martedì 4 giugno 2019

PIACENZA GOLA GOLA FOOD and PEOPLE FESTIVAL: Piacenza, 7-9 giugno

PIACENZA 7-9 giugno
GOLA GOLA FOOD 
and PEOPLE FESTIVAL:
ALLA SCOPERTA 
DELLA MARVASIE 
(o MALVASIA): 
IL PERCORSO

ORIGINARIO E DI TIPOLOGIA 
DI UN VINO UNICO.



Oggi è conosciuto nel mondo come vino Malvasia. In Italia ce ne sono ben 17 varietà di vitigni diversissime una dalle altre. Il vitigno di Malvasia infatti ha una classificazione recente, dagli inizi del 1800.
Probabilmente ai tempi dei Romani si considerava facente parte della famiglia delle Apinee, non aveva un nome proprio, anch’essa derivante dalla vite selvatica, diventata domestica, ma sicuramente i progenitori vanno ricercati nell’uva Zibib. La pianta di Malvasia, come tante altre avvenute negli ultimi 12000 anni, è da
considerare una mutazione genetica, quelle che avvengono per condizione ambientale, cioè una selezione naturale a volte dettata anche dal tipo di “coltivazione” dell’uomo, mutando e ricomponendo i caratteri.
Nulla a che vedere con gli ogm che sono guidati e costruiti in laboratorio. Nei millenni la vite ha seguito più percorsi geografici, dal freddo al caldo, dall’arido all’umido, adattandosi o combattendo il clima,
coltivazione, allevamento, propagazione (da seme, massale, da innesto…) che hanno inciso su tanti
caratteri botanici.
Comolli :<< Dalla famosa pianta di Zibibbo (come oggi classificato) di Cap Zibib ad Alessandria d’Egitto
hanno origine tutti i Moscati, dai neri ai rosa ai bianchi, ai gialli e anche la Malvasia di Candia Aromatica di Piacenza, come la conosciamo oggi. Il vitigno di ”malvasia” non esite dalla sua origine; l’uso poi oggi dei termini Malvasia e Candia sono frutto di casuali, storiche, importanti vicissitudini che richiamano quel
fortunato pellegrinaggio e transumanza enoica che da Noè passa per la Mesopotamia, Palestina, Fenicia,
Egitto, Creta, isole dell’Egeo, Sicilia occidentale e poi Venezia>>.
Fu la Repubblica Serenissima di Venezia che seppe valorizzare il vino, non il vitigno e la pianta, perché una
tipologia molto richiesta, contornata dal mito, di origine mediterranea medio-orientale sapendo trarne vantaggi di esclusività e commerciali. A Venezia si deve nome, valore e diffusione di questo “….vino bianco denso ricco corposo amabile profumatissimo dorato”….ottimo anche da allungare furbescamente con acqua…. 
Venezia importa già dall’anno 1000 questo vino ottenuto da uve bianche diverse coltivate in terreni diversi.
Prima il porto greco di Monenvasìa e poi il porto di Candia (cittadina dell’isola di Creta) raccolgono questo
vino, lo assemblano, viene immagazzinato in otri che poi le galee buzo grosse veneziane caricano e portano ai mercati della Serenissima.
Da sapere...
Comolli : << La Serenissima vuole tutelare il suo prezioso carico di vino, speciale prima che venga
annacquato e svilito. La vendita sfusa al pubblico può essere fatta solo in città lagunare in osterie
particolari, titolate Marvasìe, nelle calli centrali. Forse da qui deriva la tradizione d’una “ombra de vin”

