Truffa del vino
ai ristoratori
Monza
e Brianza,
altro colpo
La tecnica è ormai rodata: una donna chiama il locale, prenota un tavolo e chiede al titolare di procurarle un costoso vino francese. La vittima ordina le bottiglie, paga ma a cena non si presenta nessuno . E, come se non bastasse, il vino acquistato vale solo pochi euro. L’ennesimo colpo in provincia di Monza e Brianza.
La banda, composta almeno da due persone (ma probabilmente da più soggetti), non si è fermata neppure davanti a una denuncia per truffa che i carabinieri avevano emesso nelle scorse settimane in Trentino nei confronti di uno dei probabili componenti del sodalizio criminale e a un arresto avvenuto sempre a metà maggio in Piemonte.
Denaro e cellulari sequestrati dai carabinieri a uno dei componenti della banda
L’ennesimo episodio si è consumato in un ristorante nei pressi di Monza: nei giorni scorsi una donna, spacciandosi per una cliente, ha prenotato una tavolata per 8 persone nel fine settimana. «Ci piacerebbe bere un vino francese particolare, che però in Italia non si vende ai privati»: questa la richiesta - sempre uguale - della donna, che avrebbe dovuto insospettire il malcapitato ristoratore. La donna ha lasciato il numero di telefono di un fantomatico di fornitore, in realtà suo complice, che il giorno dopo si è presentato con i cartoni di vino, pretendendone il pagamento immediato.
Risultato: il vino non era così costoso come il titolare del ristorante l’ha pagato (80 euro la bottiglia) e la sera della cena, nessuno si è presentato nel suo locale. Inutili le chiamate ai due numeri di cellulare utilizzate dai malviventi. Una truffa ben congeniata, che fa presa su alcuni dettagli, proprio per non destare alcun sospetto: la truffatrice ha preso infatti alcune informazioni sulla carta del locale, al punto da prenotare, insieme al tavolo, anche un dolce particolare che ha dichiarato di aver già assaggiato durante una delle sue cene al ristorante.
Tecniche sopraffini, difficili da stanare: per questo l’appello ai ristoratori è proprio quello di diffidare, per evitare brutte sorprese e, nell’ipotesi peggiore, di denunciare il fatto alle forze dell’ordine. Questo ennesimo colpo testimonia come la banda si stia spostando a macchia di leopardo, sempre nel Nord Italia, dopo che altri colpi sono stati messi a segno in provincia di Trento, nella Lombardia orientale, in Piemonte e in Emilia Romagna, tra le province di Forlì Cesena e Ravenna.
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