sabato 3 ottobre 2020

In arrivo nuovi nomi per i virus

In arrivo 

nuovi nomi 

per i virus

 Ai voti un nuovo sistema di nomenclatura, più pratico. La decisione entro fine anno, ma gliscienziati sono divisi tra chi vorrebbe più chiarezza e chi crede che non sia una priorità finchénon sarà debellata l’emergenza coronavirus



In un momento storico in cui, nel pieno della pandemia da Covid-19, sono continuamente al centro di studi e conversazioni, i virus potrebbero cambiare nome. Detto meglio, potrebbe essere modificata la nomenclatura scientifica che permette di classificarli, ossia cambiare il sistema con cui viene dato il nome ai virus, allineandolo a quello già in uso per piante e animali. La proposta, che arriva dal Comitato internazionale per la tassonomia dei virus (Ictv).

Come riporta la rivista “Nature”, i virologi stanno discutendo se istituire un sistema

standardizzato per la denominazione delle specie virali entro la fine dell’anno. La comunità

scientifica dovrà prendere posizione a ottobre e, come spesso capita, è divisa sul da farsi. Per

alcuni esperti la svolta è una necessità impellente vista la confusione generata dall’attuale

metodo; per altri non è questo il momento migliore di affrontarla visto che i virologhi di tutto

il globo sono impegnati contro il coronavirus. Le critiche principali riguardano infatti

soprattutto il momento in cui si è deciso di fare questo passo, con la comunità scientifica in

prima linea nel contrastare la pandemia, ma viene contestata anche la proposta di utilizzare

nomi in latino, come si fa per gli organismi animali e vegetali.

Attualmente i nomi delle nuove specie di cirus vengono assegnati tenendo conto del luogo in

cui sono state scoperte, degli animali che li ospitano o delle malattie che causano. “I virus

hanno avuto diversi sistema di classificazione e nomenclatura: all’inizio c’erano i gruppi, poi

sono stati riuniti a seconda della composizione del genoma, poi secondo famiglia, genere e

specie mantenendo i nomi inglesi – rileva Luisa Rubino, membro eletto del comitato

esecutivo dell’Ictv –, e infine stabilendo differenze tra specie e il virus visto in laboratorio. Un

sistema quest’ultimo di difficile applicazione pratica”.

Frustrato dalla mancanza di convenzioni, l’Ictv ha proposto un sistema di nomenclatura che

sarà messo ai voti il prossimo ottobre. Se dovesse passare, potrebbe far cambiare il mondo in

cui sono chiamate quasi tutte le 6.500 specie virali oggi note. “Quello che proponiamo è di

allineare la tassonomia dei virus a quella degli altri organismi, quali animali e piante. Si tratta

di un sistema fatto di due nomi, quello del genere e quello della specie latinizzato, che però

non necessita la conoscenza del latino. Abbiamo fatto delle prove e il sistema non è affatto di

difficile applicazione”, spiega Rubino. “In ottobre il comitato discuterà ma è possibile che la

decisione slitti, perchè si vuole il consenso più largo possibile – conclude –. Chi è contrario

all’uso del latino, dice che sarebbe disponibile al sistema binomiale, ma con il nome della

specie libero, senza cioè latino. E potrebbe anche andare bene, l’importante è stabilire la

definizione di genere e specie e poter genere delle banche dati congruenti e uniformi per fare

le ricerche”.

Ma non sono mancate le critiche, anche se si dibatte da anni sulla necessità di standardizzare

il sistema di nomenclatura. “È giusto e corretto avere una classificazione standardizzata per

chiamare i virus, visto che l’attuale sistema è caotico”, sostiene Edward Holmes, virologo

dell’università di Sydney, in Australia. “Si tratta però di uno sforzo – prosegue – che

senz’altro non può essere definito urgente rispetto alla pandemia in corso”.

Ma proprio il sequenziamento di migliaia di genomi del virus Sars-Cov-2 ha fatto sorgere in

questi mesi la questione di come classificarli. Per Eric Delwart, virologo dell’Università della

California di San Francisco, è quindi il momento giusto, “vista anche l’accelerata nelle specie

e numero di virus identificati negli ultimi 15 anni, grazie anche alle tecniche di

sequenziamento genetico”. Il documento dell’Ictv, pubblicato anche sulla rivista “Archives of

Virology”, chiedeva ai ricercatori di esprimere la loro opinione entro il 30 giugno, prima della

decisione di ottobre del comitato, ma molti hanno detto di non averlo visto in tempo per via

dell’impegno sul fronte Covid-19.

Il dibattito arriva tra le discussioni su un altro problema di denominazione, ovvero quello relativo alla classificazione delle decine di migliaia di genomi di Sars-Cov-2, il virus che causa i contagi da Covid-19 diffusi in tutto il mondo. “Gruppi di virus evolutivamente correlati della stessa specie sono spesso descritti come lignaggi – si legge su “Nature” –.

 È importante tracciarli in caso di mutazioni che rendono il virus più infettivo o più pericoloso”.

Attualmente l’Ictv stabilisce delle regole per la nomenclatura solo fino al livello della specie, ma Holmes e altri virologi, che non dipendono dal comitato internazionale, ne hanno proposto un altro alternativo.

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