Raspelli e l’addio
a Melaverde
«Deluso,
ma ho voglia
ancora di tv»
All'indomani della scelta di abbandonare la trasmissione Mediaset che ha condotto per 20 anni, il giornalista milanese racconta a Italia a Tavola i motivi che lo hannno spinto a lasciare. «Mi hanno fatto capire che sarei stato troppo vecchio, ma la televisione mi piace e vorrei tornare per raccontare i veri ristoranti italiani».
All'indomani della scelta di abbandonare la trasmissione Mediaset che ha condotto per 20 anni, il giornalista milanese racconta a Italia a Tavola i motivi che lo hannno spinto a lasciare. «Mi hanno fatto capire che sarei stato troppo vecchio, ma la televisione mi piace e vorrei tornare per raccontare i veri ristoranti italiani».
Un addio che fa male, una decisione, quella di Edoardo Raspelli, presa con il cuore più che con la testa, che mette fine a una collaborazione ultraventennale. Il giornalista milanese ha lasciato la conduzione di Melaverderinunciando alle ultime 7 puntate che Mediaset gli avrebbe affidato il prossimo autunno, la metà di quelle che andranno in onda nell'intera stagione. Al suo posto, nelle altre 7, la produzione aveva già scelto di sostituirlo con Vincenzo Venuto, il conduttore che lo ha rimpiazzato nei mesi scorsi.
Per Raspelli sarebbe comunque stata l’ultima stagione alla guida del format che lo ha visto protagonista fin dalle primissime puntate, nell’ormai lontano 1998. «Si vede che si sono spaventati per qualche problemino di salute che ho avuto in primavera - dice - ora però sono più in salute di prima; ma il produttore, per giustificare l’alternanza con chi mi aveva sostituito nei mesi scorsi, dopo avermi genericamente parlato di “esigenze di produzione”, mi ha accennato a una questione d’età».
Settant’anni appena compiuti, con la penna in mano da quando era poco più che adolescente, Edoardo Raspelli (vincitore nel 2014 del Premio Italia a Tavola tra gli Opinion leader) è considerato uno dei padri dei giornalisti gastronomici. E di questa presa di posizione da parte di Mediaset non se ne fa una ragione: «Basta accendere la tv - aggiunge - per vedere quanti altri personaggi, molto più vecchi di me, stanno ancora lavorando. Io, poi, non sono uno di quei conduttori che si arrampicano sugli alberi o si buttano giù in deltaplano. Non l’ho mai fatto neppure quando avevo 50 anni. Ma ho sempre lavorato con grande ansia e apprensione: sono Gianni Rivera per il Milan, sono per la squadra, mi ci affeziono».
Edoardo Raspelli è tra i padri del giornalismo gastronomico in Italia
Ed è per questo che la scelta dignitosa di farsi da parte prima del tempo lo fa soffrire: «Melaverde è sempre stata una piccola grande squadra che, con pochi soldi, ha fatto cose enormi, siamo arrivati a percentuali di ascolto stratosferiche, pur con tutti i limiti di una trasmissione con un budget molto limitato».
Oggi che Melaverde rappresenta il passato, Raspelli continua a guardare al futuro: «Non sono il tipo che bussa alle porte - dice - l’ho fatto una sola volta, per farmi pubblicare il mio primo articolo sul Corriere della sera, nel 1969. Io adoro la televisione, mi piacerebbe fare qualcosa legato alla gastronomia».
Eccolo, dunque, il nuovo progetto di Raspelli: «La gastronomia nei ristoranti italiani sta andando a sbattere, ormai si mangiano quasi ovunque le stesse cose. A me invece piacerebbe portare in tv lo slogan “Terra, Territorio e Tradizione”, per raccontare, in pochi minuti, i ristoranti del territorio, la trattoria Italia, il ristorante vero, quello in cui sono andato a mangiare da inatteso cliente pagante».
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