Sarà un fallimento annunciato se il Governo non si decide ad aiutare con urgenza il settore dei pubblici esercizi. Si rischia di pagare ancora le tasse su rifiuti e occupazione suolo pubblico senza però poter riaprire l’attività. E se il settore che già soffre di una stima di 30 miliardi di euro di perdite, sono oltre 50.000 le imprese che sono sull’orlo di dichiarare il fallimento con una perdita di 300 mila posti di lavoro.
In una nota di Fipe-Confcommercio si denuncia la situazione: “Gli interventi sin qui messi in campo dal Governo sono solo una risposta parziale: la liquidità non è ancora arrivata, la garanzia al 100% dello Stato per importi massimi di 25.000 € è una cifra lontanissima dalle effettive esigenze delle imprese per far fronte agli innumerevoli costi da sostenere, la burocrazia rimane soffocante appesantendo addirittura le stesse procedure degli ammortizzatori sociali obbligando, di fatto, le imprese ad anticipare i pagamenti. Sulle tasse, inoltre, non ci sono state cancellazioni ma solo un differimento, per di più con la beffa di dover rischiare di pagare l’occupazione di suolo pubblico stando forzatamente chiusi e la tassa su rifiuti virtuali visto che di rifiuti non ne sono stati prodotti.
“Con la riapertura del Paese – dichiara il Presidente di Fipe-Confcommercio Lino Stoppani – gli italiani rischiano di non trovare più aperti né il bar sotto casa, né la trattoria di quartiere. Per questo, chiediamo al governo e alla politica tutta un aiuto e uno sforzo in più per salvare un pezzo del nostro sistema produttivo che, con 85 miliardi di fatturato prodotto e 1.200.000 occupati, è un settore trainante del turismo e dell’economia del Paese”.
Per questo, FIPE-Confcommercio ha predisposto un pacchetto di richieste al Governo e alla politica per mettere in campo, con urgenza, misure che consentano la sopravvivenza di questo settore:
  • risorse vere a fondo perduto per le imprese parametrate alla perdita di fatturato
  • moratoria sugli affitti: serve una compensazione per il periodo di chiusura e per il periodo di ripartenza
  • cancellazione imposizione fiscale come Imu, Tari, affitto suolo pubblico e altre imposte fino alla fine del periodo di crisi e sospensione pagamento delle utenze
  • prolungamento degli ammortizzatori sociali fino alla fine della pandemia e sgravi contributivi per chi manterrà i livelli occupazionali e reintroduzione dei voucher per il pagamento del lavoro accessorio
  • possibilità di lavorare per asporto, come avviene in tutta Europa
  • concessione di spazi all’aperto più ampi nel periodo di convivenza con il virus, per favorire il distanziamento sociale e permettere agli esercizi di lavorare
  • un piano di riapertura con tempi e modalità certe condiviso con gli operatori del settore, per permettere a tutte le imprese di operare in sicurezza.
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