini di quota. Gran parte dei terreni sono nel sito protetto il cui logo compare sulle bottiglie.
La storia della cantina Pasetti fonda le proprie radici in epoca borbonica quando, il trisavolo di Silvestro Pasetti comprò parecchi tomoli di terra dal Marchese Farina cominciando a impiantare vigneti. Suo figlio Rocco continuò a lavorare al sogno di suo padre non dandosi mai per vinto neanche quando si trovò ad affrontare e a sconfiggere il flagello della fillossera.Toccò poi al figlio Franco negli anni ’60 spinto dal suocero Miuccio. Gli esiti della vinificazione danno risultati più che positivi fin dagli inizi sebbene in quegli anni in Abruzzo, come del resto in gran parte del Sud Italia, vigesse ancora la regola non scritta che il vino bisognava farlo come si era sempre fatto, ottenendo risultati buoni, ma poco raffinati. Tenendo d’occhio la qualità pur mantenendo basso il prezzo, Franco riesce a farsi un nome e a far crescere la clientela e il fatturato.
Vigneti Pescosansonesco
Di generazione in generazione per tradizione di famiglia, sarà proprio il figlio Mimmo a dargli la spinta per osare, a poco più di vent’anni dalla nascita della cantina, e imbottigliare il suo Montepulciano. Lo farà per celebrare la nascita della sua prima nipote Francesca, la figlia di Mimmo. In onore di queste due donne, che rappresentavano il suo passato e il suo futuro, decide di chiamare il vino Testarossa, un nome che oggi è simbolo e garanzia dell’eccellenza dei prodotti Pasetti.L’erede di Franco, Mimmo, l’uomo che oggi porta avanti l’azienda, ha ereditato dal padre, modello costante e indiscussa fonte d’insegnamento, la riservatezza della gente d’altri tempi e l’amore viscerale per la sua terra. Però, pur conservando gelosamente il patrimonio di un territorio tradizionalmente poco incline a infiltrazioni esterne, forse anche a causa della conformazione geografica che lo caratterizza, Mimmo è un visionario. E questa sua visione lo spingerà ad acquistare i primi terreni nella zona pedemontana di Pescosansonesco, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Sui nuovi terreni vi sono vigneti vecchi di quarantacinque anni in stato di semi abbandono, che vengono alacremente potati, legati, ripuliti con la caparbia certezza di chi sa che la natura saprà essere riconoscente e infatti, in primavera, compaiono già quelle prime gemme che non tarderanno a dare i frutti sperati. Dal 2000 questa vecchia vigna regala il vino di punta dell’azienda, l'Harimann, un vino rosso, setoso, imponente e raffinato insieme, dai tannini morbidi e suadenti, che porta il nome degli Harimanni, i soldati del nord che, in epoca medioevale, si stabilizzarono in Abruzzo.
Le grandi escursioni termiche, la costante presenza del vento e il terreno ricco di diversità, che spaziano da composizioni argilloso-calcaree, a quelle ricche di scheletro e sottosuolo roccioso, sono fra le caratteristiche più apprezzate di questa zona soprattutto per un vignaiolo che ne intuisca le potenzialità. Una risorsa evidentemente irrinunciabile cui Mimmo decide di dedicare tutto se stesso passando dalla costa alla zona pedemontana avviando un processo di riconversione di tutti i vigneti costieri la cui gestione non garantiva più la qualità del prodotto desiderato e acquistando terreni anche nelle zone di Castiglione a Casauria e Capestrano.
Tutti i vini prodotti oggi nascono dunque alle pendici dei monti della Laga e nel Parco Nazionale d’Abruzzo e rispecchiano la volontà aziendale di restare saldamente legati al territorio anche dal punto di vista delle uve coltivate. I vini dell’azienda sono, infatti, tutti prodotti con vitigni autoctoni, Montepulciano d’Abruzzo per l’Harimann e il Testarossa rosso, Trebbiano d'Abruzzo, Pecorino e Passerina per i bianchi e Moscatello di Castiglione per il Gesmino, uno straordinario passito ottenuto dal reimpianto di un vitigno quasi perduto. In un’epoca in cui la maggior parte dei viticultori ha impiantato vitigni internazionali come Cabernet, Merlot e Chardonnay, Mimmo ha puntato e investito sui vitigni che invece meglio si sposano con il territorio addirittura recuperandone alcuni la cui produzione era quasi scomparsa come il Pecorino, vincendo una scommessa importante che ha regalato un respiro più ampio e una nuova opportunità a tutta l’enologia abruzzese.
A oggi gli ettari vitati sono una settantina e distribuiti su 4 comuni: 2 nella provincia di Pescara (Castiglione e Pescosansonesco) e 2 in quella de L’Aquila (Capestrano e Ofena). «Produciamo circa 600mila bottiglie - spiega Laura Pasetti, titolare dell’azienda con il marito Mimmo - e di queste forse sono un pochino di più i bianchi e i rosati, perché rosato e Pecorino sono la produzione più alta che abbiamo, nonché anche il nostro Testarossa Rosso, che si distingue a livello nazionale. In ogni caso lavoriamo solo solo su vitigni autoctoni. Delle nostre 600mila bottiglie esportiamo solo il 10%. Il resto viene venduto in Abruzzo per la maggior parte e poi a livello nazionale, principalmente nel settore dell’Horeca.
di Alberto Lupini
direttore
direttore
Nessun commento:
Posta un commento