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sotto il campanile di san Marco. Le croniche tramandate della fine del XV° secolo narrano che il dono del
Doge di Venezia e della regina di Cipro Cornaro per le nozze di Ludovico Sforza il Moro, duca di Milano,
fosse una galea stracolma di piante (oltre 500) provenienti dai luoghi posseduti dalla Serenissima, fra cui
alcune piante di vite di cap Zibib vicino ad Alessandria d’Egitto, per arricchire e impreziosire i giardini ducali.
Alcune di queste piante di vite sembra furono messe a dimora nel giardino dietro a Santa Maria delle Grazie
in casa Landi (piacentini) poi Atellani, risultanti anche nel campo che il Moro donò a Leonardo da Vinci per
le opere eseguite. Fu la famiglia degli Atellani a portare le piante di vite da Milano, scappando con l’arrivo
dei francesi>> .
La storia...
Furono gli Atellani a piantare queste piante di vite che producevano un tal nettere ricco, profumato , dolce
sulle prime colline della val Tidone dove avevano un castello con proprietà. Ma non fu impiantata Malvasia,
ma un vitigno che dava una uva molto aromatica, profumata, bel grappolo, anche ricco di gradazione,
sempre molto sana e da cui si ricavava un vino generoso e molto denso. E’ solo con la fine del 1700,
nell’ordinare e catalogare tutte le piante di vite esistenti e produttive in italia (ampelografia) che viene
tenuta a se, separata, catalogata a parte rispetto ai Moscati, Moscatalli e altre uve bianche. I ricercatori
trovono circa 10 varietà simili ma diverse, non rientranti fra i Moscati, i principali e diretti discendenti della
famosa uva di Zibibbo di cap Zibib in Egitto. Diversa da quella presente alle isole Lipari, sui pendii Lucani, in
Puglia , sui colli Romani, in Toscana nell’entroterra d’Etruria, diversa da quella sarda di Bosa come da quella
Istriana….tutte “Malvasie”….chiamate così in onore dei termini geografici antichi di Monenvasìa (il porto di
stoccaggio dove non si produceva uva e vino) e di Marvàsia (le enoteche-osterie esclusive delle calli di
Venezia vicino ai palazzi del canal Grande). Ecco gli scienziati, i ricercatori misero insieme tutte queste
varietà quasi simili, aggiungendo alla varietà di Malvasia coltivata nel piacentino due suffissi importanti.
Candia che avvalorava l’origine “cretese” e storica del vino non tanto del vitigno, e Aromatica per la sua
eccezionale intensità di aromi rispetto a tutte le altre Malvasie italiane a cui furono poi allegati altri
aggettivi per meglio identificarle. Da allora la Malvasia di Candia Aromatica a Piacenza ha trovato il suo
habita naturale. Ma è così?
La naturalità della Malvasia di Piacenza….
Comolli: << Il caso ha voluto che durante la vendemmia del 1967, in un vigneto della val Nure, un noto
tecnico agrario trovò che una stessa pianta di Malvasia di Candia Aromatica, di circa 30 anni di vita, un
tralcio , cioè un ramo, portava grappoli diversi da tutti gli altri, più spargoli (segno importante), acini più
piccoli, ma di un colore non bianco-giallo, bensì “rosato”. Il prof Mario Fregoni prese il tralcio ed iniziò una
ricerca durata 30 anni per “fissare” queste caratteristiche del vitigno che altro non sono che una ulteriore
mutazione genetica, regressiva, di ritorno al passato. Quella pianta di Malvasia, da sola, naturalmente e
sicuramente causa l’intero habitat, ha riproposto una ricombinazione genetica che ha portato indietro di
chissa quanti anni la stessa pianta. Il lavoro di ricerca ha anche consentito, nel lungo percorso
sperimentale, da pianta a pianta, di trovare anche la Malvasia Grigia. Ecco Piacenza ha contribuito ad
ampliare e a motivare fenomeni fisiologici della vite naturalmente creando due nuove varietà di Malvasia di
Candia Aromatica. E alcuni produttori piacentini hanno impiantoato i vigneti oramai da oltre 20 anni e
producono la Malvasia di Candia Aromatica Rosè nelle sue versioni e tipologie tradizionali. >>

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